domenica 29 dicembre 2013

2k13-Finals 2015: Bobcats@Mavericks; Game 1 & Game 2

Game 1
Finalmente ci siamo. È giunta l'ora, l'NBA si appresta ad incoronare la sua nuova regina: 2k13-NBA Finals 2015, la finale che non ti aspetti: i Bobcats belli, forti, giovani e superstellari alla ricerca della redenzione; i Mavs brutti, poco atletici, spigolosi e "normali" alla ricerca della storia da Hollywood con Nowitzki in cabina di regia. 48 minuti per un massimo di sette partite, l'American Airlines Center come primo teatro della sfida, tutto il mondo cestistico collegato: staccate i telefoni, che lo spettacolo inizia!
La partenza dei Bobcats è terrificante! Aggressivi su entrambi i lati del campo, gli ospiti iniziano la gara a ritmi insostenibili. Melo, alla prima apparizione in una finale NBA, è una furia e fa ammattire Crowder; Kidd-Gilchrist bracca Nowitzki anche quando il teutonico si allaccia le scarpe negli spogliatoi; Pekovic sembra un gigante tra i bambini e Westbrook gioca come il miglior playmaker puro della storia, eseguendo schemi e non forzando nulla. Dallas è stordita, ma trova impatto dalla panca ed incredibilmente risale. Beaubois suona la carica, Nowitzki prende le misure a MKG e le certezze di Charlotte crollano contro la pragmatica organizzazione dei Mavs. La partita è bellissima, le squadre ingaggiano un duello eccezionale che pone in risalto tutte le differenze tra i protagonisti: la fisicità dei Bobcats si scontra contro la capacità di pensare rapidamente di Dallas, il talento puro viene costretto a giocare contro un sistema strutturato per limitarlo e i Mavs sono clamorosamente avanti di un punto alla pausa lunga con l'American Airlines Center che è una bolgia.
I Bobcats però sono ossi duri, non tremano davanti al pericolo, ma anzi escono dagli spogliatoi dopo il tè caldo (scelta scellerata considerato che siamo a maggio inoltrato) con uno spirito da guerrieri. Westbrook inizia ad operare, le difese salgono di colpi, ma gli ospiti riescono a guadagnare un margine che è insufficiente per garantire loro la definizione del concetto di fuga. I Mavs sono da applausi, trovano sempre la soluzione alternativa in attacco, non hanno paura di prendersi le responsabilità e rispondono colpo su colpo alle iniziative degli ospiti. Il risultato sulla sirena del terzo periodo è dunque ancora in parità e la prospettiva di un arrivo in volata inizia a paventarsi nelle menti delle due squadre. Un paio di giocate di Kirilenko però cambiano emotivamente il volto alla gara, Charlotte si affida nuovamente al dominante Melo e i Mavs si trovano improvvisamente sotto di 8 punti. Nowitzki e Collison provano ad imbastire una risposta, Westbrook però ha deciso di chiudere la partita e fa un paio di giocate delle sue che hanno il sapore dei cazzotti in volto dati all'avversario che è contato in piedi, Dallas crolla, va a -15 e l'ultimo minuto entrambe le squadre lo giocano pensando a gara 2. I Bobcats vincono e si prendono subito il vantaggio del fattore campo!
Finisce 108-99 Charlotte. L'MVP è Carmelo Anthony con 31 punti e 5 assist. Bene Westbrook, tuttofare con 21 punti, 6 assist, 4 rubate e 4 rimbalzi. Mavs "democratici" con 14 punti per Mayo, Nowitzki e Collison, Beaubois è il top scorer con 16 punti ma tutto ciò non è sufficiente per proteggere il fattore campo!

Game 2
Ci si aspettava una passeggiata in gara 1 da parte dei Bobcats, invece i Mavs hanno dimostrato di essere vivi e vegeti e di potersela giocare. Ora Dallas però è costretta a vincere, perché dei complimenti non se ne fa nulla mentre le vittorie, come i maccheroni, riempiono la pancia. I Bobcats però il primo piatto di maccheroni l'hanno già mangiato e, si sa, l'appetito vien mangiando: potrebbe essere l'ultima della stagione qui a Dallas, potrebbe essere la partita che cambia la serie. Sarà sicuramente una guerra!
I Mavs non hanno alcuna intenzione di mollare la presa, partono forte e mettono subito in chiaro le loro intenzioni. Westbrook sembra però intenzionato a chiudere ogni discorso e si prende responsabilità importanti sin dai primi possessi, con Kidd-Gilchrist, Leonard e Pekovic ad alternarsi nel ruolo di assistenti senza soluzione di continuità. La partita è giocata nuovamente sul filo dell'equilibrio, ma questa volta sono i Mavericks ad avere in mano il pallino del gioco, guidando costantemente il risultato di un paio di punti psicologicamente importantissimi. A differenza di gara 1 sono però gli attacchi ad essere protagonisti e ciò si riverbera nel risultato della pausa lunga, un 59-60 Mavs che lascia ben sperare per uno spettacolo non indifferente anche nella seconda metà di gara.
Il pubblico texano si aspetta un terzo periodo da predatori da parte dei suoi beniamini e Dallas è infatti aggressiva e concentratissima su entrambi i lati del campo. I Bobcats rispondono, ma iniziano ad arrancare quando OJ Mayo si accende improvvisamente ed inizia a crivellare il canestro avversario. Il trentadue in maglia bianco-blu è inarrestabile, segna a ripetizione e spacca letteralmente in due la gara, trascinando i padroni di casa su un +11 di massimo vantaggio. I Bobcats sono in difficoltà, zoppicano non poco, ma pescano il coniglio dal cilindro della panchina dando fiducia a Fredette. L'adepto di coach Alp89 ha impatto sulla gara ed a cavallo tra terzo e quarto periodo traccia la strada per la rimonta dei Bobcats. La risalita degli ospiti è lenta ma inesorabile e l'arrivo "alle corse" che tutti aspettavano si materializza tra le mani dei protagonisti in campo. Con Dallas avanti di 4 punti con meno di un minuto da giocare, Westbrook fa due giocate clamorose: sul doppio blocco di Pekovic e Kidd-Gilchrist va in penetrazione e punisce l'aiuto di Crowder servendo Melo per la tripla del -1; sul ribaltamento di fronte fa una "jordanesca" giocata difensiva, intercettando il passaggio di Collison per Nowitzki e completa l'opera con l'appoggio del +1 con 8 secondi da giocare, ricordando sinistramente appunto il suo presidente qualche anno addietro a Salt Lake City. Dallas è sull'orlo della disperazione, la rimessa a metà campo per servire Mayo fallisce, la palla allora finisce a Collison, il quale vorrebbe servire Nowitzki, il tedesco è braccato, il tempo scorre, Collison non ha più scelta prende e spara da tre...SOLO RETE! Non c'è tempo per la risposta, Dallas vince rocambolescamente gara 2 ed impatta la serie sull'1-1.
Finisce 118-120 Dallas. MVP Mayo, straordinario con i suoi 38 punti. Impatto importante per Crowder con 19 e decisivo di Collison, autore di 14 punti come in gara 1. Per Charlotte Westbrook fa 27+9 assist, Melo 23 punti e Pekovic firma una prestazione da 22+7 rimbalzi, ma la vittoria sfuma lo stesso! La serie, sull'1-1, si sposta in North Carolina per gara 3, gara 4 e gara 5. Si tornerà a Dallas?

sabato 28 dicembre 2013

2k13-Finals 2015: Preview

Quattro vittorie. Quattro vittorie in una serie finale NBA, ecco la differenza tra l'ingresso nella storia o la più grande delusione della vita sportiva di un giocatore di pallacanestro. È un sogno giocarle le finali, è un sogno ancora più grande vincerle, è un incubo anche solo pensare di fallire ora. 
La nostra analisi parte da qua, dal fallimento, perché entrambe le protagoniste di queste finali hanno subito l'onta del fallimento e si sono rialzate. Ma chi sono le protagoniste di questo spettacolo, che ci attende? Dei Bobcats sappiamo (quasi) tutto, ma chi è uscito vivo dalla foresta di mangrovie dell'ovest? È presto detto, la succursale della Germania in Texas, i Dallas Mavericks dell'immortale Dirk Nowitzki. Analizziamo pregi e difetti delle due squadre.

Come detto, i Bobcats li conosciamo abbastanza bene. Sistema di gioco ben definito con quattro esterni ed un lungo dominante a centro area, fisicità su entrambi i lati del campo, talento e profondità sono le caratteristiche della squadra del presidente MJ. Dopo la delusione delle scorse Finals contro OKC, Westbrook si è preso l'MVP della stagione regolare ed è indiscutibilmente il leader della squadra; a dargli man forte è arrivato da New York, via free agent, Carmelo Anthony. Loro due sono i cardini della squadra, vengono utilizzati per dei giochi a due o in maniera complementare dallo staff dei Bobcats, in maniera tale da non lasciare mai la squadra senza uno scorer di livello superiore in campo. La terza punta (almeno a livello statistico) è Nikola Pekovic: quasi 20+8 di media in questi playoff per il centro serbo, è lui che dà alla squadra della North Carolina una dimensione offensiva completa, attraverso blocchi granitici, ma anche tramite assist e possessi in post basso. Completano il quintetto Leonard e Kidd-Gilchrist. L'ex-Spurs è utilizzato in attacco soprattutto per vie traverse, o come tiratore sugli scarichi o servito sui tagli dal lato debole o in contropiede; MKG è invece il segreto di Pulcinella che fa saltare il banco: gioca da 4 perimetrale ed è fondamentale per creare le giuste spaziature in attacco; sa mettere palla per terra, sa tirare dalla media e lunga, sa muoversi senza palla, sa giocare spalle a canestro, corre pure il campo in contropiede... Il supporting cast è di livello: si va dall'eclettico Henderson, al roccioso Biyombo, passando per Kirilenko, Marshall, Fredette e Belinelli, con Len come dodicesimo uomo chiamato in causa in situazioni di necessità. Un roster quindi profondo, strutturato con un'idea di gioco precisa e con alternative valide e che si fanno rispettare su entrambi i lati del campo.
Si perché una grande squadra non può vincere senza difesa: i Bobcats usano la packline, ovvero la difesa di coach Thibodeau, della quale Alp89 si è innamorato. Non si entra in area, aiuto e recupero forte, switch continuo sul pick and roll (avere sempre in campo quattro giocatori perimetrali aiuta tantissimo), non si cerca la palla ma si concede il tiro difficile all'avversario per poi fare tagliafuori e lanciare il contropiede (Kidd-Gilchrist è un discreto "wide receiver").

I Mavericks invece sono la sorpresa, ma che sorpresa. Il loro percorso ricorda sinistramente quello del 2011: fanno fuori 4-2 i Blazers, poi mettono K.O. i campioni in carica e nelle finali di conference si sbarazzano dei giovani rampanti (i Rockets). Corsi e ricorsi storici allora? Non tanto. La squadra del 2011 era ben diversa da quella odierna. Nowitki è l'unico superstite, ma è solo il terzo marcatore della squadra ed ha più un ruolo di guida spirituale che di primo violino. In attacco, Carlisle dispone di gente esplosiva come Monta Ellis (top scorer della squadra), Crawder (18 di media per lui) e poi Collison ed il francese "Bubuà" (Beaubois), sesto uomo con molti minuti: il risultato è una squadra che è si attenta alle spaziature ed ha un attacco di ottimo livello (Carlisle è una garanzia in questo), ma gioca parecchio in penetrazione e cerca di sfruttare soprattutto i piccoli per mettere in difficoltà gli avversari. Non è un caso che Brandan Wright, ovvero il centro titolare, in attacco viva soprattutto di scarichi e rimbalzi offensivi e che talvolta, per aprire meglio il campo, Carlisle faccia scalare Dirk da centro per giocare con quattro piccoli.
A livello difensivo la squadra è pure preparatissima. I Mavs ruotano bene, raramente concedono miss-match, proteggono il pitturato e sanno nascondere le loro lacune in maniera divina, costringendo spesso l'avversario ad andare dal lato che meno preferisce. Wright è l'uomo cardine, perché con le sue braccia lunghe ed il suo fisico longilineo è un ostacolo in movimento che crea non pochi problemi, anche se la stella difensiva è Crawder, il quale avrà però l'ingrato compito di vedersela con Melo. Sarà interessante vedere come sarà gestito anche l'accoppiamento di Nowtizki, che potrebbe pagare tantissimo contro Kidd-Gilchrist.

Le due squadre sono molto diverse ed è inutile nascondersi dietro ad un dito: per fame di vittorie, talento, profondità del roster e livello atletico i Bobcats sono favoriti. Ma Dallas ha due cose a suo favore: pressione zero e fattore campo (il 2k-bug delle finali colpisce ancora), oltre ad una cultura vincente ben diversa. Sarà uno spettacolo anche lo scontro tra i 2k-coach, preparati e attenti ai dettagli. 
Ci sarà da divertirsi, mettetevi comodi che l'ultimo atto di questo 2k-world ha inizio!

venerdì 20 dicembre 2013

2k13-Playoffs 2015: Eastern Conference Finals; Bobcats@Heat; Game 3 & Game 4

Game 3
Dopo essere riusciti ad impattare la serie, i Bobcats sono chiamati alla riscossa all'American Airlines Arena di Miami: vincerne almeno una in Florida è fondamentale per le linci per non trovarsi in una gara 5, che sarà disputata comunque, da "now or never". I Bobcats se la dovranno vedere con gli Heat di James, Wade e Bosh, campionissimi che sanno come arrivare fino in fondo e che hanno chiaramente voglia di ritornare sul trono. Gara 3 può raccontare di tutto ed è una bella sentenza che potrebbe influenzare il "processo in appello" di gara 4!
Pronti, partenza, via e 10-2 Bobcats in un amen con Westbrook e Anthony subito protagonisti. Miami ci sta un po' a carburare, ma una volta che lo fa impatta e sorpassa, dando il via ad un gioco di sorpassi e controsorpassi a dir poco esaltante. Tutte e due le squadre hanno ottime motivazioni per dare il 101% nel tentativo di portare a casa la gara; tutte e due le squadre si affrontano a viso aperto, giocano una pallacanestro fisica e aggressiva su entrambi i lati del campo, ma la partita non si schioda da quei famosi "binari" piazzati dal sig. Equilibrio. Charlotte è però in una di quelle serate in cui fa paura; i giocatori in maglia blu-arancio ringhiano e si dannano l'anima su ogni pallone, per ogni canestro, per ogni difesa, e la cosa piano piano inizia a pagare: complici anche un Wade affievolitosi dopo un primo quarto pirotecnico e un LBJ praticamente irriconoscibile, gli ospiti allungano nel finale di secondo quarto ed alla pausa lunga si arriva con i Bobcats avanti di sei lunghezze (48-54).
"Il riposo porta consiglio" si dice ed in effetti all'uscita dalla pausa lunga le squadre sono meno frenetiche ma comunque aggressive e determinate e dunque la situazione di "stallo" dà l'impressione di ripresentarsi. Sbagliato però, perché lo slump offensivo di Wade e James continua mentre i Bobcats trovano punti pesanti dal trio Westbrook-Anthony-Pekovic, la panchina degli ospiti ha impatto su entrambi i lati del campo e allora ecco che arriva un parziale importante che porta Charlotte incredibilmente sul +20 di massimo vantaggio. L'American Airlines Arena trema, ma le risorse dei padroni di casa non finiscono mai e Miami inizia un'opera di erosione del vantaggio avversario, a cavallo tra il terzo e quarto periodo, tanto lenta quanto inesorabile ed efficace. Miami accorcia, trova punti pesanti anche e soprattutto da Chalmers e Cole e torna ad assestarsi sul -6 quando mancano meno di tre minuti alla fine delle ostilità. È il momento in cui escono i campioni, è il momento in cui Westbrook ed Anthony guidano Charlotte non sbagliando neanche un possesso importante. Kidd-Gilchrist completa l'opera con un paio di sequenze difensive da manuale su LeBron, altrettanto fa Leonard contro Wade ed ecco che la clamorosa vittoria dei Bobcats è servita! 2-1 per Charlotte, che si riprende il fattore campo!
Finisce 94-103 Bobcats. MVP è Westbrook, tornato ai suoi livelli con una prestazione da 26 punti, 10 assist, 3 rimbalzi e 3 stoppate. Bene anche Melo, 27+8 rimbalzi, e Pekovic con 22 punti. Per gli Heat il top scorer è Bosh con 17, solo 15 per James (con 5 rimbalzi e 5 assist) e Wade (con 8 assist).

Game 4
Il punto di non ritorno, il momento in cui non ci si può fermare e rendersi conto se quello che si sta facendo è corretto o meno, l'attimo oltre il quale non si può sbagliare: gli Heat sono ad un passo da questo punto, perdere stasera significa finire sotto 1-3 e andarsi a giocare una gara 5 a Charlotte da far tremare i polsi anche al più temerario dei cavalieri. Dall'altro lato è un'occasione da non perdere per i Bobcats: vincere qui per chiudere la porta in faccia agli Heat, metterli sull'orlo dell'eliminazione e rendere più vicino alla realtà il sogno chiamato NBA Finals.
Il differente stato psicologico delle due squadre si riflette immediatamente sulla partita. Miami è feroce, aggressiva, frenetica ed indemoniata, Charlotte è invece tranquilla, flemmatica, consapevole della propria forza. La sfuriata iniziale degli Heat si scontra quindi con la solidità dei Bobcats, che resistono ai colpi dei padroni di casa grazie ad un Carmelo Anthony scatenato in attacco. Il momento così così di LBJ prosegue, Bosh non è efficace come in gara 3, Wade spende qualche fallo di troppo, ma gli Heat trovano in Chalmers e Cole risorse insperate che spezzano improvvisamente la partita. I due playmaker non hanno alcun timore reverenziale nei confronti di Westbrook, lo attaccano e producono un buon fatturato di punti che permette agli Heat di riorganizzarsi, di colpire al cuore la difesa degli ospiti e di piazzare l'allungo importante a ridosso della pausa lunga, alla quale si arriva sul punteggio di 59-70!
L'American Airlines Arena è in visibilio e l'uscita dagli spogliatoi di LeBron e compagni la esalta ulteriormente in quanto Miami riesce ad ampliare la forbice tra le due squadre, raggiungendo il clamoroso +18 di massimo vantaggio. "Don't ever underestimate the heart of a champion" dice un popolare detto NBA e i Bobcats "champions" non lo sono (ancora?) ma studiano per diventarci ed allora con il cuore, ma anche con tanto cervello ed ogni cellula del loro corpo, danno il via ad una esaltante rimonta. Westbrook è il factotum della squadra, Kirilenko è l'uomo che ha impatto dalla panchina su entrambi i lati del campo (alcune sequenze difensive su LeBron da fare paura), Pekovic il gigante in mezzo all'area che fa la differenza e Melo lo scorer inarrestabile. Assorbito il contraccolpo, Miami risponde e dopo aver visto assottigliare il suo margine sino a quattro miseri punticini, riallunga sul +10. Si instaura una situazione quasi paradossale, con le due squadre che danno vita ad un elastico compreso tra i 4 e i 10 punti incapace di esaurirsi e che tiene viva la partita fino all'ultimo. Miami però resiste fino all'ultimo, lotta con le unghie e con i denti e, alla fine della fiera, riesce a portare a casa gara 4 e dunque ad impattare la serie sul 2-2.
Finisce 113-123 Miami. MVP Mario Chalmers, 27 punti e 8 assist per lui. Con 31 Wade è il top scorer dei padroni di casa, con 23 punti, 6 rimbalzi e 7 assist LBJ è il collante. A Charlotte a poco serve il 25+12 di Agent 7, come i 24 di Carmelo con 5 rimbalzi e gli 8 punti e l'impatto pazzesco di Kirilenko.
La serie si sposta a Charlotte per gara 5, ma comunque si tornerà a Miami per una gara 6 che varrà le sorti della serie!

martedì 17 dicembre 2013

2k13-Playoffs 2013: Eastern Conference Finals; Heat@Bobcats; Game 1 & Game 2

Game 1
Correva l'anno 2003 quando LeBron James e Carmelo Anthony sbarcarono nella lega in uno dei draft più talentuosi di sempre. Si prospettava una carriera tra antagonisti, con ripetute sfide in finale, invece è qui e ora la prima sfida "che conta". Sarà la sfida nella sfida di queste Eastern Conference Finals; Miami contro Charlotte, le grandi deluse dello scorso 2k-anno ad est si affrontano per decidere chi tra le due squadre avrà il diritto alla redenzione. I fuochi d'artificio sono pronti!
Miami si presenta senza Bosh (infortunato, rientra in gara 2) ma non ha tuttavia il timore reverenziale che compete solitamente ad una squadra ospite, Charlotte è però conscia della sua forza e non trema dinnanzi alla ostentata sicurezza di Miami. È ovviamente Pekovic il giocatore chiave per i padroni di casa, ma D-Wade è mostruoso ad inizio gara e mette immediatamente in difficoltà la difesa avversaria. Charlotte però sembra avere più soluzioni e, specialmente per merito di un Kidd-Gilchrist indubbiamente sontuoso su entrambi i lati del campo, riesce ad andare via, scavando un piccolo solco che porta il tabellone a recitare un rassicurante +8. Ma Wade è inarrestabile, aggressivo e determinato sia in attacco che in difesa, ed il prodotto di Marquette "da solo" trascina i suoi sul -4 su cui si chiude il secondo quarto.
Il rientro dalla pausa lunga è scandito dagli stessi tempi della frazione precedente: squadre aggressive, partita "da mani addosso", poco spazio ai colpi di classe e tanta tanta fisicità in campo. Charlotte ci va a nozze con queste cose, riesce a piazzare un break importante che la porta sul +11 di massimo vantaggio, ma i germi del crollo sono ormai stati attivati e si palesano quando Michael Kidd-Gilchrist entra in zona "problema falli": James, in contumacia del terzo anno da Kentucky, si accende improvvisamente e seziona la gara facendo saltare tutti gli equilibri. La rimonta degli Heat è esaltante, Miami impatta e poi prende il largo, trascinandosi sul +8 con i Bobcats che osservano passivamente le scorribande avversarie. Charlotte ovviamente non ci sta, serra nuovamente le fila in difesa e riprende ad attaccare a testa bassa, ma la coppia Wade-James non ne sbaglia una. Quando LBJ prende il rimbalzo offensivo, fa spendere il sesto fallo a Kidd-Gilchrist e mette il 2+1 per il nuovo +6 con 48 secondi da giocare, si capisce che si è arrivati al capolinea. I Bobcats non ne hanno più, gara 1 è di Miami!
Finisce 96-91 Heat. MVP Dwayne Wade con 38 punti e 7 assist. Benissimo LBJ, 25 punti, 11 assist e 7 rimbalzi; il "big third" è un Chalmers da 15 punti con 5 bombe. Per Charlotte, Pekovic fa 20+9, 23ne sigla Melo, 16 Kidd-Gilchrist, ma se Westbrook gioca una gara sottotono (solo 13 punti per lui) per Charlotte le cose si fanno difficili!

Game 2
Dopo la clamorosa ed inaspettata sconfitta patita in gara 1, i Bobcats sono chiamati a rialzarsi, a rispondere presente e quantomeno impattare l'uno a uno nella serie in una gara 2 che si prevede scoppiettante. Lo dovranno fare contro degli Heat che hanno dato risposte importanti in gara 1 e che ritrovano Bosh, assente per infortunio nella suddetta gara 1, da cui ci si aspetta un contributo fondamentale dopo la partita monstre della coppia James-Wade. Cosa sarà più determinante? Il ritorno di Bosh o la voglia di rivalsa dei Bobcats?
Si comincia e Charlotte, spinta anche da un pubblico chiaramente coinvolto e partecipe, sembra mettere subito i puntini sulle "i": stasera non si fanno prigionieri alla Time Warner Cable Arena. Pekovic e Anthony guidano i padroni di casa, ma le risposte di Miami non si fanno certo attendere con ovviamente Wade e James sugli scudi. I Bobcats hanno chiaramente intenzione di spingere forte e di fare il vuoto, gli Heat fanno però di tutto per restare attaccati e dunque si genera un tira e molla tra le due squadre che rende la partita piacevolissima da guardare e che permette a Charlotte di andare in vantaggio stabilmente con un margine continuamente variabile dai 4 ai 10 punti. I padroni di casa hanno però il merito di piazzare l'allungo importante proprio a ridosso della sirena del secondo quarto e dunque si arriva alla pausa lunga con i Bobcats avanti di dieci punti (48-58) e speranzosi di aver dato una botta psicologica non indifferente alla gara.
Non è così, perché Miami esce fortissimo dagli spogliatoi e trova il break che le permette di impattare prima e di passare in vantaggio poi, raggiungendo anche un +6 che fa tremare le gambe a non poche persone in quel di Charlotte. È questo, finora, il momento più difficile di tutti i playoff della franchigia della Carolina del Nord e i Bobcats ne escono però in maniera sontuosa. Melo traccia la via, Pekovic, Kidd-Gilchrist e Westbrook fanno giocate importanti, Charlotte cambia marcia in difesa e la partita trova la svolta. I padroni di casa sono devastanti, aggressivi in difesa ed inarrestabili in attacco, ed il contro-break viene servito. Charlotte non solo recupera i dieci punti di vantaggio, ma ne produce altri dieci per arrivare ad un massimo vantaggio di 20 punti che sembra dare lo strattone definitivo alla gara. Sostanzialmente così è, perché i Bobcats riescono a mantenersi a distanza di sicurezza per quasi tutto il quarto periodo, Miami non riesce proprio a rientrare e gli ultimi minuti sono giocati da entrambe le squadre soprattutto con un occhio alle imminenti sfide che avranno scena in Florida.
Finisce 103-116 Bobcats. MVP un sontuoso Nikola Pekovic da 27 punti e 13 rimbalzi; bene Anthony con 23 punti e ottimo impatto per MKG con 15, mentre Westbrook fa sì 17+7 assist ma sigla pure 6 palle perse ed un impatto non degno della sua stagione. Per Miami, il rientrante Bosh si ferma a 6 punti, ma la cosa "grave" sono James e Wade che in coppia producono solo 41 punti! La serie si sposta in Florida sulla parità per 1-1.

giovedì 12 dicembre 2013

2k13-Playoffs 2015: Eastern Conference Semi-Finals; 76ers@Bobcats; Game 5

La storia dei playoff NBA insegna che solo nel 23% circa dei casi una squadra sotto 1-3 nella serie ha poi vinto la suddetta serie. È un'informazione che può essere trasformata in speranza dai Sixers, chiamati a ribaltare una situazione apparentemente disperata ma già capitata e quindi replicabile. Il loro progetto di miracolo inizia da qui, nello stesso punto in cui finisce il progetto di vittoria dei Bobcats. Per loro, la statistica è ovviamente ribaltata: nel 77% dei casi è la squadra che guida la serie 3-1 a passare il turno. Ma il basket, si sa, non è una mera questione di numeri: voglia, coraggio, forza, orgoglio e talento sono le vere discriminanti e di queste caratteristiche le due squadre ne hanno da vendere. Preparate gli strofinacci per pulire il sangue dal parquet, gara 5 sarà una guerra!
In confronto alla Time Warner Cable Arena, Sodoma durante la sua distruzione era un villaggio Alpitour. Gli indiavolati tifosi Bobcats fanno tremare letteralmente la struttura e caricano a molla i padroni di casa che però, anziché trovarsi di fronte una squadra intimorita da una situazione ambientale difficilissima e psicologicamente demoralizzata, devono affrontare un avversario sicuramente pronto a vendere a carissimo prezzo la pelle. Charlotte ha in Pekovic e Anthony le due bocche da fuoco più prolifiche, ma il margine che i due scavano ad inizio partita viene subito rosicchiato dagli ospiti: Holiday, si capisce subito, è in serata di grazia; Bynum è finalmente coinvolto in maniera decente; i due Young sono attivi e presenti e, più in generale, è l'intera squadra ospite a dimostrarsi mentalmente sul pezzo. Il trovarsi di fronte una squadra non rassegnata scombina non poco i piani dei padroni di casa, non preparati ad una guerra di nervi, che piano piano si incartano sempre più e si fanno risucchiare in una partita punto a punto che a loro di buono non porta nulla. I Bobcats sono quasi irritati dalla verve di Philadelphia, si incaponiscono e finiscono per chiudere incredibilmente il primo tempo sotto di due punti (53-51) e in una situazione psicologica che pare ribaltata.
Alla ripresa delle ostilità in molti si aspettano un crollo dei 76ers, che invece escono meglio dagli spogliatoi e piazzano anche un parziale che li porta sul +10! Charlotte è presa alla sprovvista, ma guidata da Anthony risponde e ricuce lo strappo, riportandosi anche in vantaggio. La partita è bellissima, nessuna delle due squadre riesce a prendere il sopravvento sull'altra, l'equilibrio resiste agli scossoni provocati dalle due contendenti e quella che doveva essere una partita scontata si trasforma in una lotta sul filo del rasoio di rara bellezza. La situazione di parità con cui si arriva alla fine del terzo quarto è però destinata ad avere vita breve. L'inizio di quarto periodo dei padroni di casa è infatti traumatico, con Charlotte che finisce sotto di sei ed incapace di imbastire una reazione vera e propria. I Sixers ci credono e l'ennesima rimonta subita non sembra scombussolare la squadra della Pennsylvania più di tanto anzi è la molla per piazzare un parziale che ha del clamoroso: guidati da Holiday, i 76ers si alzano fino al +10, con il cronometro che lascia 3 minuti e 50 secondi ai Bobcats per preparare una rimonta che sembra impossibile. Tuttavia i Bobcats trovano la forza di rientrare grazie soprattutto a Westbrook: Agent 7 fa spendere il sesto fallo ad un Holiday che stava vincendo lo scontro diretto in maniera netta, poi segna otto punti e regala due assist (Pekovic e Anthony) che ribaltano il risultato con 50 secondi da giocare. Turner trova il 2+1 per il vantaggio, ancora Westbrook risponde e si va sul 103-104 con quasi trenta secondi da giocare. Phila gioca con il cronometro, ma la difesa dei Bobcats trova un recupero che ha dell'incredibile, Kidd-Gilchrist viene lanciato in contropiede e la sua bimane sigilla in maniera definitiva il match. È stata durissima, ma Charlotte vince gara 5 e si porta a casa la serie!
Finisce 103-106 Bobcats. L'MVP è Westbrook, 27 punti e 11 assist per lui. 27 ne fa pure Pekovic, Melo si ferma a 21. 24+12 assist per Holiday, 18+12 rimbalzi per Bynum, ma un Turner da soli 15 punti e medie al tiro non altissime è un prezzo troppo alto per i Sixers in un elimination game! I Bobcats vincono la serie 4-1!

Le altre
Tutto facile per gli Heat, 4-0 ai Bulls ed ennesima finale di conference raggiunta nel ciclo di vita dei tres amigos!
Sorpresa ad ovest: Dallas butta fuori OKC (campione in carica) con un incredibile 4-1! Si mangiano le mani i Suns, che perdono al supplementare di gara 7 contro i Rockets e rimpiangono l'infortunio occorso a Kemba Walker (frattura alla schiena) nel corso di gara 6!

Nota a margine
Tanti auguri al blog! Oggi compiamo 100 post!!!! :-)

martedì 10 dicembre 2013

2k13-Playoffs 2015: Eastern Conference Semi-Finals; Bobcats@76ers; Game 3 & Game 4

Game 3
Avanti 2-0 nella serie, i Bobcats sbarcano a Philadelphia con tutte le intenzioni di espugnare il Wells Fargo Center e chiudere quindi la pratica nel minor tempo possibile. I Sixers però non hanno alcuna voglia di deludere il proprio pubblico, vogliono sfruttare anzi il fattore campo a proprio favore e rimettere in piedi una situazione che è piuttosto delicata. Si prevedono fuochi d'artificio per una gara che si prospetta interessantissima!
L'inizio dei padroni di casa è eccezionale. Spinti da un pubblico caldissimo e alimentati da una voglia-necessità di fare bene, i 76ers sono subito aggressivi e pronti a lottare su entrambi i lati del campo e mettono immediatamente in difficoltà gli ospiti. Bynum e Holiday sono parecchio coinvolti su entrambi i lati del campo, ma a fare la differenza per i Sixers è soprattutto l'impatto della panchina che finalmente tiene botta contro quella, seppur menomata (a causa di una contusione ad un ginocchio per Henderson che causa 2-4 settimane con -7 di overall), dei Bobcats. Gli ospiti non sono però dei tipi facili da intimorire e trovano comunque una soluzione per rimanere attaccati: una volta con Pekovic, una con Kidd-Gilchrist ed una con Westbrook e il giocatore che "paga la cauzione" per un attacco meno efficace del solito viene sempre trovato. Quando improvvisamente si sveglia Anthony, la partita cambia. Melo è una mitragliatrice, segna a ripetizione e a ben poco servono gli sforzi dei padroni di casa di arginarlo. Alla pausa lunga si arriva sul 56 pari e l'impressione è che l'inerzia sia tutta dalla parte di Charlotte.
Il Wells Fargo Center però è un catino infernale e spinge a più non posso i propri beniamini, che escono dagli spogliatoi carichi a molla. La difesa dei 76ers è eccezionale e gli sforzi dei padroni di casa iniziano a pagare dividendi insperati. A Melo viene messa una museruola strettissima, i Bobcats si incartano parecchio e iniziano a perdere una caterva di palloni che generano punti facili in contropiede e ben presto si capisce che il vento della partita è cambiato. Phila inizia ad andare via, punticino dopo punticino si allontana sempre più, la situazione ambientale l'aiuta non poco e per i Bobcats sembra la fine quando incredibilmente sul tabellone ci si ritrova con i padroni di casa sul +23 di massimo vantaggio, Melo con 0 su 8 dal campo nel terzo quarto e 8 palle perse di squadra nel suddetto terzo quarto per gli ospiti. Sembra finita, sembra la ripassata che può minare le certezze dei Bobcats ma, come suggerisce Trapattoni, "don't say cat if you don't have it in the sack": Westbrook si carica letteralmente la squadra sulle spalle e dà il là ad una furibonda rimonta. Il margine dei Sixers si assottiglia sempre più, mentre Charlotte ritrova una verve agonistica che sembrava perduta. Gli ospiti dimezzano lo svantaggio, poi accorciano sino al -9, con una tripla di Leonard si portano a -6, in contropiede siglano il -4 e sempre in contropiede hanno la palla del -2 con 36 secondi da giocare: Westbrook guida la transizione, serve Kidd-Gilchrist in rimorchio, il #14 va per il layup ma sbaglia clamorosamente e sul capovolgimento di fronte i Bobcats prendono la tripla di Wright che sega le game e li fa sprofondare a -5. "Too little, too late" per imbastire una nuova rimonta: in gara 3 passano i Sixers che accorciano le distanze e portano la serie sull'1-2.
Finisce 110-116 76ers. 32 punti e 5 assist per Turner, MVP della gara e punta di diamante di Phila. Bene Bynum, 18+9, e Holiday, 14 punti e 12 assist. Per Charlotte non bastano i 25 punti di Westbrook (con 9 assist), i 26 di Pekovic (passati completamente sotto traccia) e i 21 di Melo (solo 2 nel secondo tempo).

Game 4
Si dice che, in una serie al meglio delle sette, una squadra avanti 2-0 "preferisca" perdere gara 3 per andarsi a giocare il tutto per tutto in gara 4. Se non avessimo visto gara 3, allora penseremmo che i Bobcats non hanno lottato per vincere la scorsa partita, ma sono stati consenzienti ad una sconfitta che rischia di essere traumatica, che rimette in gioco tutto e che permette ai Sixers di andare a giocare una gara 4 con il coltello tra i denti e che, se vinta, permetterebbe di scrivere da zero la storia della serie. Non è così, gara 3 è stata una battaglia e gara 4 si prospetta come una lotta ancora più cruenta!
La batosta presa in gara 3 si è sentita in casa Bobcats ed infatti Charlotte ha uno sguardo diverso, determinato, di quelli che atterrisce e che fa capire che la squadra è decisa a portare a casa la gara. Pekovic e Kidd-Glichrist sono i protagonisti principali del "nuovo" attacco degli ospiti, con Melo che deve farsi perdonare il pessimo finale di gara 3 e che tira con percentuali bulgare nonostante la pressione dei padroni di casa si faccia sentire forte e chiara. Il solito trio Holiday-Bynum-Turner risponde presente ed il mini-parziale con il quale i Bobcats avevano inaugurato il primo quarto è un lontano ricordo, seppellito da una gara equilibrata nel punteggio e tesissima a livello psicologico. Westbrook stenta a livello realizzativo come mai in stagione, ma produce comunque gioco a nastro per dei prontissimi compagni di squadra, che però senza il suo apporto di punti non riescono ad affossare i 76ers. Alla pausa di metà gara si arriva sul 51-49 e l'impressione è che la gara si manterrà sui binari dell'equilibrio per tutta la sua durata.
Le attese, ad inizio terzo quarto, non sono disilluse e la partita a cui si assiste è di una bellezza sconvolgente: fisicità e qualità non sono oggetto di parsimonia da parte delle due squadre, che giocano al top delle loro potenzialità senza riuscire ad imporsi sull'avversaria. È un susseguirsi di sorpassi e controsorpassi fino a metà terzo quarto, quando i Bobcats improvvisamente cambiano marcia su entrambi i lati del campo e riescono ad andare via fino al sorprendente +15 (Kidd-Gilchrist assoluto protagonista). In una partita così in bilico una mazzata del genere potrebbe essere terminale, ma Phila è decisissima a rientrare e, nonostante il buzzer beater che vale il +5 di Melo sul finire di terzo quarto, a cavallo tra terzo e quarto periodo dà vita ad una rimonta straordinaria che le permette di impattare e poi di giungere sino al +3. Westbrook, 5 punti e 8 assist finora, si ricorda improvvisamente di essere l'MVP della regular season e di colpo cambia modo di giocare, influenzando in maniera indelebile il resto della gara. Agent 7 è incredibile, è una forza della natura che travolge chiunque gli si pari davanti, e l'inerzia della gara si ribalta nuovamente, orientandosi a favore degli ospiti. Charlotte va di nuovo via, ma fino alla fine i 76ers resteranno aggrappati alla gara: è sempre il #7 in maglia blu-arancio a fissare il risultato attraverso un percorso netto dalla lunetta, mentre Wright si dispera per le due triple che sul finire di gara avevano alimentato la speranza dei padroni di casa. Vince Charlotte!
Finisce 113-110 Bobcats. L'MVP è Russell Westbrook, 17 punti, 10 assist, 5 rimbalzi ed una prestazione da campione vero. Bene Pekovic con 21 punti, 23 per Melo e 18+7 assist e 7 rimbalzi per MKG. 21+11 per Bynum, 18+13 assist per Holiday, Turner si ferma a 19, ma i Sixers non hanno nulla da recriminare a loro stessi, anche se ora si trovano sul ciglio del baratro: sotto 3-1, non possono più permettersi una sconfitta e gara 5 si gioca a Charlotte!

domenica 8 dicembre 2013

2k13-Playoffs 2015: Eastern Conference Semi-Finals; 76ers@Bobcats; Game 1 & Game 2

Game 1
Sfida generazionale. Ecco come può essere considerata questa semifinale di conference. I 76ers, ovvero una delle cinque squadre con origine nella NBL, contro i Bobcats, ovvero la squadra più "giovane" della lega. Ma non è solo questo: allenatore affermato contro giovane stella in rampa di lancio, la grande metropoli contro una "piccola" cittadina, il centro americano di colore contro il centro serbo... Charlotte e Philadelphia sono contemporaneamente così distanti e così vicine, perché l'obiettivo è uno ed in comune per entrambe: vincere gara 1 e, possibilmente, orientare la serie a proprio favore. È previsto spettacolo!
21-37. Non sono gli autobus che vanno presi per andare dall'aeroporto di Charlotte alla Time Warner Cable Arena, bensì il punteggio con cui si chiude il primo quarto. In realtà il punteggio è quasi bugiardo e sono in molti a chiedersi come i Sixers abbiano potuto fare 21 punti a questi indomabili Bobcats, scatenatati ed assatanati in difesa e contemporaneamente aggressivi ed efficacissimi dal campo. Charlotte sembra fare un altro sport: Westbrook recupera una marea di palloni, Pekovic domina su Bynum, Melo segna a ripetizione e Philadelphia risponde solo con Evan Turner, che carica di falli Leonard e sfrutta l'accoppiamento favorevole con Belinelli per far rimanere i suoi "in scia". Che poi "scia" sia una parola grossa è chiaro a tutti, anche perché i padroni di casa non si sono certo fermati e spingono fino alla sirena della pausa lunga con il tabellone che recita un clamoroso 41-67!
La TWC Arena è una bolgia infernale e i padroni di casa escono forte dagli spogliatoi con l'obiettivo dichiarato di fare terrorismo psicologico ai danni degli ospiti. Quando viene sfondato il muro del +30, si capisce che Philadelphia è totalmente in balia dell'avversario, che gioca con una verve ed un'aggressività che atterriscono ma che improvvisamente si rivela controproducente. Presa dalla frenesia e dalla voglia di (stra)fare, Charlotte diventa pasticciona ed imprecisa, permettendo così agli ospiti di nutrire una minima speranza di potersi rifare sotto. Turner si prende responsabilità importanti, Thaddeus Young e Nick Young lo spalleggiano, ma la rimonta dei Sixers è tanto raffazzonata ed improvvisata quanto non credibile. Il muro del -15 non viene mai sfondato, Charlotte gioca letteralmente al gatto col topo e gestisce una partita che negli ultimi minuti è garbage time. Gara 1 è delle linci!
Finisce 99-115 Bobcats. MVP Pekovic, 19 punti, 7 rimbalzi e 6 assist. 17 punti con 8 assist, 6 rimbalzi e 4 rubate per Westbrook, 21 con 6 assist per Melo. Gli ospiti sono rappresentati perfettamente dai 28 di Turner, dai 18 e dai 15 di, rispettivamente, Thaddeus e Nick Young ma anche dai soli 4 punti e 5 rimbalzi di Bynum (cancellato dal campo) e dai miseri 6 punti con 3 assist di Holiday!

Game 2
I 76ers per riscattare l'opaca prestazione di gara 1 e tentare di rimettere in piedi una serie che sembra finita prima ancora di iniziare, i Bobcats per replicare l'eccezionale prestazione di gara 1 e tentare di chiudere psicologicamente la sfida. Ci aspetta più una guerra di nervi che una partita di pallacanestro, con due squadre che hanno 1001 motivi per dare il massimo e fare di tutto per portare a casa gara 2.
Che i 76ers fossero stati "troppo brutti per essere veri" in gara 1 era evidente, ma non era sicuro che si potessero permettere una risposta importante contro questi Bobcats, come al solito aggressivi e concentrati su entrambi i lati del campo sin dalla palla a due. Invece gli ospiti rispondono colpo su colpo e non permettono a Charlotte di andare via, nonostante i padroni di casa facciano di tutto per scavare un solco. Il pick and roll centrale che aveva generato una caterva di punti in gara 1 non funziona, complici la scarsa vena di Melo e un Holiday molto più efficiente su entrambi i lati del campo, la difesa non è efficace come dovrebbe e, tranne Westbrook, più in generale i Bobcats non sembrano in condizioni psicofisiche ottimali. Agent 7, che si procura una quantità di liberi impressionante, è sufficiente solo per restare in scia ma da solo non può creare lo strappo che può fare la differenza. Il mazzo di coach Alp89 è però ricco di assi e questa volta a rivelarsi in tutto il suo splendore è Michael Kidd-Gilchrist. Il prodotto di Kentucky inizia a produrre una serie di giocate emozionali che ribaltano l'inerzia del match e che permettono alle linci di allungare improvvisamente raggiungendo così la pausa lunga sul +21!
Finita? Neanche per sogno! Al rientro dagli spogliatoi i Sixers sono delle molle, si fanno prendere per mano da Holiday e Turner e erodono inesorabilmente ma lentamente il vantaggio dei Bobcats, sino a portarsi ad un clamoroso -5. Il loosing effort però presenta il conto e Westbrook è reattivissimo nel cambiare passo e prendere in contropiede la squadra avversaria, sempre con MKG fedelissimo e precisissimo scudiero. Il +15 con cui si arriva all'ultimo intervallo è indicativo, ma i Sixers non si arrendono e provano a rientrare grazie ad un indomito Holiday. La profondità di Charlotte continua a fare la differenza e Fredette e Belinelli si rivelano preziosi elementi che possono sempre dare un contributo nei momenti di necessità. I Bobcats tornano ad allungare, stringono definitivamente le maglie difensivamente e orientano in maniera ideale partita e serie. Gli ultimi minuti di gara sono di puro garbage time, anche gara 2 è di Charlotte.
Finisce 91-108 Bobcats. MVP è un sontuoso Westbrook da 27 punti e 12 assist. Benissimo MKG con 21, più assenti invece Pekovic (13) e Melo (12). Per i 76ers invece bene (anzi benissimo) Holiday e Turner con, rispettivamente, 21 e 19 punti; ancora assente ingiustificato Bynum, fermo a quota 5 punti e 6 rimbalzi.
Ora la serie sul 2-0 per Charlotte si sposta a Philadelphia per gara 3 e gara 4!

giovedì 5 dicembre 2013

2k13-Playoffs 2015: First Round; Pacers@Bobcats; Game 5

A pochi minuti dalla palla a due, arriva la conferma dei medici: Kawhi Leoard è perfettamente ristabilito e scenderà dunque in campo al pieno delle sue forze. È una grande notizia per i Bobcats, che si affacciano a questa gara 5 desiderosi di chiudere la serie, ed è una pessima notizia per i Pacers, che hanno invece l'obbligo di vincere per provare ad allungarla la suddetta serie. Obiettivo distinto ma percorso comune dunque: vincere per ottenere quello che si vuole. Lo sanno a Charlotte e lo sanno ad Indianapolis, per questo stasera le due squadre getteranno il cuore oltre l'ostacolo.
La partenza dei Bobcats è di quelle "territoriali". Pekovic si prende subito la scena ed inizia a produrre punti nel pitturato, ma anche assist e blocchi granitici al fine di mettersi il più possibile a disposizione dei compagni. I padroni di casa vanno via, ma ciò non è sufficiente per mettere fuori gioco i Pacers. Indiana è infatti animata da una voglia di non arrendersi assolutamente encomiabile, si danna l'anima e fa di tutto per rimanere attaccata alla gara e ci si ritrova dunque ad assistere ad una piacevolissima gara giocata sul filo dell'equilibrio. I colpi proibiti e le giocate spettacolari non mancano certo, così come non mancano i protagonisti che non ti aspetti, con Psycho-T e Henderson a fare da punte di diamante delle rispettive panchine, particolarmente coinvolte ed efficaci in questa prima parte di match. Non c'è un attimo di tregua, i ritmi e l'intensità sono eccezionali ma nessuna delle due squadre riesce a prendere il sopravvento sull'altra, tant'è che alla pausa lunga si arriva in una condizione di perfetto equilibrio sul 59 pari.
La Time Warner Cable Arena si aspetta un'uscita dagli spogliatoi da sogno da parte dei padroni di casa ed i Bobcats non deludono assolutamente le aspettative. Westbrook ed Anthony, coinvolti ma sornioni fino a questo punto della gara, si attivano improvvisamente e danno il via al loro personalissimo show. Charlotte va via, ma i Pacers non ci stanno e dopo un paio di minuti di assestamento rientrano clamorosamente guidati da un inarrestabile Granger e da un concretissimo Hill. È il momento più duro per i padroni di casa che vedono lentamente sbriciolarsi le proprie certezze e si ritrovano costretti incredibilmente a rincorrere finendo anche sotto di 5. Westbrook però predica calma e traccia la via per i suoi, i Bobcats riescono a rialzarsi ed il terzo quarto si chiude sul punteggio di 81 pari. Charlotte è però una squadra piena di risorse e ad inizio quarto periodo trova giocate importanti da parte di Fredette e Belinelli. Indiana rientra nuovamente, ma i Bobcats hanno ormai acquisito fiducia: Anthony, Kidd-Gilchrist, Pekovic, Biyombo, Leonard e Henderson portano ognuno il proprio mattoncino mentre a "passare il cemento" ci pensa Westbrook: i padroni di casa affondano il piede sull'acceleratore, scappano via, piazzano un paio di sequenze difensive da far paura e mettono definitivamente K.O. i Pacers. L'ultimo minuto è di puro garbage time, partita e serie sono ormai di proprietà degli Charlotte Bobcats!
Finisce 104-113 Bobcats. L'MVP non può che essere uno straordinario Westbrook da 19 punti e 15 assist. 27 punti per Pekovic, 18+5 assist per Melo, 15+6+6 per MKG (con anche 3 rubate). Granger per Indiana è l'ultimo ad arrendersi con 29 (11 su 15 dal campo), Hill è il suo scudiero fino all'ultimo (18 punti per lui) ma i Pacers non possono concedere a nessuno, ed a maggior ragione a questi Bobcats, un Paul George a casa con il crociato andato.
La serie è conclusa, i Bobcats vincono 4-1!

Le altre

Ad ovest, tutto facile per i Thunder campioni in carica che schiantano 4-1 i Lakers e vanno a giocarsi le semifinali di Conference contro i Mavs, altra squadra gloriosa nel recente passato ma vittima sacrificale annunciata attualmente. I Suns di Kemba Walker continuano a stupire e passano al secondo turno; ad attenderli ci saranno i Rockets che espugnano il Rose Garden in gara 7 e fanno fuori i Blazers.
Ad est, ci vogliono sette gare ai 76ers per sbarazzarsi dei Magic ed ottenere il pass per Charlotte. Tutto facile invece per Miami (4-1) e Chicago (4-0 contro dei Pistons ormai considerati da corsa solo in regular season) che si giocheranno una semifinale di conference ormai diventata appuntamento fisso nella post-season!

martedì 3 dicembre 2013

2k13-Playoffs 2015: First Round; Bobcats@Pacers; Game 3 & Game 4

Game 3
Avanti 2-0 nella serie per i Bobcats la strada sembra essersi messa in discesa, ma Indianapolis è tutta alla Bankers Life Fieldhouse per sostenere i suoi beniamini: se i Pacers dovessero sprofondare sullo 0-3 per loro sarebbe virtualmente finita, ma un eventuale 1-2 riaprirebbe completamente i giochi e metterebbe non poca pressione su Charlotte. È il segreto di Pulcinella, lo sanno tutti ma non lo dice nessuno e il sentore è di essere alle soglie di una sfida intensissima.
A partire forte sono gli ospiti però, guidati dal solito Pekovic e dall'assatanato Kidd-Gilchrist e desiderosi di mandare un segnale psicologico importante ai danni dei padroni di casa. I Pacers però non si scompongono e restano attaccati al match, dimostrando una ferocia ed un attaccamento alla gara quasi morboso. La forbice con cui i Bobcats avevano aperto il match tende a chiudersi sempre più, anche perché l'impatto della panchina degli ospiti è meno efficace del solito e si arriva dunque a metà secondo quarto in una situazione di sostanziale equilibrio, nonostante Westbrook e Anthony abbiano già "iniziato ad operare". Indiana è desiderosa di rimettere in piedi la serie, spinta dal proprio pubblico gioca con una marcia in più e trova un contributo importante praticamente da tutti gli effettivi. Alla pausa lunga si arriva dunque sul 55-61 per i padroni di casa e la Bankers Life Fieldhouse è chiaramente una bolgia infernale.
Al rientro dagli spogliatoi sono ancora una volta i Bobcats a fare la voce grossa: mentre la panchina resta a guardare e l'impatto del supporting cast lascia a desiderare, Westbrook e Anthony si caricano la squadra sulle spalle e danno vita ad una lotta contro l'intera squadra dei Pacers che è a dir poco esaltante. Il "dinamico duo" alla guida degli ospiti è veramente da applausi, i due mostrano una capacità di segnare a dir poco disarmante per la difesa e le loro conclusioni si concludono con successo senza alcuna soluzione di continuità ma ciò non basta ai Bobcats per disfarsi dei padroni di casa. Indiana è indomita, risponde colpo su colpo grazie a Granger e Ryan Anderson e l'equilibrio la fa ancora da padrona quando le due squadre si affacciano all'ultimo e decisivo quarto. Il palazzetto è una bolgia infernale, la tensione inizia a farsi sentire sul serio e i Pacers iniziano a crederci per davvero: Granger, Hill e Anderson guidano i conterranei di Larry Bird che prendono così un minimo di margine. La risposta di Westbrook non si fa attendere, ma Agent 7 non è stato in grado di coinvolgere nessun compagno di squadra oltre Melo per tutta la partita e la stanchezza per i due inizia ad affiorare. La rimonta dei Bobcats non si completa mai, il tempo stringe e quando Hill spara la tripla del +8 con 48 secondi da giocare, i titoli di coda iniziano a scorrere sulla gara.
Finisce 101-111 Pacers. MVP Danny Granger con 27 punti e 8 rimbalzi. Bene pure Ryan Anderson (21+8 rimbalzi), Hibbert (silenziosissima doppia doppia da 18+11) e il "killer" George Hill (19). Per gli ospiti, tutti "rimandati a gara quattro", tranne l'infortunato di lungo corso Leonard e i due "professori" Westbrook (24) e Anthony (28).

Game 4
Gara 3 ha detto che questi Bobcats possono essere battuti e che i Pacers hanno i mezzi per farlo. I Pacers sanno che vincere gara 4 e portarsi 2-2 nella serie complicherebbe tantissimo la vita a Charlotte e metterebbe non poca pressione su una squadra condannata a vincere; i Bobcats sanno che per andare fino in fondo si devono giocare delle grandi partite e devono dimostrare a loro stessi ed al resto della lega di poterle giocare e vincere queste grandi partite. Gara 4 è una di queste, ci si aspetta il famoso "sangue sul parquet" e tanti colpi di scena: crocevia della serie!
Dopo le critiche per il supporting cast colpevolmente assente, Charlotte fa di tutto per coinvolgere praticamente tutti gli effettivi sin dai primi possessi. Pekovic è subito coinvolto e mette in difficoltà Hibbert, Kidd-Gilchrist è il solito factotum, Leonard (nonostante sia ancora infortunato) fa di tutto per rispondere presente e la partita si orienta subito verso gli ospiti. I Pacers non ci stanno e provano a rispondere ma, anziché la squadra timorosa di gara 3, si trovano davanti un team pronto a tutto. La difesa degli ospiti è di quelle che ti gettano negli stracci e i padroni di casa producono una marea di palle perse che spesso e volentieri si tramutano in facili punti in contropiede per gli ospiti. Melo e Westbrook si alternano splendidamente alla guida di Charlotte, ma la superiorità mentale degli ospiti è talmente evidente che il +9 con cui si arriva all'intervallo lungo sembra in realtà un +50 con Indiana pronta a capitolare da un momento all'altro.
La Bankers Life Fieldhouse si aspetta una reazione da parte dei padroni di casa, ma ad uscire meglio dagli spogliatoi sono gli ospiti: la difesa dei Bobcats è realmente impressionante, l'attacco riesce a produrre senza soluzione di continuità e in un batter d'occhio ci si ritrova con Charlotte che guida anche di 20 per poi raggiungere uno spaventoso +25 a ridosso dell'ultima pausa. Ma ad Indianapolis è vietato per un avversario passeggiare ed allora la risposta dei padroni di casa arriva puntuale. Granger e Hill si caricano la squadra sulle spalle e accorciano le distanze sino ad un "miracoloso" -11 con ancora circa 7 minuti da giocare nell'ultimo e decisivo quarto, riaprendo così la gara e mettendo la pulce nell'orecchio dei Bobcats. Ma Westbrook decide che è arrivato il momento di onorare l'MVP della stagione regolare e prima innesca Anthony e poi si mette in proprio un paio di volte per ristabilire le giuste distanze. A mettere i famigerati chiodi nella bara ci penserà Melo con due triple back to back, ma ormai la partita era già stata girata da Agent 7 e la serie aveva già rivolto la sua prua verso la Carolina del Nord.
Finisce 123-103 Bobcats. L'MVP è Westbrook con 26 punti, 10 assist e 3 rimbalzi. Melo è eccezionale con 29 punti, 7 assist e 7 rimbalzi, ma stasera è veramente difficile trovare qualcuno dei Bobcats che abbia giocato male. Altrettanto non si può certo dire per i padroni di casa: tranne Granger con 21 punti (ma anche un pessimo 40% dal campo), questa volta sono tutti gli effettivi dei Pacers ad essere insufficienti. La serie ritorna a Charlotte sul 3-1 per i Bobcats, che ora avranno il primo match point!

lunedì 2 dicembre 2013

«È finita» si dice alla fine

21\09\2013, ovvero 73 giorni fa circa, postavo l'ultima news su questo blog. Di lì a poco, a livello personale, sarebbe successo un terremoto che mi ha portato fin qui. 73 giorni lontano dal 2k-mondo, il pensiero che ormai l'avventura è finita, l'assoluta incertezza riguardo a cosa possa succedere da un momento all'altro. L'ho pensato, l'ho anche "quasi deciso": è finita. Melo è davvero destinato a non vincere, Westbrook rimarrà a bocca asciutta e non avrà la sua rivincita contro Paul e i Thunder. Ora arriva il 2k14, chissà che giocone, l'ultimo (?) sulla 360.
Poi, la stessa incertezza e gli stessi accadimenti che mi hanno allontanato dal 2k-world si sono affievoliti e sono quasi scomparsi. Ed allora, perché finire in questo modo, perché non andare fino in fondo, perché prendere il 2k14 quando non sono sicuro di avere l'opportunità di godermelo? Quei 2k-ragazzi non se lo meritano un abbandono, anzi meritano di provare ad andare fino in fondo. Non è detto che riusciremo a vincere (giochiamo contro degli avversari assetati di sangue), non è detto che avrò il tempo per farcela. Ma è giusto provare.

Salgo sul pullman che ci porta all'aereoporto, da lì c'è il volo che ci porterà ad Indianapolis per gara 3 e 4:
Alp89: "Ragazzi, mi siete mancati..." 
Westbrook: "Coach è stato via un quarto d'ora massimo!"

Eh già, un quarto d'ora durato 73 giorni circa. 
Qui, su the2kballdontlie.blogspot.com, "2k13-Playoffs 2015: First Round; Bobcats@Pacers; Game 3 & Game 4.": NON È ANCORA FINITA!

sabato 21 settembre 2013

2k13-Playoffs 2015: First Round; Pacers@Bobcats; Game 1 & Game 2

Game 1
Una stagione regolare quasi perfetta, un record eccezionale ottenuto primeggiando nelle varie statistiche di squadra, l'MVP ed un supporting cast creato ad hoc per vincere: iniziano i Playoff per i Bobcats un solo risultato e tutto da perdere. I Pacers lo sanno, sono gli underdog per eccellenza in questo caso, e che underdog, ma hanno il vantaggio di non avere pressione addosso e comunque sanno di essere una squadra di livello. Chi la spunterà?
Parte forte Indiana, aggressiva in attacco ed attenta in difesa. Granger è indemoniato, segna sempre e comunque anche grazie alla consenziente difesa dei padroni di casa e i Pacers incredibilmente scappano subito via. Pekovic è impreciso, Melo ha la testa tra le nuvole, Leonard è letteralmente fermo (-18 il suo overall a causa dell'infortunio) ed allora i Bobcats si rivolgono subito a Westbrook e Kidd-Gilchrist. I due rispondono presente, si caricano la squadra sulle spalle e inesorabilmente tracciano la via per la rimonta. A fare la differenza è però il diverso impatto delle due panchine: quella di casa è aggressiva e porta un boost importante, quella ospite è invece avulsa dal gioco. I Bobcats risalgono dal -12 in cui erano precipitati ed accorciano le distanze nonostante Granger all'intervallo sia già a quota 17. Charlotte ha risorse infinite e si porta inesorabilmente sul -3 alla pausa lunga grazie alla tripla sulla sirena di Fredette.
La Time Warner Cable Arena si aspetta l'assalto dei suoi beniamini ed al ritorno dagli spogliatoi si intuisce subito che la musica è cambiata. I Pacers vengono stritolati da una difesa clamorosa, Granger viene letteralmente cancellato dal campo e la differente intensità spacca in due la partita. Dopo una prima resistenza di Indiana, i Bobcats impattano e poi passano pure avanti, schiantando gli ospiti sul -16. Non è finita però, perché i Pacers hanno orgoglio da vendere e voglia di lottare e si lanciano all'inseguimento dei padroni di casa sfruttando l'atavico punto debole della difesa di questi ultimi: il tiro da tre. Ryan Anderson e Granger dimezzano lo svantaggio, ma a cavallo tra il terzo ed il quarto periodo Melo si accende. È un terremoto, segna e fa segnare, ma soprattutto cancella nuovamente Granger con delle sequenze difensive degne del miglior Shane Battier. I Pacers non possono nulla, non riescono a rientrare e gara 1 è di proprietà dei padroni di casa!
Finisce 98-109 Bobcats! MVP viene nominato Carmelo Anthony, con una prestazione da 19+8 assist. Westbrook fa solo 17 punti, 4 rimbalzi, 10 assist, 4 rubate e 3 su 3 da tre; Beli dalla panca è il migliore con 11. Per gli ospiti risaltano i 27 di Granger e il 13+10 di Hibbert, ma Indiana è troppo "corta" per competere contro questi Bobcats.

Game 2
Le tanto agognate risposte sono arrivate in gara 2: questi Bobcats fanno sul serio, sono più forti della paura di sbagliare e sono capaci di rimontare svantaggi importanti, ma i Pacers non sono andati a Charlotte in gita di piacere. Gara 2 vale tutto e non vale niente per la serie, in ogni caso sarà battaglia!
Partono forte gli ospiti, intenzionati a spaventare nuovamente i padroni di casa con l'idea che la pressione psicologica possa essere insostenibile per una squadra che deve vincere. Charlotte è meno svampita di gara 1 ma fatica lo stesso parecchio e si inguaia da sola a causa dei problemi di falli di Leonard. Il -5 a fine primo quarto sembra essere il preludio per una gara in salita ed infatti così è. I Bobcats si aggrappano letteralmente a Melo che trova una mano importante da MKG e Kirilenko, giocatore navigato e dunque pronto a salire di livello quando il gioco si fa duro. Indiana tuttavia tira benissimo da tre (contro lo 0 su 4 dei padroni di casa) e dunque l'effetto "recupero" di Charlotte è meno efficace del solito. I Bobcats comunque riescono ad impattare e a passare in vantaggio (52-54) sulla sirena dell'intervallo lungo grazie ad un buzzer di Fredette (prima tripla a bersaglio della serata per i padroni di casa).
Ci si aspetta un terzo quarto pirotecnico e così è: Pekovic mette in difficoltà Hibbert, i Bobcats spingono chiaramente sull'acceleratore alzando il livello di intensità difensiva e l'aggressività in attacco ma Granger e Hill rispondono colpo su colpo e se ci si mette pure l'ex di turno DJ Augustin a giocare bene i giri alti di Westbrook servono solo per raggiungere l'ultimo quarto praticamente in parità. I primi minuti dell'ultimo quarto confermano l'equilibrio visto finora e allora coach Alp89 fa una "phil-jacksonata" lasciando sul parquet più del solito Fredette. L'ex-BYU, psicologicamente rinfrancato dalla fiducia accordatagli, esegue due sequenze difensive eccezionali (fondamentale che non è certamente annoverato tra i punti di forza del #32) e cambia l'inerzia della partita. Inoltre, quando Westbrook rientra trova avversari più stanchi e sembra riuscire a spezzare le resistenze degli ospiti. Granger però ci prova ancora, mantiene i suoi a contatto e si arriva a 48 secondi dalla fine con Indiana sotto solo di 4. Hill vuole sfruttare le difficoltà di Leonard e lo attacca, va in penetrazione e sale per il layup ma incredibilmente arriva Westbrook da dietro che lo stoppa al tabellone e recupera il pallone. È la giocata della partita, i padroni di casa diventano infallibili dalla lunetta e per i Pacers c'è la sensazione amara di aver perso una grandissima occasione
Finisce 101-109 Bobcats! MVP Russell Westbrook con la solita partita totale da 23 punti, 6 rimbalzi, 7 assist, 3 rubate e La Stoppata.Benissimo Melo con 21 (tutti punti pesantissimi) e Pekovic con un 17+9 che sa di battaglia vinta con Hibbert. Indiana esce sconfitta nonostante Granger ne firmi 26, Hill 22 e Augustin 18. Ora la serie si sposta ad Indianapolis!

lunedì 16 settembre 2013

2k13-Regular Season 2014-2015: Titoli di coda

È finita! Ottantadue partite fa iniziava la regular season per i miei Bobcats e ora è finalmente arrivata la fine. Una regular season che si è rivelata esaltante ed interessante come poche; una regular season che ha confermato le aspettative dopo una campagna acquisti a dir poco pirotecnica; una regular season che iscrive i 2k13-Bobcats 2014-2015 nel novero dei grandi, avendo questa squadra distrutto ogni sorta di resistenza avversaria. Non è stata certo una passeggiata e il bello deve ancora arrivare, ma la soddisfazione è tanta e l'esaltazione generata da un dominio totale porta sì una certa pressione ma anche grandi speranze per un obiettivo finale che è imprescindibile per questi ragazzi.
Le ultime partite giocate dai miei Bobcats si sono rivelate più che altro una sorta di pre-season in coda alla stagione regolare: primi con dodici gare di vantaggio, per noi si è trattato di un finale di stagione teso più alla ricerca della condizione migliore, sia psicologica che fisica, in vista dei playoff che proiettato alla ricerca del risultato, ormai definitivamente acquisito e diventato dunque orpello per le partite. Ho deciso dunque di racchiudere in questo post tutti i risultati del suddetto finale, nel quale si sono visti quintetti sperimentali, rotazioni strane ed esperimenti tentati da proporre eventualmente in caso di necessità durante i playoff. I risultati conseguiti sono stati i seguenti:

vs Jazz W
vs Hawks W
@Heat W
vs wizards W
@Magic L
vs Rockets W
@Mavs W
@Cavs L
@Bucks W
vs Pacers W
vs Knicks W
vs Cavs L
vs Hawks W

Il nostro record è dunque un sontuoso 65-17 che ha dei precedenti illustri: 76ers 1982-83 e Lakers 1986-87 e 2008-09, tutte squadre che hanno terminato la stagione poi da campioni NBA. Parlando a livello personale, questo risultato mi permette di eguagliare quindi due mostri sacri della panchina gialloviola, ovvero Phil Jackson e Pat Riley, ma non è comunque sufficiente per ottenere il "Coach of the year award" (come se ci tenessi...).
Tra le note liete, infine, non può essere dimenticato l'inserimento di Carmelo Anthony nel terzo team All-NBA, anche se la menzione più importante la merita indubbiamente Russell Westbrook: è lui l'MVP con quasi 22 punti e 9 assist di media a partita, quasi il 58% dal campo con oltre il 38% da tre punti e 1.9 palle rubate a partita con annesso inserimento nel primo quintetto NBA; ma oltre le medie ad aver fatto impressione è stata la sua maturazione e leadership in una squadra che non mancava certo di "galli nel pollaio" (Anthony e Kidd-Gilchrist su tutti non scherzano certo per leadership). Per Agent 7 è stata dunque la stagione della consacrazione, ma ora tutti lo attendono al varco: dopo la sconfitta dello scorso anno alle Finals, per lui c'è un solo risultato possibile per levarsi definitivamente di dosso l'etichetta di "perdente di successo".
Tra le note negative di questo finale di stagione, registriamo i leggeri infortuni muscolari di Pekovic (che però recupererà al 100% per l'inizio dei playoff) e di Leonard (che esordirà al primo turno al 50%). Tra gli assenti eccellenti per infortunio a questi playoff si annovereranno Ginobili (strappo al crociato, carrier-ending), Paul George, Serge Ibaka (se i Thunder dovessero arrivarci, potrebbe recuperare per la finale) e Pau Gasol (che però potrebbe recuperare in corsa, dipende da dove arriveranno i Lakers, all'ultima corsa di Bryant).
Chiudo allora proprio con i playoff. Più in basso scriverò il tabellone completo, tuttavia è necessario esaltare il secondo seed ad ovest dei Suns guidati da Kemba Walker e la conferma ad alti livelli dei Pistons, l'anno scorso primi ad est. 
La tavola è apparecchiata, il servizio buono è brillante, le pietanze vanno solo riscaldate: il tempo di arrivare per tutti gli invitati e la grande festa dei 2k13-Playoff 2015 avrà inizio:

Playoff bracket:

WEST________________________________EAST
1)Thunder__________________________1)Bobcats
8) Lakers___________________________8)Pacers

4) Mavs_____________________________4)76ers
5)Kings_____________________________5)Magic

3)Blazers___________________________3)Pistons
6) Rockets__________________________6)Bulls

2)Suns_____________________________2)Heat
7)Nuggets__________________________7)Hawks

mercoledì 11 settembre 2013

2k13-Regular Season 2014-2015: Division Champions!

È ufficiale! Il primo titolo stagionale ce lo siamo accaparrati, tra l'altro con grande anticipo rispetto la fine della regular season, e dunque, comunque vada, non sarà una stagione da "zeru tituli". Si scherza ovviamente, il titolo di campioni della Southeast Division conta probabilmente meno "del due di spade quando la briscola è a mazze" ma con sé porta perlomeno l'ufficialità di essere tra le prime quattro ad est (e quindi Miami potrà ambire al massimo ad un quinto posto) ed anche l'ufficialità di essere ai playoff, cosa che renderà le successive 2k-week una specie di nuova pre-season in vista dei playoff.
Il percorso di "ufficializzazione" del suddetto titolo non è stato però facile, anche se costellato di successi. Apriamo le danze con tre gare consecutive alla Time Warner Cable Arena, in ordine cronologico contro Bulls, 76ers e Clippers. Chicago è in piena lotta playoff, viene in casa nostra per prendersi una vittoria che avrebbe un peso specifico importantissimo in classifica ma noi non abbiamo voglia di fare sconti a nessuno, fedeli al Rashidismo "Ball don't lie" sul quale abbiamo costruito la nostra mentalità. Insomma ne esce una partita aspra, tra due squadre molto fisiche e che giocano un basket molto attento in difesa ed ergonomico in attacco. La differenza la fanno allora le stelle: se Melo ne rifila 27 con 14 rimbalzi e Westbrook lo coadiuva con altri 24 e 8 assist, i 19 di Rose ed i 23 di Boozer diventano quantomai effimeri e noi portiamo a casa la gara per 89-97. Due giorni di riposo e poi ospitiamo i 76ers. Anche qua, squadra in lotta per il seed ai playoff pronta a prendersi lo scalpo della capolista, altra partita molto dura, per lo meno all'inizio, ma che poi dominiamo alla distanza. 91-103 il finale, con Westbrook che mette l'autografo su 22 punti e 11 assist per prendersi lo scettro di migliore in campo. Un giorno di vacanza e poi siamo di nuovo in campo con i "miei cugini", ormai orfani di CP3 e ritornati nell'oblio. Tra parenti tuttavia ci si conosce e loro si portano dietro uno specchio enorme e ce lo piazzano davanti in maniera da "costringerci" a guardare la nostra bellezza: ci facciamo tirar dentro in una partita punto a punto, giochiamo come un ammasso di singoli e perdiamo rocambolescamente con il tiro per il pari di Anthony che gira beffardo sul ferro per poi cadere dalla parte sbagliata. Non ho niente da dire ai ragazzi, sanno che sono infuriato ma neanche tanto poi perché questa è l'immancabile sconfitta "da Lakers" tipica delle mie squadre.
Facciamo i bagagli perché ci aspetta una 2k-week in trasferta: Salt Lake City, Indianapolis, Chicago e Boston (in back to back) le nostre mete. In terra mormone andiamo con Melo ufficialmente guarito, che per festeggiare sigla un trentello facile facile. Beasley però gli risponde per le rime (chiuderà a 25 con 7 rimbalzi) ed allora a fare la differenza è più Pekovic con 20 punti e 11 rimbalzi che Westbrook, fermo a quota 16+8 assist. Con il 92-86 diventiamo ufficialmente Southeast Division Champions ma soprattutto riscattiamo la sconfitta contro i Clippers che proprio non ci era andata giù. Si va poi a casa dei Pacers. La franchigia guidata da Larry Bird è in assoluta difficoltà, sebbene difficilmente fallirà l'arrivo ai playoff, perché si presenta con George e Granger infortunati. La loro panchina, non certo profondissima già di suo, si è dunque accorciata ulteriormente e noi giochiamo una partita orientata a sfruttare questa debolezza: con una prova corale eccezionale per intensità ed aggressività, mettiamo in difficoltà i padroni di casa che nulla possono contro la partita impostata da noi. 111-94 il finale e vittoria che ci permette anche di ammutolire qualsiasi voce che paventava la nostra possibile voglia di giocare a sceglierci l'avversario. Dopo un giorno di riposo siamo di scena a Chicago: dopo la sconfitta di dieci giorni fa, Chicago è pronta a rifarsi con gli interessi, ma non ha fatto i conti con il mostruoso Anthony. Melo sarà l'MVP con una gara monstre da 36 punti, 10 assist e 4 rimbalzi, ma tutta la squadra giocherà una partita spaventosa su entrambi i lati del campo. Rose tenuto a 12 punti, Boozer a 10 e Deng a 9 sono testimonianza della nostra fame di vittorie, il 119-103 finale è invece il poster con cui gridiamo alla lega che noi siamo super-concentrati e non vogliamo cali di tensione. Ulteriore conferma la daremo a Boston. Agent 7 mette a referto 28 punti e 12 assist, Pekovic altri 20+10 tondi tondi e ai rivali (personali) per eccellenza non basta la prova da 25 punti di Jeff Green. Espugniamo Boston, suoniamo la quarta sinfonia di vittoria e ci issiamo sul 55-14 con un incredibile +14 in classifica sugli inseguitori. Ah, quasi dimenticavo, siamo anche campioni di Division, queste sì che sono soddisfazioni!

lunedì 9 settembre 2013

2k13-Regular Season 2014-2015: "Qui c'è qualcuno che porta sfiga..."

Ecco, lo sapevo, stava filando tutto troppo liscio, quella calma era sospetta... Si potrebbe andare avanti all'infinito ma i fatti non cambierebbero e poi, lo dice lo stesso titolo del blog, la palla non mente, dunque evidentemente doveva andare così. Che poi, ad essere sinceri, "così" non è poi neanche tanto male, visto e considerato il mostruoso record di 49-13 con cui ci affacceremo all'ultimo 2k-mese di regular season. Peccato che "così" prevede anche un leggero infortunio per Anthony, distorsione all'alluce, che lo costringerà a scendere in campo a mezzo servizio per circa due 2k-week, peccato che "così" includa anche un Thabeet che pensavo fosse molto meglio e che ci fa bramare il ritorno di Biyombo come se stessimo aspettando Shaq.
Iniziamo queste due 2k-settimane contro i Grizzlies. Il nostro spaventoso andamento, striscia aperta di dieci vittorie, non è motivo di relax nella trasferta di Memphis, squadra in fase di transizione ma sempre molto temibile e ben costruita. Fatichiamo non poco, anche perché James Anderson sigla 31 punti (!!!), e dobbiamo rivolgerci alla premiata ditta di demolizioni (degli avversari) Anthony-Westbrook per portare a casa una vittoria per 103-96. Non c'è il tempo di rifiatare che alla Time Warner Cable Arena arrivano i Bucks. Con loro arriva anche la sconfitta che ci infliggono, in una partita in cui soffriamo particolarmente il ritmo delle loro guardie (Ellis 25) ma anche dei ritmi alti che siamo incapaci di sostenere a causa del back2back. Abbiamo il tempo però di recuperare, perché passano tre giorni prima di scendere nuovamente in campo contro i 76ers. I nostri tifosi si aspettano la riscossa, noi invece ci facciamo tirar dentro in una gara punto a punto e i 32 di Westbrook si riveleranno effimeri perché arriva la seconda sconfitta consecutiva per 101-95. Apriti cielo! La stampa sportiva parla già di crisi, di tensioni tra Westbrook e Melo (inventate), di panchina traballante... A fare le spese della nostra furia e voglia di rivalsa sono i malcapitati Lakers, venuti sempre alla TWC Arena per il secondo back to back settimanale. LA è molto più aggrappata ad Howard di quanto non sembri e noi infatti li mettiamo in difficoltà caricandolo di falli, Kobe ha annunciato il ritiro a fine stagione ma comunque ci confeziona 28 punti in faccia, tuttavia la nostra fisicità fa la differenza e otteniamo la vittoria per 97-114 dopo un finale di garbage time.
Un giorno di riposo e poi si va nella città della NASA a far visita ai Rockets. È un test importante, contro una squadra che corre e gioca a ritmi alti e questo test lo passiamo a pieni voti: teniamo Harden a 12 punti, mentre Agent 7 e Meluzzu combinano per 56 punti conditi da 12 assist del play e la vittoria per 82-94 è evidentemente la giusta ricompensa per una grande prova di squadra. Altro giorno di pausa, e poi di nuovo alla Time Warner Arena per ospitare i Grizzlies in cerca di rivincita. Ottengono invece la "riperdita" per merito di un Micheal Kidd-Gilchrist che ci rammenda di essere un all star siglando 31 punti e 12 rimbalzi in una partita dominata dall'inizio alla fine. È questa però la gara in cui Melo si fa male, niente di grave fortunatamente, e la cosa ci mette un po' in apprensione per la sfida in back to back contro "i cugini" che ci attendono a New Orleans. Melo però risponde da campione, stringendo i denti e siglando 24 punti, Westbrook fa l'MVP e fa 22+14 assist e i 38 punti di Gordon servono solo a metterci in difficoltà ma non sono sufficienti per impedirci di vincere 114-106. Abbiamo un giorno di pausa e poi siamo di scena ad Atlanta, contro i "lunghissimi" Hawks. Che per noi è una partita difficile lo sappiamo già, in quanto il reparto lunghi dei padroni di casa è profondissimo, se poi gli arbitri ci massacrano un nostro reparto lunghi costruito per non giocare contro i suddetti Hawks, è finita. Westbrook scrive a referto 28, ma non bastano perché Melo paga un po' la difesa di Smith e l'infortunio al piede e noi subiamo la sconfitta per 99-107.
Ancora primi (dieci gare di vantaggio sulle inseguitrici), ancora con record positivo nonostante qualche acciacco e con Westbrook incredibilmente primo alla corsa per l'MVP. Sono tutti che attendono un nostro passo falso...

venerdì 6 settembre 2013

2k13-Regular Season 2014-2015: 2k-coincidenze

"2k12-Dicembre 2013, Raptors@Magic. Ryan Anderson è a terra, si tiene il ginocchio sinistro e grida di dolore, la gravità dell'infortunio è chiara a tutti, Howard e Clark aiutano i sanitari a metterlo sulla barella e la diagnosi sarà lapidaria: strappo al crociato, stagione finita per lui. I Magic saranno costretti ad andare sul mercato, tra i free-agents pescheranno Nick Collison il quale sarà poi determinante per il titolo più speciale, l'unico nel SIM-World, per coach Alp89. 
2k13-Febbraio 2015, Magic@Bobcats. Bismarck Biyombo è a terra, si tiene il ginocchio sinistro e grida di dolore, si capisce subito che è una cosa seria, Pekovic e Len aiutano i sanitari a metterlo sulla barella ma la diagnosi non sarà così lapidaria: grave distorsione al ginocchio, 4-6 settimane di stop. I Bobcats sono comunque costretti ad andare sul mercato e tra i free agent pescano Hasheem Thabeet. Sarà determinante il tanzaniano nella corsa al titolo in questo Swagged-World?"

Le testate giornalistiche di Charlotte (e dello Swagged-World) non parlano d'altro, l'infortunio di Biyombo, l'arrivo di Thabeet e questo incredibile punto di incontro tra due storie apparentemente inconciliabili quasi oscurano le imprese dei miei Bobcats e gli eventi dell'All Star Weekend. Eppure di temi da trattare ce ne sono parecchi. La corsa dei Bobcats sembra essere inarrestabile e nella 2k-week che precede il weekend delle stelle firmiamo tre vittorie importanti che chiudono virtualmente qualsiasi discorso sulla classifica finale. Ci liberiamo infatti, in ordine cronologico, dei Bucks, dei Blazers e dei Raptors senza lasciare speranza alcuna agli avversari. La prima sfida, giocata a Milwaukee, è l'occasione per vedere Westbrook flirtare con la tripla doppia, ma anche una vittoria importante contro una squadra che ci può mettere in difficoltà grazie ad un reparto guardie molto profondo e ricco di talento. Il 93-85 finale è testimonianza che la gara ce la siamo dovuta sudare ma anche che, piaccia o no, attualmente siamo uno schiacciasassi. Contro Portland poi arriva la conferma sul suddetto tema, ma anche una prova di forza non indifferente. Portland è infatti seconda ad ovest, gioca un basket moderno grazie ad un quintetto (Lillard-Batum-Matthews-Gallinari-Aldrige) eclettico e ricco di soluzioni e scende in campo alla Time Warner per vincere. Il "problema" è convincere Anthony e Westbrook a farsi da parte, perché i due attualmente sono la coppia più esplosiva della lega, ed infatti sono loro a guidarci alla vittoria per 89-103 con Agent 7 ad un passo dal trentello. Un giorno di riposo e arrivano i Magic, arriva la vittoria (l'ottava consecutiva) ma arriva anche l'infortunio di Biyombo di cui abbiamo parlato sopra.
Arriva il tanto sospirato All Star Weekend (West-Est 124-120, Durant MVP con 42 punti) ma in sede con Michael e Cho dobbiamo trovare un lungo che possa sostituire il congolese nel prossimo mese e mezzo. Dal Congo alla Tanzania il passo non è lunghissimo, specialmente se lo fa una bestia di 225 centimetri, con l'attitudine di giocare a pallacanestro di un comodino. Arriva Thabeet dunque; l'idea è che lui e Len (che praticamente giocava scampoli minimi di partita) assieme possano darci quanto ci dava Biyombo da solo e quindi avranno circa dieci minuti a testa per mettersi in mostra e per far rifiatare Pekovic.
Il primo test del nostro nuovo assetto non è dei più facili: ci fanno visita gli Heat, ancora privi di Wade (prossimo comunque al rientro) ma pur sempre terzi ad est. È una grande gara, Melo tira male, LeBron è spaventoso ma attualmente Westbrook è semplicemente l'MVP: produce un indotto di circa 20 punti a cavallo tra terzo e quarto periodo, concluderà con 23 punti nel secondo tempo, firmerà la doppia doppia da 34 punti e 10 assist (condita da 5 rimbalzi e 3 rubate) e ci condurrà alla vittoria per 96-103. Facciamo subito le valigie e ci presentiamo in Texas, ospiti dei San Antonio Spurs. Come detto, gli Spurs sono in piena fase di ricostruzione, hanno un record perdente, un livello tecnico medio-basso nelle individualità (spicca solo Parker) ma comunque sono una squadra difficile da affrontare. Fatichiamo un po' all'inizio per via delle gambe pesanti, poi però usciamo alla distanza più con il talento che con altre qualità e suoniamo la vittoria consecutiva numero dieci.
44-10 il record, primi per distacco in classifica, scalpi importanti ottenuti, incredibile "coincidenza storica" e un giocatore che gioca da MVP. Che sia veramente questa la squadra del destino?

martedì 3 settembre 2013

2k13-Regular Season 2014-2015: Gli esami non finiscono mai

Una squadra dal record "clamoroso", un serio candidato all'MVP, il più antipatico antagonista di LeBron James (che di per sé sta sui cosiddetti a parecchia gente), un 2k-allenatore "alieno" e una lega che li aspetta tutti al varco. Non è il prossimo film in uscita nelle sale, ma come si presentano le prossime due 2k-week per i miei Bobcats, attesi da un mini-tour che non fa dormire certo sonni tranquilli e da sfide interne tutt'altro che semplici.
Chi ben comincia è a metà dell'opera, si dice in giro. Allora, la domanda sorge spontanea, dove si trova nella suddetta opera chi inizia male? Sì, perché affrontiamo l'ultima gara in casa prima del tour subendo una sconfitta contro i Pistons per 99-82 con Singler (!!!) che firma 19 punti, Drummond che regala ai suoi un 18+9, mentre noi naufraghiamo nonostante un Westbrook da 20 punti e un Melo da 19. La sconfitta non mi rende certo felice, anche perché in back to back apriamo il tour precedentemente annunciato con una trasferta a Brooklyn che si preannuncia infuocata. Le previsioni vengono rispettate, ma noi giochiamo un quarto periodo da applausi e portiamo a casa una splendida vittoria, per 113-91. Westbrook è l'MVP con 23+10, ma apporto importante anche da parte di MKG che sigla una doppia doppia da 16+12 rimbalzi; inutili ma come al solito irritantissimi i 24 punti di Iso-Joe. Un giorno di riposo e poi si va in scena a Boston, contro dei Celtics in piena bufera. Quarta squadra in overall ma record ampiamente negativo, i verdacci sono diventati il nostro incubo e dunque minaccio la squadra con lo spauracchio dei gradoni, quattro-sei-quattro e suicidi vari in caso di sconfitta. "Con le buone" i ragazzi si impegnano più del solito, ma il Celtic-Pride di Boston ci costringe a fare i salti mortali: Melo con 32 punti (perfetto dal campo!) e Westbrook MVP da 28+9 assist ci guidano alla vittoria, nonostante un indemoniato Jordan Crawford da 33 punti e un Rondo da 15 assist.
La sfida con Boston anticipa un trittico terribile di trasferte: New York, Indianapolis e Philadelphia. La trasferta al Madison è la classica partita del cuore per Melo. Subissato dai fischi dopo il grande tradimento della scorsa 2k-summer, Carmeluzzu gioca una partita in soggezione nella quale segnerà solo 12 punti. Fortuna che noi abbiamo Agent 7, che problemi se ne fa pochi fischi o non fischi, e che questa volta Pekovic si innalza a secondo violino, siglando una prestazione da 20 punti. La W per 97-91 è un enorme premio per i ragazzi, ed è anche un trampolino di lancio in vista della sfida in back to back contro i Pacers, secondi ad est e decisissimi a dimostrare il loro valore in una partita dall'altissimo contenuto emotivo. Indiana ha tutto l'interesse nel vincere, psicologicamente sarebbe importantissimo metterci una pulce nell'orecchio, ma attualmente giochiamo una pallacanestro straordinaria e, soprattutto, siamo mentalmente solidissimi. Giochiamo una prova di squadra straordinaria, Westbrook è il nostro MVP da 19 punti, 9 assist e 5 rimbalzi, mandando 7 giocatori in doppia cifra e tenendo Hibbert a 5 rimbalzi e George a 10 punti. La vittoria, 112-92, consecutiva numero quattro è dunque servita. Un giorno di riposo e poi si va a casa dei 76ers, squadra molto solida e costruita bene che sta però subendo le sfortune chiamate "Bynum infortunato". Holiday è ormai tra i migliori playmaker della lega e infatti ci stampa in faccia 34 punti, ma Westbrook attualmente fa un altro mestiere e a conferma di ciò firma 16 assistenze, la maggior parte per uno straordinario Carmelo Anthony da 29 punti. Insomma, nonostante lo stanchezza per il tour e per le sfide di alto livello, chiudiamo imbattuti questo ciclo terribile, ottenendo la vittoria anche a Philadelphia. Si chiudono i bagagli e si torna a casa, per la sfida interna contro i Golden State Warriors. Squadra tosta quella del reverendo Jackson, ma le linci del North Carolina attualmente fanno paura: giochiamo "con loro", subiamo il loro stile (Klay Thompson sarà infatti autore di 36 punti) ma grazie alla prestazione da MVP di Westbrook  (31+9 assist) ed alla completezza di Kidd-Gilchrist (16 punti, 5 assist, 4 rimbalzi e 4 stoppate) riusciamo a mantenere aperta la striscia di vittorie.
Una prova difficile per questa squadra è stata superata, ma altre prove altrettanto toste ci attendono. Siamo pronti ad affrontarle, consci del fatto di avere due giocatori convocati all'All Star Game (Westbrook e Anthony) e che uno di essi è anche un serissimo candidato all'MVP (Westbrook è attualmente secondo nella corsa al titolo).

domenica 1 settembre 2013

2k13-Regular Season 2014-2015: L'epifania (quasi) tutte le sconfitte si porta via

"Winning is not a sometime thing; it's an all the time thing. You don't win once in a while; you don't do things right once in a while; you do them right all of the time. Winning is a habit.". Lo sosteneva Vince Lombardi, io la frase l'ho appesa tramite un cartellone all'ingresso dello spogliatoio e sembra che i ragazzi abbiano recepito il messaggio. Vincere è un'abitudine, oppure vincere aiuta a vincere si dice qua in Italia, fatto sta che questi Bobcats si stanno abituando a vincere sempre più e nel periodo post-natalizio infiliamo un filotto di vittorie che sembra riscrivere la geografia della lega. Sapevo che questa squadra potesse fare bene, ma qua si va oltre le mie più rosee aspettative.
Iniziamo il 2k-mese pre-All Star Weekend completando un mini-tour di trasferte; siamo ospiti prima dei Golden State Warriors, squadra che storicamente soffro per il suo stile frizzante di gioco, e poi andiamo nella capitale a far visita ai Wizards. Contro gli uomini del reverendo Jackson giochiamo una grande partita, concentrati e attenti sin dalla palla a due, ordinati in attacco ed efficaci in difesa e dunque portiamo a casa una bella e convincente vittoria. Contro i Wizards, invece, giochiamo peggio, un po' troppo disattenti e con poco mordente. Per nostra fortuna a Washington stanno già pensando alla prossima stagione e quindi, nonostante un Bradley Beal da 22 punti, riusciamo comunque a vincere per 102-93, per merito anche di un Michael Kidd-Gilchrist in versione tuttofare (18 punti, 7 assist, 6 rimbalzi, 4 rubate e 3 stoppate). Finisce il tour e noi, dopo un giorno di riposo, torniamo alla Time Warner Arena per ospitare i Bulls. Che partita che potrebbe essere: Rose contro Westbrook, Pekovic contro Noah, Melo contro la difesa di coach Thibodeau... Invece Chicago è falcidiata dagli infortuni, Rose e Noah non sono disponibili, e i Bulls stanno dunque soffrendo un livello qualitativo che si è comunque abbassato (è andato via Gibson): portiamo a casa una roboante vittoria per 86-106, nonostante Marquis Teague faccia una signora doppia doppia (24+12) al cospetto di Westbrook, comunque MVP della partita con 29 punti e 13 assist.
Non c'è tempo per fermarsi, non c'è tempo per pensare, c'è solo da scendere in campo nuovamente dopo un solo giorno di pausa, sempre alla TWC Arena, questa volta contro gli Heat. Miami si presenta senza Wade, infortunato, ma è comunque decisa a giocare una grande partita ma noi non siamo certo disposti a lasciare loro vita facile. La gara è combattutissima, l'equilibrio regna sovrano ma Anthony è in una di quelle serate in cui è ingiocabile per gli avversari. Segna a ripetizione, è una macchina e ci trascina alla vittoria, nonostante un LeBron da 26 punti + 8 rimbalzi + 7 assist, con una prestazione eccezionale: 39 punti, 9 rimbalzi e 6 assist. Superati di slancio gli Heat, si presentano a Charlotte in San Antonio Spurs, orfani di Duncan (ritiratosi in estate) e in piena fase di ricostruzione. È una partita difficile a livello psicologico, perché è molto semplice fare un passo falso contro una squadra in difficoltà, ma questa volta riusciamo a rimanere concentrati, siamo solidi e reattivi e firmiamo la vittoria consecutiva numero cinque. Si fanno i bagagli e si va a Detroit per una sfida di alto livello contro i Pistons. Siamo sicuri di noi, trasudiamo certezze e proprio per questo pecchiamo in cattiveria e rabbia agonistica. Detroit ci sorprende, lotta fino alla fine e prima ci costringe all'overtime e poi ci scippa la vittoria proprio al supplementare, infliggendoci la seconda sconfitta del 2k-mese. Ci rimaniamo male, ci arrabbiamo con noi stessi, ci sentiamo un po' polli ed a farne le spese sono i dinosauri da Toronto, ospiti per l'occasione alla Time Warner Cable Arena: asfaltiamo letteralmente i Raptors, con Westbrook e Anthony sugli scudi ma anche, più in generale, con una prestazione difensiva di livello eccelso.
Per fare un favore a qualcuno, i Kings sono quarti in classifica ad ovest, mi vedo "costretto" a leggere la classifica e faccio una scoperta incredibile: siamo primi in classifica generale, e fin qui potevamo pure aspettarcelo, con 5 gare di vantaggio (!!!) sulla seconda, e questo non ce l'aspettavamo di certo. Ora la domanda, inevitabile, è questa: soffriremo di vertigini?

martedì 27 agosto 2013

2k13-Regular Season 2014-2015: A cavallo di due 2k-anni

Il periodo natalizio, si sa, è periodo di grandi abbuffate, cene e pranzi interminabili da cinquanta portate almeno, che sembrano non finire mai. L'NBA, nonostante le abbuffate, non si ferma e dunque i miei Bobcats sono costretti a scendere in campo anche in questo periodo di feste, che ci porterà al tanto agognato capodanno con susseguente arrivo del nuovo 2k-year.
Ancora storditi dalla "luculliana vittoria" del Christmas Event, andiamo dai dimessi Wizards (così li avevo appellati...) orfani di Wall per subire una sconfitta di misura per 106-107. La nostra è la classica partita più da Lakers che da Bobcats: svogliati, supponenti, privi di mordente e scollati come non mai, meritiamo la sconfitta che arriva beffarda con l'ultimo tiro di Anthony sputato dal ferro dopo una strepitosa rimonta (per la serie Ball don't lie). La sconfitta mi fa arrabbiare parecchio e negli spogliatoi tuono ferocemente. I risultati si vedono nella vittoria per 77-108 contro i Raptors: nonostante il back to back, siamo attenti, concentrati, pronti e reattivi e massacriamo una ormai atavica "non-squadra". Un giorno di riposo e, sempre alla Time Warner Cable Arena, ospitiamo gli Hawks. La partita si presenta come una sfida piuttosto difficile per noi, poiché Atlanta ha un reparto lunghi di altissimo livello, tuttavia noi li mettiamo in difficoltà al contrario giocando a ritmi elevatissimi, costringendoli a correre e allargando spesso e volentieri il campo. Arriva un'altra bella W, 88-115, nella quale Melo e Westbrook combinano per 54 punti ma che è giocata bene più generalmente da tutta la squadra. Arriva il capodanno, ma noi non ci fermiamo anche perché dopo un paio di giorni facciamo l'esordio nel nuovo 2k-year, sempre alla TWC Arena ma questa volta contro i Cavs. Nonostante i "sudditi traditi" abbiano messo su una bella squadra, noi abbiamo ufficialmente smaltito le scorie natalizie e giochiamo una partita eccezionale: la nostra difesa stritola i nostri avversari ed arriva la terza W consecutiva, 94-127. Non è tutto oro quel che luccica però, a fine gara infatti Agent 7 zoppica vistosamente ed il responso sarà di un leggero e dolorosissimo (ma non grave) infortunio all'alluce che lo tormenterà per un po' (-4 punti di overall).
Il banco di prova per il nuovo "zoppo"è l'ultima sfida alla TWC Arena prima di un mini-tour ad ovest, contro gli anziani Celtics. Melo la mette sul personale e sigla 28 punti ma, a causa soprattutto di un paio di automatismi da registrare, non sono sufficienti per battere i verdacci personalissimi acerrimi nemici: The Truth ce ne stampa in faccia 24 e Rajon Rondo sfrutta al meglio le difficoltà di Westbrook (comunque autore di 22 punti) per firmare 14 assist e guidare i suoi alla vittoria. La sconfitta contro Boston è per me un'occasione troppo ghiotta per non tirare le orecchie alla squadra (ma la verità è anche che preferirei perdere 78 partite in regular season purché le uniche quattro vittorie siano contro i Celtics) e gli effetti si vedono immediatamente nella partita contro i Blazers, secondi ad ovest e prima trasferta del precedentemente annunciato mini-tour. Lilliard e Westbrook sostanzialmente si annullano a vicenda ed allora a fare la differenza ci pensa il nostro Carmelo Anthony, che ci guida con 34 punti e 8 rimbalzi. La partita è comunque vibrante, noi sempre avanti ma Portland sempre attaccata e vigile, e la portiamo a casa di autorità grazie ad un gran finale. C'è stata anche l'occasione di vedere la sagra delle stoppate: Anthony Randolph ce ne ha affibbiate quattro, Aldrige (solita doppia doppia per lui) altre tre, ma la giocata della partita la fa Biyombo con una stoppata al tabellone su Lilliard che fa saltare tutti sulla sedia (come Sua Altezza Reale). La vittoria contro i Blazers è di quelle che ti danno fiducia, perché Portland è un campo difficile (specialmente considerata la mia anima gialloviola) e dunque scendiamo in campo convinti e pronti a far bene a Denver, altro campo non semplicissimo. Ma quando dico che questo è uno sport da giocare prima con la testa, mi riferisco esattamente alla nostra prestazione contro le pepite: siamo "rock solid" a livello mentale, giochiamo aggressivi e concentrati e portiamo a casa dunque un'altra importante vittoria. Mattatori indiscussi Westbrook e Anthony, soprannominati dai giornali "la coppia più bella del mondo": 27 punti e 8 assist per l'ex illustre; 25 punti, 7 rimbalzi e 4 assist per Westbrook, ovviamente alla faccia dell'infortunio.
Siamo primi in classifica abbondantemente, abbiamo un serissimo candidato all'MVP e, a detta di quasi tutti gli addetti ai lavori, il miglior Melo di sempre. "Cosa vuoi di più dalla vita?" recita una nota pubblicità: la vittoria contro i Celtics...