mercoledì 29 maggio 2013

2k13-Regular Season 2013-2014: Opening Week!

« Annuntio vobis gaudium magnum:
habemus Superstar!
Eminentissimum ac reverendissimum dominum,
dominum Russell

National Basketball Association Cardinalem Westbrook
qui sibi nomen imposuit Agent VII»


Non vorrei fare la parte del guastafeste, ma mi pare che qui, a Charlotte, la situazione ci stia un po' sfuggendo di mano. Il testo in latino di sopra riportato è solo un piccolo spezzone esempio, goccia nell'oceano dei vari articoli che si possono trovare sui giornali del North Carolina. Insomma è bastata l'opening night ed è già scattata la "Westbrook-mania". Come mai questo entusiasmo? Presto detto: 24 punti, 7 assist e 7 rimbalzi sono i numeri del nostro nuovo #7 nella vittoria nella prima gara dell'anno contro i Bulls. Vinto il duello personale con Rose, tenuto a 21 punti nonostante un'aggressività del nativo della Windy City mai vista durante la scorsa serie di playoff, vinta la gara per 91-103 e mandato il classico segnale a tutta la lega: quest'anno, per l'argenteria ci siamo pure noi. La gara con i Bulls ci permette, tra l'altro, di notare un paio di cose tanto interessanti con il nostro nuovo assetto: primo, difensivamente siamo spaventosi e corriamo il campo in maniera divina; secondo, Pekovic ci dà una dimensione sotto canestro che l'anno scorso ci sognavamo; terzo, quanto è forte MKG che cambia ruolo, ma non il suo impatto sulla gara, risultando a larghi tratti decisivo.
Stagione da 82-0 che allora si prospetta all'orizzonte? A riportarci subito con i piedi per terra ci pensano i Mavericks, di cui siamo ospiti nella seconda partita stagionale, in back to back (un toccasana partire con un back to back...). Dallas è una squadra in fase di transizione da ormai un paio d'anni, sono aggrappati al talento, ormai un po' anzianotto, di Dirk e giocano un basket molto pulito per merito di un allenatore molto preparato. Noi per ora stiamo affilando le armi, dunque appena andiamo un po' sotto fisicamente, più per stanchezza nostra che per altro, ci incartiamo. Westbrook e Pekovic mettono su numeri importanti, ma non riescono a tirare tutti gli altri ed ecco allora che arriva la sconfitta. Le critiche sono subito pronte dietro l'angolo e la partita con i Lakers, alla Time Warner Arena, pare essere paradossalmente già il primo crocevia psicologico di una stagione che si prospetta "ad alta tensione" da questo punto di vista (la trade-CP3 non è stata ben digerita dai media). I miei amati gialloviola sono anch'essi in fase di transizione: Nash ha appeso le scarpe al chiodo, Kobe e Gasol sono in fase calante, il contorno è quello che è e Howard appare in attesa di un compagno di giochi che lo possa aiutare a risollevare le sorti di una franchigia caduta un po' in apatia. Contro i Lakers noi partiamo allora fortissimo: difesa di alto livello, attacco tutto sommato efficace e ritmo ottimo sono il nostro biglietto da visita. Paghiamo però il Mamba in fase calante: il 24 ce ne stamperà in faccia 45 con 8 assist, mentre Howard si limiterà a fare 20+17. Non basta però ai Lakers, visto che noi "habemus Superstar...National Basketball Association cardinalem Westbrook": "agent seven", come viene chiamato dopo il cambio di numero (come quello in nazionale), ci trascina nei momenti decisivi con un paio di giocate spaziali, voli sopra il ferro che fanno tremare l'arena intera e jumper dalla media che arrivano come una mannaia per gli avversari. Non si può però dimenticare la prestazione di Pekovic, 21+11 a cospetto di DH12 (per me è forse la notizia più importante) ed il solito impatto totale di Kidd-Gilchrist e Kawhi Leonard (15+10 rimbalzi). Insomma, la partita è bella e divertente e la spuntiamo solo nel finale per 112-115.
L'ultimo impegno della nostra prima 2k-week è a Memphis, contro i Grizzlies. Un'altra gara molto bella, tra l'altro sfida interessantissima perché abbiamo contro probabilmente il frontcourt più difficile da affrontare per noi. La gara è uno spettacolo, Westbrook e Pekovic ormai non fanno più notizia, ma è in generale tutta la squadra a giocare molto bene. Certo, vanno ancora trovati gli automatismi in attacco, ma se la nostra difesa si mantiene a questi livelli, possiamo toglierci delle soddisfazioni. La partita la vinciamo noi, all'overtime, per 111-106 e dopo questa gara ci ritroviamo con un record più che positivo di 3-1. 
Tirando le somme, una partenza più che positiva, ottima l'integrazione dei nuovi e basi che appaiono abbastanza solide. Si deve migliorare offensivamente, dobbiamo ancora trovare la giusta rotazione e tenere presente che il ritorno di Kemba Walker scombinerà nuovamente le carte in tavola: la regular season, si prospetta molto interessante!

lunedì 27 maggio 2013

2k13-Summer 2013: La lunga estate caldissima.

RC: "...Micheal, ti prego, almeno tu, cerca di farlo ragionare!"
MJ: "Rich, senti io non me la sento di andargli contro... È arrivato alle semifinali di conference seguendo le sue idee, mi sembra il caso di dargli fiducia"
RC: "Oh Santo Cielo! Non mi puoi dire che sei d'accordo con lui! Qua rischiamo di far scoppiare il finimondo!!! Ma come lo spieghiamo alla gente!?!?"
ALP89: "Ma chi se ne frega di come lo spieghiamo alla gente!?!? Ragazzi, sono sempre stato chiaro con voi: o a modo mio, o me ne vado e amici come prima. Ho già controllato, l'aereo per Los Angeles parte tra..."
MJ: "Ok ok, non c'è bisogno di fare questa pantomima. Rich, chiama Presti, è inevitabile, ha deciso così e io voglio dargli fiducia..."
RC: "Sei tu il proprietario, sei tu che decidi e sei tu che hai l'ultima parola. Ma sappi che io non sono d'accordo e ci massacreranno..."
La riunione-maratona per stabilire gli ultimi dettagli per la 2k13-estate dei Bobcats è terminata così. Esco dalla stanza ed un ghigno soddisfatto solca il mio volto, mentre mi preparo ai titoloni dei giornali di domani, che puntualmente si presentano. Generalmente si parla di "blockbuster trade", questa volta il paragone con la Rivoluzione Francese è invece il passaggio meno azzardato. Aggiungerei pure giustamente, visto che la riunione di cui sopra è servita per mettere in piedi uno dei famosi "scambi del secolo": Chris Paul va in maglia Thunder, Russell Westbrook è dei Bobcats!
La trade però ha origini lontane. Dopo le Finals e le vacanze, inizio a lavorare per la prossima stagione, consapevole del fatto di avere abbastanza margine per firmare un grande free-agent e che, nella lista di questi appunto, si trova CP3. Con il ragazzo ho un trascorso importante, ma ciò che è accaduto in un 2k-mondo (per me) resta nel 2k-mondo, ed allora mi viene in mente un'idea: firmerò CP3, ma sarà pedina di scambio immediata. Ma chi posso prendere con "usando" CP3? Ovviamente un giocatore dello stesso livello, magari messo in discussione a causa di una stagione a dir poco turbolenta. C'è solo un nome nella mia testa, ovvero il playmaker dei due volte finalisti (perdenti) dell'ovest: Russell Westbrook. Organizzo una cena fra tutti e tre, spiego loro la mia idea e la cosa appare subito allettante perché appare come uno scenario di soli vincitori: CP3 potrà dare finalmente l'assalto all'anello insieme a Durant, Westbrook avrà l'opportunità di dimostrare di poter essere un primo violino, io avrò il tassello mancante del mio puzzle. Resta solo da sentire il parere di Sam Presti, dal quale però mi presento con un'offerta che non si può rifiutare, ovvero scambio secco CP3-Westbrook. Il resto è storia.
L'arrivo di Westbrook è il primo passo della nostra estate. A Russell ho promesso una squadra competitiva ed allora devo completare un roster che è sì arrivato alle semifinali di conference ma che si è pure dimostrato inadeguato a competere a certi livelli. La più grande lacuna della squadra risiedeva nell'assenza di un lungo dominante e tra i free agents pesco un'altra mia vecchia conoscenza che sicuramente fa al caso mio: Nikola Pekovic firma un quadriennale a circa 7 milioni a salire e sarà il nostro centro titolare. L'altra grande lacuna della stagione era stata la difesa sulle superstar. Kidd-Gilchrist era la nostra seconda opzione offensiva, ma spesso doveva marcare anche il miglior esterno degli avversari e si ritrovava scarico in attacco. Ho quindi la necessità di prendere un giocatore capace di difendere forte e magari dare una mano in attacco. Ed ecco che scatta la seconda clamorosa trade della nostra estate: spediamo due prime scelte 2014 ottenute in sede di draft (Blazers e Kings, ma non ci metto la mano sul fuoco, prime scelte che presumibilmente saranno di livello discreto comunque) più Tyrus Thomas e Jeff Taylor a San Antonio per ottenere in cambio Kawhi Leonard. Sempre in sede di draft, in previsione dell'arrivo di un grande campione, avevo scambiato Sessions, Haywood e delle scelte per arrivare a Jimmer Fredette e Myers Leonard (non chiedetemi di essere più preciso perché quello che combino con gli scambi "collaterali" non lo ricordo). Dopo aver sistemato anche i prolungamenti contrattuali, capisco che manca solo un tassello: un uomo di esperienza, un veterano che possa essere il mio portavoce in campo, magari che abbia anche già qualche anello al dito e dunque sappia "come si vince". Lo scorgo quasi casualmente nella lista dei free agents, sorpreso di vederlo disposto a mettersi ancora una volta in discussione. Alzo il telefono, compongo il numero e ci mettiamo d'accordo in pochi minuti. La notizia passa sotto traccia, di essere abbiamo già alzato un bel polverone durante questa lunga estate caldissima, ma mi auguro che possa essere rivalutata a fine stagione: Derek Fisher firma un annuale al minimo salariare per i Bobcats!
Il training camp inizia dunque con delle aspettative nuove: la squadra ha mantenuto ben sei giocatori rispetto all'anno scorso e dunque il livello di chimica di squadra è già buono, ma ha anche subito dei ritocchi importanti nel quintetto. Siamo giovanissimi e talentuosi, ma forse ancora immaturi per competere per il bersaglio grosso.
Dopo gli allenamenti di rito, affrontiamo le prime amichevoli di preseason: subito una tegola, Walker si prende uno strappo addominale e ne avrà per un mesetto (completamente indisponibile) e, inutile dirlo, la cosa mi dispiace parecchio perché ci costringerà a trovare per due volte la quadratura (prima senza Walker e poi con Walker). Il nostro andamento in campo non è poi certo esaltante: il record finale parlerà di un 3-6 tutt'altro che incoraggiante, tuttavia siamo ben consapevoli che queste gare non vogliono dire niente. 
Insomma, si parte per questa nuova stagione, con l'intenzione di fare meglio rispetto a quella passata. La nostra opening night sarà "la rivincita" contro i Bulls (il calendario con me scherza sempre) alla Time Warner Arena; la rosa di questa stagione è invece (i titolari sono i primi della lista):

PM: Russell Westbrook; Jimmer Fredette; Derek Fisher;
G: Kemba Walker; Gerald Henderson;
AP: Kawhi Leonard; Reggie Williams;
AG: Michael Kidd-Gilchrist; BJ Mullens;
C: Nikola Pekovic; Bismark Biyombo; Myers Leonard

domenica 26 maggio 2013

2k13-Playoff 2013: Eastern Conference Semi-Finals; Game 5; Bobcats@Knicks

La parola "impresa" nel mondo dello sport è quantomai inflazionata. Tantissime sono le imprese sportive a cui assistiamo, numerosissimi i personaggi che diventano eroi proprio attraverso queste imprese. È nella natura umana competere ed esaltarsi per una vittoria o deprimersi per una sconfitta. Lo sanno i Bobcats che devono competere per sperare di compiere un'impresa e vincere una serie (quasi) irrimediabilmente compromessa; lo sanno i Knicks che devono competere per provare a compiere un'impresa chiamata "Larry O'Brien Trophy". New York è avanti 3-1 ed ha il primo match ball per chiudere la serie al Madison Square Garden, ma i Bobcats sono venuti in città con tutte le intenzioni di vendere la pelle a carissimo prezzo.
Carmelo Anthony vuole dimostrare di essere uomo di parola e, dopo la frase pronunciata alla Time Warner Arena in gara 4 ("We ain't coming back to Charlotte"), è intenzionato a passare dalle parole ai fatti ed inizia gara 5 in maniera impressionante. Melo è il solito quesito irrisolto per i Bobcats, spazza via chiunque provi a fermarlo e trova canestri su canestri. New York scava subito il solco, convinta di poter spazzare via la resistenza dei Bobcats immediatamente, con gli ospiti chiaramente depressi da una situazione psicologica quasi insostenibile. Charlotte trema, barcolla vistosamente e sembra andare al tappeto dopo una strenua ma infruttuosa resistenza che fa recitare al tabellone un inesorabile +16 Knicks. Un piccolo colpo di coda permette agli ospiti di raddrizzare un po' la situazione, l'artefice è soprattutto Reggie Williams che porta dalla panchina punti veloci, ed alla pausa lunga si arriva sul +13 Knicks (46-59).
I newyorchesi si aspettano il tracollo degli ospiti da un momento all'altro ed all'uscita dagli spogliatoi trasudano sicurezza. Ma Charlotte ha un cuore grande così e non si arrende mai: la gara cambia improvvisamente, i Knicks sono sorpresi dalla voglia di combattere degli ospiti e i Bobcats incominciano a ricucire lo strappo. La rimonta è lenta ma inesorabile, Walker è la mente ma Williams e Henderson sono il braccio, New York si incarta ed il Madison Square Garden inizia a tremare. Melo però è un baluardo insormontabile e continua a fare la voce grossa in attacco, ma questa volta Charlotte riesce a limitare i danni provocati dai suoi compagni di squadra e si inizia a paventare una certa sensazione di equilibrio. New York affonda un paio di colpi terminali, i Bobcats si rialzano per l'ennesima volta e Walker piazza il canestro del primo e clamoroso vantaggio degli ospiti quando mancano circa tre minuti alla fine. Charlotte arriva fino al +6, ma Melo risolve i problemi offensivi dei suoi mettendosi in proprio e trova la parità clamorosamente con ancora 48 interminabili secondi da giocare. Walker prova a spezzare l'equilibrio, ma la difesa dei padroni di casa risponde presente e si va dall'altra parte con i Knicks con in mano il match point. Anthony si prende la responsabilità, ma Kidd-Gilchrist vede premiati i suoi sforzi difensivi ed il rimbalzo di Biyombo è fondamentale. 8 secondi dal termine, pari 118, palla in mano Charlotte. Walker riceve, come in gara 3 chiama lo schema e passa sul doppio blocco, vede Kidd-Gilchrist libero però allora non penetra e lo serve immediatamente, MKG prende e spara, ma il ferro rifiuta: OVERTIME!
Le squadre sono stremate, ma Charlotte prova a mettere lo stesso pressione ai padroni di casa, partendo forte dopo la seconda palla a due e portandosi di nuovo sul +4 grazie a due magie di Kemba Walker. I Knicks però non mollano, Kidd è un condottiero straordinario e mette due triple back2back che ribaltano il risultato. Kidd-Gilchrist sigla il pareggio, poi stoppa Anthony e mette dall'altro lato il +2 con 55 secondi da giocare: sarà l'ultimo sussulto della stagione dei Bobcats. Anthony passa la metà campo, riceve il blocco e spara dal palleggio da 3, e trova solo la retina per il +1 Knicks. Charlotte vuole rispondere, ma Chandler stoppa nella stessa azione sia Williams che Henderson. Si va dall'altra parte, Kidd manovra, trova il varco e poi ancora l'assist per JR in angolo: tripla a bersaglio e +4 Knicks con 15 secondi da giocare. I Bobcats non ne hanno più, Walker mette piedi per terra Williams, il ferro rifiuta, Chandler prende il rimbalzo, lancia Smith in contropiede per la rovesciata in uno contro zero. È finita, un plauso ai Bobcats, ma i Knicks volano alle finali di conference!
Finisce 129-135 New York. MVP Anthony, 39+7+7 per lui. Stat ne aggiunge 24 con 8 rimbalzi, 15+16 rimbalzi per Chandler. Per i Bobcats il top scorer è Reggie Williams, 31 punti con 9 su 14 da 3; Henderson ne altri 29 dalla panchina; Walker chiude con 25 e 16 assist, 18 punti per Kidd-Gilchrist ma alla fine Anthony si è dimostrato uomo di parola!

New York wins series 4-1.
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How it ended:
I Thunder, dopo aver spazzato via 4-0 i Nuggetts, si ripetono con i Lakers, orfani però di Howard (infortunatosi in gara 5 nella serie vinta 4-1 contro Dallas), e si presentano da finalisti ad ovest.
Ad est, Miami vince in gara 7 contro i 76ers per poi schiantare 4-2 i Knicks e preparare la rivincita delle Finals 2012.
Le Finals sono quindi una questione tra Thunder ed Heat, solo che a fattore campo invertito rispetto al 2012. Il risultato cambierà nella forma ma non nella sostanza: Miami campione per 4-2 (back2back titles) e James MVP delle finali! Ed ora, postseason!

sabato 25 maggio 2013

2k13-Playoff 2013: Eastern Conference Semi-Finals; Game 3 & Game 4; Knicks@Bobcats

Game 3
Il discorso di Al Pacino in "Ogni maledetta domenica" viene ripetuto senza soluzione di continuità per tutta Charlotte, ad accompagnarlo le magliette spuntate prima di gara 6 contro i Bulls con la scritta "Not even the sky is the limit". Un muro umano vestito di bianco, una città intera rinchiusa in un palazzetto: gara 3 vale tutto per i Bobcats, ma i Knicks non sono andati in North Carolina in gita di piacere. Si preannuncia una guerra.
L'inizio degli ospiti è di quelli "territoriali". I Knicks partono come al solito fortissimo, sono inarrestabili in attacco e provano a tagliare fuori dal match il pubblico, costringendo i padroni di casa alla partenza ad handicap. I Bobcats non ci stanno, rispondono presente e rientrano prepotentemente, guidati dalla coppia Walker--Kidd-Gilchrist. Melo è però un rebus ancora irrisolto per la difesa delle linci e scaraventa a canestro qualsiasi cosa gli passi per le mani. Con queste premesse, il risultato non può che essere uno solo: equilibrio e punteggi alti, proprio ciò che i Bobcats vorrebbero evitare. Anthony non si ferma e trascina i suoi sino al +8, coadiuvato dalle buonissime prestazioni balistiche di Felton e Kidd, ma Charlotte trova un grande impatto da Henderson e dai già citati MKG e Kemba e riesce a rimanere in scia. Grazie anche ad un finale di secondo tempo in crescendo, i padroni di casa riescono a ridurre lo svantaggio ed all'intervallo lungo si arriva con gli ospiti avanti solo di tre sul 67-64.
L'idea di rimonta stuzzica non poco il pubblico e l'ambiente si surriscalda ulteriormente. I Knicks però non si fanno intimorire ed escono meglio dalla pausa lunga, riportandosi prima sul +8 per poi raggiungere il massimo vantaggio sul +17. Sembra finita, ma Charlotte ha intenzione di "combattere per ogni centimetro": Kemba e Kidd-Gilchrist suonano la carica, Biyombo fa un paio di giocate emozionali, l'intensità difensiva raggiungi picchi inauditi attraverso un pressing asfissiante per tutto il campo ed "il resto vien da sé". La partita cambia, la rimonta dei padroni di casa è di quelle che destabilizza, il rumore nella Time Warner Arena è assordante e i Knicks si ritrovano a dover affrontare troppi "nemici" contemporaneamente. New York barcolla pericolosamente ma si mantiene sempre in linea di galleggiamento grazie ad una tenuta mentale straordinaria, ma l'inevitabile primo vantaggio della gara dei padroni di casa si materializza a cinque minuti circa dalla fine. Ci si aspetta il tracollo degli ospiti, che invece rispondono ed apparecchiano il tutto per un finale in volata al cardiopalma, con l'ultimo minuto aperto dal jumper di Melo per il 115-113.
Walker si prende la prima responsabilità ed impatta per il 115 pari, i Knicks falliscono ed il sorpasso avviene l'azione successiva, sempre con Walker protagonista per il 115-117, con circa 32 secondi da giocare. Melo attacca al solito uno contro cinque, sbaglia, ma il sanguinoso rimbalzo di Chandler vale l'ennesima parità a quota 117. Rimangono 8 secondi da giocare, palla in mano Charlotte, che hanno il time out e rimettono da metà campo. Walker riceve, chiama lo schema "Heat Killer", passa sul blocco di MKG e Biyombo, si butta dentro, palleggio, arresto, si alza per tirare, è raddoppiato da Chandler ma vede con la coda dell'occhio Biyombo tutto solo, lo serve ed il congolese schiaccia il 117-119 lasciando 5 decimi a New York. Troppo poco, l'impresa in rimonta è compiuta, gara 3 è dei Bobcats!
Finisce 117-119 Charlotte. MVP Kemba Walker con 26 punti e 11 assist. Bene Kidd-Gilchrist, 22 punti e 6 rimbalzi, "emozionale" Biyombo con 11 punti, 11 rimbalzi e 3 stoppate decisive. A New York non basta un Anthony da 35 e 6 assist e la solita prova concreta di Kidd e Chandler.

Game 4
Gara 3 è stata "una questione di centimetri". Una battaglia, una lotta selvaggia ed anche, per certi versi, un'impresa. Tutta Charlotte è presente alla Time Warner Arena per gara 4: per i Bobcats, vincere significa porre le basi per sognare, perdere significa porre sprofondare in un incubo. I Knicks lo sanno, sono un leone ferito dopo la rocambolesca sconfitta di gara 3, passeggiano nervosamente nella loro gabbia, pronti ad azzannare la preda: non è una serie per deboli di cuore!
Sin dalla palla a due New York mette le cose in chiaro: "Questa gara non la perdiamo" sembrano dire Melo e compagni, attaccando in maniera perfetta e difendendo in modo encomiabile. I Bobcats non ci stanno, si affidano subito a Walker e Kidd-Gilchrist e restano aggrappati alla gara. Ma c'è una sensazione strana nell'aria, come se l'intera città avesse capito che questa è una gara impossibile. Charlotte fatica a trovare la via del canestro, ed in difesa i suoi sforzi praticamente si rivelano a lungo superflui, con i Knicks in modalità "gutta cavat lapidem" che lentamente ma inesorabilmente va via. Melo è impressionante, o segna o subisce fallo e va in lunetta per segnare i liberi, Stat e Chandler mangiano letteralmente in testa ai lunghi avversari e il serbatoio dei Bobcats ha la lancetta sulla E di "empty" fin troppo evidentemente. I padroni di casa sprofondano ed alla pausa lunga si arriva su un clamoroso 61-45.
L'idea dei Bobcats al rientro è che "BISOGNA CHE SI GIOCHI CON UN PO' DI DIGNITÀ!!! CON UN PO' DI ANIMA!!! NESSUNO FA UN SALTO, UN FALLO CON QUELLA PALLA LÌ. FACCIAMO A CAZZOTTI ALMENO!!!!" e così le provano tutte: pressing a tutto campo, zona, uomo, box and one, raddoppi, trappole e chi più ne ha più ne metta. Niente, tutto inutile, i Knicks trovano sempre costantemente la via del canestro ed in difesa sono insormontabili, con i padroni di casa che pagano a carissimo prezzo la poca verve della panchina ed in generale un attacco che, tolti Walker e Kidd-Gilchrist, praticamente non ha punti nelle mani. Charlotte crolla fino ad un clamoroso -35 (110-75) ma non rinuncia a lottare, viene buttata a terra ma si rialza sempre, anche se la partita è irrimediabilmente compromessa. Gli ultimi minuti sono di garbage time, la Time Warner Arena applaude comunque i propri beniamini e chiede però un ultimo sforzo: Melo, uscendo a 6 minuti dal termine, urla "We ain't coming back to Charlotte!!!" e tutta la città chiede praticamente ai Bobcats di smentirlo. Intanto, gara 4 è dei Knicks.
Finisce 125-96 Knicks. MVP Carmelo Anthony, 43 punti (15 su 18 dal campo) e 8 assist. 13 assist per Kidd, 28 punti per Stat e 21 per Chandler. Per i padroni di casa, Kemba Walker da 22 punti, Kidd-Gilchrist ne fa 17 con 6 rimbalzi, ma il resto della squadra non scende proprio in campo.

New York leads 3-1.

venerdì 24 maggio 2013

2k13-Playoff 2013: Eastern Conference Semi-Finals; Game 1 & Game 2: Bobcats@Knicks

Game 1
Il Madison Square Garden è un sogno che si avvera per i Bobcats, è la routine per i Knicks. La sorpresa della stagione contro gli antagonisti ad est, una squadra con poco talento contro dei talenti "poco squadra", il glamour di NY contro la semplicità di Charlotte: insomma tutto e il contrario di tutto in una serie che si prospetta interessantissima.
L'inizio dei "castigatori di Chicago" è ottimo, soprattutto per merito di uno scatenato Kemba Walker che sembra indemoniato e segna a ripetizione. I Knicks non ci mettono molto ad abituarsi e ricuciono immediatamente il piccolo strappo dato dagli ospiti, guidati da un Carmelo Anthony in grande spolvero e, più in generale, sfruttando una potenza di fuoco a dir poco impressionante. Walker però non si ferma, trova un'ottima spalla in Reggie Williams e i due, praticamente da soli, tengono a galla incredibilmente gli ospiti, indubbiamente considerati alla vigilia vittima sacrificale per eccellenza. Il #15 dei Bobcats però improvvisamente inizia a girare un po' a vuoto, anche grazie ad una difesa dei padroni di casa che sale indiscutibilmente di livello, e quindi inevitabilmente New York va via. Alla pausa lunga però si arriva in sostanziale equilibrio, con i Knicks avanti solo di 4 punti ma con un punteggio comunque alto considerato lo standard degli ospiti (62-66).
La pausa porta consiglio, perlomeno così si dice, ma mischia non poco le carte in tavola: Charlotte si ritrova con Walker particolarmente "litigioso" con il ferro, con Mullens che alterna giocate pregevoli a steccate difensive clamorose, con Kidd-Gilchrist spesso costretto a cantare (in attacco) e portare la croce (difendere su Melo) con risultati spesso alterni. Dall'altro lato, i Knicks prendono fiducia, scavano un piccolo solco di circa 6 punti e si assestano su questo vantaggio risultando per lunghi tratti irraggiungibili. La distanza tra le due squadre si stabilizza, ma se i padroni di casa hanno molte frecce al proprio arco offensivo, altrettanto non si può dire per gli ospiti, che faticano almeno 7 x 5 =35 camicie per trovare la via del canestro. Si arriva all'ultima pausa con il risultato ancora in bilico e due magie di Kemba Walker sembrano riaprire una disputa che sembrava attendere di essere chiusa. La reazione dei Knicks è rabbiosa, la difesa alza nuovamente le barricate, in attacco Carmeluzzo e Amare si adoperano per sopperire alla mancanza di un gioco corale efficace e per i Bobcats è arrivato il momento di alzare bandiera bianca: in gara 1, passano i Knicks!
Finisce 102-115 Knicks. MVP Carmelo Anthony, 22 punti, 7 rimbalzi e 7 assist per lui. 13+13 per Chandler, 22+7 per Stat. Per gli ospiti, Kemba Walker ne fa 23 (di cui 15 nel solo primo quarto), MKG ne aggiunge 18, 19 per Reggie Williams...Ma il resto?

Game 2
"...il coach ci ha detto che ogni maledetta gara 2 si vince o si perde. Resta da vedere se si vince o si perde da uomini!". Le parole, parafrasate da un noto film, sono di Kemba Walker; pronunciate in conferenza stampa prima della gara. Gara 2 appunto, gara quasi senza domani per i Bobcats, gara che potrebbe far mettere l'ipoteca sulla serie ai Knicks. Sempre il Madison Square Garden il teatro di una sfida che rischia di far saltare parecchie volte sul divano!
L'inizio di gara 2 ricorda sinistramente quello di gara 1: i Bobcats sono concentrati, attenti ed ordinati in attacco, aggrediscono e tengono altissimo il livello di intensità difensiva e questo porta loro a creare un mini parziale che però verrà presto ricucito dai padroni di casa. Dopo l'ecumenica partita precedente, Melo è in versione "attacco" e la cosa paga, nonostante tutto, ottimi dividendi. Il #7 dei padroni di casa è un rebus irrisolvibile per gli ospiti, i quali però si affidano a chi non ti aspetti: Reggie Williams! Il ragazzo, uscendo dalla panchina, è inarrestabile dal campo, segna tutto ciò che gli capita a tiro e da solo praticamente consente ai Bobcats di trovarsi davanti per lunghi tratti della gara. Dopo l'enigmatica gara 1, Walker è molto più ergonomico in gara 2, ma l'accoppiata Williams+Walker non è sufficiente ai Bobcats per arrivare all'intervallo con un buon margine, in quanto si arriva alla pausa lunga sul 64-62 (Williams 22 con 8 su 9 dal campo).
Il rientro dagli spogliatoi è però traumatico per gli ospiti, obiettivamente troppo poco profondi e limitati offensivamente per creare problemi a lungo termine alla squadra avversaria. I Knicks dal canto loro hanno "un uomo solo al comando": Carmelo Anthony. Il prodotto di Syracuse è semplicemente troppo, è in una di quelle serate in cui lo puoi solo applaudire, perché regge da solo l'attacco dei padroni di casa, che di potenza di fuoco ne avrebbero da vendere. Ma Anthony è il mezzo per scardinare la resistenza ospite, che però viene abbattuta grazie ad un paio di giocate "emozionali" della coppia Kidd-Chandler. I Knicks dilagano, si portano sul +11 di massimo vantaggio, ma pagano la voglia di "vincere o perdere da uomini" dei Bobcats. Kemba Walker si trascina i suoi, Gerald Henderson e Kidd-Gilchrist gli danno una mano e, a cavallo tra terzo e quarto quarto, la clamorosa rimonta è servita. New York è sorpresa, traumatizzata e barcolla, ma i Bobcats non ne hanno proprio più. Anthony-Kidd-Felton-Chandler-Anthony-Anthony 14-0 di parziale a circa 3 minuti dal termine, nonostante una difesa feroce ed un'applicazione maniacale. Per Charlotte è troppo, le reni sono spezzate, la rimonta impossibile da imbastire: gara 2 è ancora firmata New York.
Finisce 106-115. MVP Carmelo Anthony: 41 punti e 5 assist per lui. Silenziosa doppia doppia da 20+16 per Chandler, mentre Kidd fa 8 punti e 13 assist. Per gli ospiti Kemba Walker segna 26+16 assist, Kidd-Gilchrist fa 18 e 8 rimbalzi, Williams 24 (22 nel primo tempo...) e Henderson 16, ma il resto della squadra è nullo.

New York leads 2-0.

domenica 19 maggio 2013

2k13-Playoff 2013: First Round; Game 5 & Game 6; Bobcats-Bulls

Game 5
"4.8 seconds remaining in the 4th quarter, the game is tied at 101. The inbound by Henderson, Walker at the top of the key, Chicago doubles, 3 seconds, Walker to Kidd-Gilchrist, he is wide open, Gilchrist for the win... YES!!!! YES!!! HE DID IT!!! HE DID IT!!! MICHAEL KIDD-GILCHRIST HITS THE THREE POINTER TO WIN THE GAME AND THE BOBCATS NOW LEAD THE SERIES 3-2!!!".
L'emozionante radiocronaca di ESPN è obbligatoria per raccontare gli ultimi istanti di questa gara 5. Un finale epico, degno delle migliori saghe di playoff NBA, con Micheal Kidd-Gilchrist che segna sulla sirena la tripla dell'incredibile vittoria e che porta i Bobcats a dirigere la serie 3-2. Ma come si è arrivati a questo epilogo? L'ultimo minuto è stato a dir poco drammatico. Con i Bulls avanti di 4, Kidd-Gilchrist sbagliava un jumper contestatissimo e i padroni di casa avevano la palla del +6. La difesa dei Bobcats regge però e Walker segna in un amen il -2. Chicago ha circa 40 secondi e l'opportunità di chiudere ma Deng, liberato da un assist al bacio di Rose, sbaglia una tripla abbastanza comoda e, sul capovolgimento di fronte, ancora Kemba Walker si prende le sue responsabilità e porta a casa il 101 pari. Chicago ha circa circa 22 secondi per vincere la partita, Rose aspetta, gioca il pick and roll con Noah, lo serve per la schiacciata ma Kidd-Gilchrist lo ferma fallosamente e lo manda in lunetta. Il #13 dei Bulls ha l'opportunità di mettere l'ipoteca sulla serie, ma fa incredibilmente 0 su 2 con Kidd-Gilchrist che prende il rimbalzo e chiama time out. Il resto è storia, 4.8 secondi da giocare, Walker raddoppiato in punta, MKG servito da tre che prende, spara e segna sulla sirena!
L'ultimo minuto è però stata la sublimazione finale di una partita indescrivibile. Chicago parte forte, pronta a fare la classica "vittoria territoriale" che spegne i bollenti spiriti dei giovani e rampanti avversari, ma i Bobcats riescono a resistere grazie ad un indomito Kemba Walker. Rose questa volta è più aggressivo e trova in Hamilton un compagno importante, Deng e Boozer sono i soliti satanassi difficili da arginare, ma gli ospiti sembrano essere in una di quelle serate in cui la partita non la puoi perdere. Si resta in equilibrio fino alla pausa lunga, ma all'uscita dagli spogliatoi i padroni di casa scavano il solco, raggiungendo il +14 come massimo vantaggio. Charlotte è però mentalmente inaffondabile, rientra, lotta e arriva sull'ottovolante dell'ultimo minuto. Ultimo minuto che sarà leggenda!
Finisce 104-101 Bobcats. MVP Kemba Walker, 26+13 assist per lui, ma uomo del match Kidd-Gilchrist, autore di 19 punti e 7 rimbalzi più 5 assist e del game winner! Rose ne fa 21+16, Boozer 19 e Deng 16, ma sembra sempre che a Chicago manchi il centesimo per fare la lira ed ora i Bulls si trovano a fronteggiare il rischio di una clamorosa eliminazione.

Game 6
L'ultima apparizione alle semifinali di Conference di Charlotte (allora la franchigia era Charlotte Hornets) è datata 12 Maggio 2002, una sconfitta in gara 4 di una serie poi persa 4-1 contro i Nets che poi saranno battuti alle Finals dai Lakers di Kobe e Shaq nell'ultimo titolo del Three-peat. Ora i Bobcats hanno un'occasione più unica che rara: vincere questa gara 6 significherebbe clamoroso upset nei confronti di Chicago e regalarsi un turno da sogno contro i Knicks. La Time Warner Arena è gremita, il motto che circola in tutta la città è "Not even the sky is the limit" ma i Tori di Chicago hanno tutta l'intenzione di forzare gara 7!
L'inizio di Chicago è devastante! Rose è aggressivo, Boozer non sbaglia un colpo, Deng è iperattivo su entrambi i lati ma tutto ciò non basta per mettere in difficoltà i padroni di casa: Mullens appare particolarmente ispirato in attacco, Sessions e Walker sono molto efficaci su entrambi i lati e poco importa se Kidd-Gilchrist sparacchia perché dalla panchina Williams e Henderson portano comunque un apporto importante. La partita dunque scorre via sui binari dell'equilibrio ma questa volta sembrano essere gli attacchi a farla da padrona. Si inizia a notare però subito una particolarità: Charlotte gioca sulle ali dell'entusiasmo, mentre Chicago è tesa, nervosa, quasi sentisse la pressione di dover vincere a tutti i costi. Tale particolarità la si nota paradossalmente nel momento migliore degli ospiti: Chicago riesce ad andare sino sul +13, ma i Bobcats ostentano tranquillità e riescono a rimontare giungendo sino  al -2 (56-54) all'intervallo grazie al buzzer beater di Pargo.
Si ritorna dalla pausa e "la versione movimentata di una sfida scacchistica prosegue". È evidente infatti che questa è una partita che si gioca con la testa prima di tutto, anche se in campo l'intensità è elevatissima. I padroni di casa sembrano fatti di granito, niente scalfisce la loro sicurezza nonostante i Bulls siano sempre avanti. Kidd-Gilchrist litiga con il ferro, ma Charlotte trova comunque il modo di restare agganciata al match e, improvvisamente, a cavallo tra terzo e quarto quarto riesce addirittura a sovvertire l'andamento della gara. Il break dei padroni di casa è impressionante, Walker sembra essere indemoniato e trascina i suoi sino ad un incredibile +12 che sembra essere anche la condanna definitiva per gli ospiti. E invece no! Rose e Boozer si prendono responsabilità importanti, Chicago stringe le maglie difensivamente e la rimonta degli ospiti è servita: pari 95 con un minuto e mezzo circa da giocare.
Walker chiama, Rose risponde, pari 97. Ancora Walker a costruire, il jumper gli esce, ma il rimbalzo di Biyombo è sanguinoso ed abbinato alla schiacciata successiva vale il +2. Rose e Boozer giocano a due, l'assist del numero #1 in maglia rossa è di quelli che non possono essere rifiutati, pari ancora a quota 99 e 35 secondi sul cronometro. I Bobcats vanno ancora da Kemba, l'assist è per Kidd-Gilchrist che segna il suo quarto canestro dal campo su 14 tentativi: 22 secondi, Bobcats sul +2. Chicago si affida a Rose, il quale aspetta un po' e poi attacca il ferro, la difesa si chiude, Rose vede Hamilton e lo serve per il jumper dalla media, ma Kidd-Gilchrist lo stoppa incredibilmente, recupera e lancia Walker in contropiede: +4 con meno di un secondo dal termine. È fatta, scoppia il pandemonio in quel di 2k-Charlotte, la Time Warner Arena è tutta in piedi. I Bobcats vincono la serie per 4-2 ed approdano alle Eastern Conference Semi-Finals!!!
Finisce 99-103 Bobcats. MVP Kemba Walker, 29 e 11 assist per lui. 18 per un sorprendente Williams dalla panca, 14 con 6 rimbalzi e 7 assist (e La Stoppata) per Kidd-Gilchrist. Rose ne fa 18 con 18 assist (!!!), Boozer ne aggiunge 21 con 9 rimbalzi, ma i Bulls sono vittima del loro essere troppo squadra e si perdono proprio nel momento clou. Per Chicago si prevede una 2k-estate caldissima, per Charlotte almeno un'altra 2k-settimana da sogno!!!

Bobcats win series 4-2.

Le altre:
Thunder, Mavs e Lakers hanno vita facile e vincono 4-1 le rispettive serie. Più fatica per Denver, la serie la vincono alla settima. Ad est la situazione è simile: 4-1 per Miami, Phila (ma Boston ha perso durante la serie Rondo e Pierce) e NY. Il prossimo turno sarà:

Thunder-Nuggets
Lakers-Mavericks

Heat-76ers
Knicks-Bobcats

giovedì 16 maggio 2013

2k13-Playoff 2013: First Round; Game 3 & Game 4; Bulls@Bobcats

Game 3
Dopo la sorpresa di gara 2, la serie si sposta a Charlotte per gara 3 e gara 4. Una marea bianca accoglie le due squadre, il sogno chiamato semifinali scuote l'intera città ed allora tutti alla Time Warner Cable Arena. Gara 3 è fondamentale per orientare la serie, lo sanno entrambe le squadre, lo sanno gli allenatori e lo sanno i tifosi: si preannuncia una battaglia epica!
L'inizio di gara rispetta le attese: volano botte da orbi, l'intensità è a livelli altissimi, le difese ringhiano letteralmente sui rispettivi avversari, i limiti qualitativi vengono sopperiti con intensità fisica di altissimo livello. Rose, criticato per la sua gara 2 da altruista, parte aggressivo e deciso, siglando un 8 su 8 nel primo quarto che la dice lunga sulla sua voglia di vincere. I padroni di casa, seppur spinti da un pubblico caldissimo, riescono a stare agganciati al match solo grazie alla coppia MKG-Kemba Walker, indemoniata su entrambi i lati del campo. La panchina dei Bobcats è infatti incredibilmente improduttiva, Biyombo è troppo impegnato a picchiarsi con Noah per segnare un canestro, Sessions in attacco è poco lucido dovendo fare la guardia a Rose dall'altro lato e Mullens non riesce ad essere incisivo. Nonostante Deng "non partecipi attivamente" alla gara, Chicago riesce a portarsi stabilmente sul +6, con cui si arriverà all'intervallo, ma la sensazione di poter fare di più aleggia sulle teste degli ospiti.
Il rientro dalla pausa lunga è un toccasana per i Bobcats. Guidati dal "dinamico duo", i padroni di casa rientrano prepotentemente, issandosi sino al +4, per poi iniziare un valzer di sorpassi e contro-sorpassi con Chicago da far saltare dalla sedia. Kidd-Gilchrist è ovunque, gioca praticamente per quattro siglando canestri, assist e rimbalzi a ripetizione, Kemba Walker è l'unico che si degna di dargli una mano in attacco, ma la cosa non sembra essere sufficiente per piazzare il break. Dopo un inizio dormiente, improvvisamente però si "sveglia" Deng e, a cavallo tra terzo e quarto quarto, Chicago prende il largo, +10, poi +13 e sembra che la gara sia finita. Niente di più sbagliato, Charlotte rientra con la forza dei nervi e grazie ad un Walker fenomenale, ma MKG non riesce più ad essere incisivo, fisicamente disfatto da una gara giocata a livelli altissimi, ed allora la rimonta dei padroni di casa resta incompiuta. Rose sente l'odore di sangue, sigla due canestri in fila, ristabilisce le distanze e per i Bobcats è notte fonda. Passa Chicago!
Finisce 94-83 Bulls. MVP Derrick Rose da 26 punti e 8 assist. Deng ne fa 22, 20 dei quali tra terzo e quarto quarto; 23 Walker con 8 assist, 27 con 8 rimbalzi e 5 assist per MKG, ma se nessun compagno di squadra segue i due leader per Charlotte è impossibile pensare di vincere.

Game 4
Dopo aver espugnato la Time Warner Arena in gara 3, i Bulls vogliono ripetersi in gara 4 per ipotecare la serie. I Bobcats non possono permetterlo: vincere oggi per rendere la serie una sfida di tre gare e quindi prolungare il sogno. Now or never per i padroni di casa, ed il pubblico rumoreggia e patteggia chiaramente per il "now".
L'inizio dei Bulls è però di quelli territoriali: Rose è aggressivo, Deng e Boozer fanno la voce grossa, Hamilton viene servito con regolarità. Dall'altro lato invece Kidd-Gilchrist dimostra di essere in off-night sbagliando tanto, forse troppo, e dunque le cose per i padroni di casa si mettono subito male. La Time Warner Arena trema, ma questi Bobcats sono una squadra che sa gettare il cuore oltre l'ostacolo e, con la forza dei nervi, riescono a rientrare inesorabilmente. È Biyombo il protagonista che non ti aspetti, autore di un paio di put-back su rimbalzo offensivo e presentissimo in difesa; Reggie Williams aggiunge un buon impatto dalla panca; Walker è un po' impreciso ma si danna l'anima su entrambi i lati del campo, ed allora Charlotte si ritrova improvvisamente a condurre. La partita è spaventosamente intensa, combattuta e spigolosa come poche e dunque il 48 pari dell'intervallo non sorprende più di tanto.
Al rientro dall'intervallo lungo, Chicago però si incarta e Charlotte riesce a piazzare un parziale importante, nonostante MKG sia in una di quelle serate in cui non ti entra un tiro neanche se fossi da solo al palazzetto. I padroni di casa volano sul +8, per poi raggiungere il massimo vantaggio sul +13, a circa metà terzo quarto, con la Time Warner diventata una polveriera e l'impressione di vedere il traguardo ad un passo. "Don't ever underestimate the heart of a champion". Ecco allora che Rose si carica i suoi sulle spalle, inizia a siglare un canestro dopo l'altro e la partita inizia a tendere all'equilibrio. La rimonta di Chicago è furibonda ed esaltante, Charlotte prova ad opporre resistenza ma a tre minuti dalla fine si è di nuovo in parità. Kemba Walker però ne ha visto a sufficienza, si mette in proprio, piazza il break decisivo con due triple back2back spaziali e poi a completare l'opera ci penserà la difesa dei padroni di casa e la freddezza ai liberi. Parità nella serie!
Finisce 89-94 Bobcats. MVP Kemba Walker, 29+10 assist per lui. Kidd-Gilchrist fa solo 14+10 rimbalzi e 7 assist, ma anche 6 palle perse. 27 effimeri di Rose, 20+10 per Boozer, ma non bastano!

Series tied 2-2.

lunedì 13 maggio 2013

2k13-Playoffs 2013: First Round; Game 1 & Game 2; Bobcats@Bulls

Game 1
La statua di Micheal Jordan all'ingresso dello United Center come simbolo del legame che lega le due squadre, accomunate da questo e da molto altro: si prevede una serie terribile, fisicamente parlando, botte da orbi e difese di alto livello la faranno prevedibilmente da padrona. Chicago è favorita, i Bobcats non hanno nulla da perdere e vogliono continuare a stupire: assisteremo all'upset?
L'inizio di partita è prevedibile. Le difese sono subito attentissime, l'intensità è già ai livelli di guardia, ma sono sorprendentemente i Bobcats a portarsi davanti, guidati da un positivo Mullens e nonostante un Kemba Walker piuttosto impreciso. Chicago è però sorniona e non si scompone ed al primo momento utile piazza l'accelerata che ricuce lo strappo. Mattatore è in questo caso Rip Hamilton, con Rose che si limita a fare da supervisore. Charlotte ha però una voglia matta di stupire e Kidd-Gilchrist pare rivitalizzato dalla pausa tra regular season e playoff e guida i suoi sia offensivamente che difensivamente in contumacia a Walker, assolutamente deleterio al tiro e spesso anche non graziato dagli arbitri. Deng e Boozer si iscrivono alla disputa, cosicché solo il grande impatto dalla panchina di Henderson e Williams permette la parità all'intervallo lungo.
Lo United Center si aspetta qualcosa di importante al rientro dagli spogliatoi e Rose scalda i motori dando ai suoi un minimo di margine. Tocca ai Bobcats rispondere e MKG e Sessions si prendono responsabilità importanti, mentre Kemba continua a litigare con il ferro ma si danna l'anima in difesa. La lotta è serratissima, Deng, Boozer e Hamilton fanno numericamente le veci di Rose, che è però in totale controllo, non forza nulla e gioca con una sicurezza disarmante. I tre però non sono sufficienti per permettere l'allungo importante e si arriva all'ultimo intervallo ancora in parità. Rose ha visto abbastanza, si mette in proprio e lancia la fuga dei suoi, ma Michael Kidd-Gilchrist non ha alcuna voglia di arrendersi e tiene a galla i suoi con un paio di canestri clamorosi. Il rookie da Kentucky è indemoniato, fa sempre la cosa giusta ed è un rebus irrisolvibile per la difesa avversaria, che però lo isola annullando completamente i suoi compagni. Nel frattempo, Rose si rimette ad operare, Deng e Boozer fanno pagare dazio agli avversari ed il risultato è l'allungo decisivo dei padroni di casa. Charlotte non ne ha per rientrare, Chicago porta a casa gara 1.
Finisce 89-99 Bulls. MVP Derrick Rose: 25 punti e 13 assist per lui. Bene Hamilton con 19 punti; per Charlotte c'è un super MKG con 29 punti, 8 assist e 6 rimbalzi, ma se Walker ne fa solo 15 con un pessimo 6 su 19 al tiro c'è poco da fare per le linci della Carolina del Nord.

Game 2
Chicago vuole mettere subito in chiaro le cose, Charlotte ha tutto l'interesse di mantenere il discorso aperto: gara 2 vale già mezza serie; l'impatto mentale di questa gara è elevatissimo e sarà decisivo per il prosieguo della sfida.
I Bulls provano a riprendere il discorso da dove avevano lasciato, ma Charlotte ha cambiato registro. I Bobcats alzano sin da subito il livello difensivo, recuperano una quantità di palloni impressionante, il che genera tanti punti in contropiede ed un mini-parziale che mette i padroni di casa subito in difficoltà. Rose continua a fare l'altruista e a beneficiarne è Deng che chiuderà il primo tempo con un clamoroso 8 su 8 dal campo. I Bobcats però hanno "recuperato" Walker, nuovamente efficace dal campo e fonte di gioco fondamentale, e dunque riescono a resistere alle sortite di Rose e compagni. Ma il vero protagonista è ancora lui: Michael Kidd-Gilchrist. Il ragazzo di Camden è incredibile, in piena trance agonistica, difende su chiunque ed è efficace offensivamente e guida gli ospiti al +6 di fine primo tempo.
Rose esce forte però dalla pausa lunga, desideroso di mandare un segnale agli avversari, ma Walker questa volta gli risponde e permette ai suoi perfino di allungare un po', arrivando al massimo vantaggio sul +13. Finita? Ma quando mai! Rose e Deng si accendono, i Bobcats pagano la corta rotazione ed in men che non si dica il loro vantaggio è ridotto ad un terzo praticamente, quando il tabellone segna +5 Charlotte. L'inizio del quarto quarto permette ai Bulls addirittura di impattare la gara, ma in questi momenti si vede la forza mentale degli ospiti, che non si scompongono e piazzano addirittura il contro-parziale che permette loro di andare nuovamente sul+8. Rose sigla da solo un 5-0, Kidd-Gilchrist però sta vivendo un momento d'oro e gli risponde, completando l'opera con una stoppata e due assist a Kemba, tornato preciso e consistente al tiro. Too little to late per Chiacgo. In gara 2 passano i Bobcats!
Finisce 91-83 Bobcats. MVP Kemba Walker con 27 punti e 9 assist; MKG ne fa 29 con 8 rimbalzi e 5 assist (lo avrei dato a lui) e con un impatto difficilmente descrivibile. Rose ne fa 20 con 16 assist, ma il troppo altruismo questa volta non ha pagato...

Series tied 1-1

sabato 11 maggio 2013

2k13-Regular Season 2012-2013: Fine del viaggio

Il pubblico tutto in piedi che applaude; sul cronometro scorrono rapidamente gli ultimi secondi di regular season; il tabellone che impietoso recita 97-81 Cavaliers; Walker e Kidd-Gilchrist, i leader della squadra, sono ormai in panchina da quasi due minuti, tirati fuori da un match già perso per godersi la meritata standing ovation. Non è la descrizione di una disfatta totale però. Gli applausi sono di gioia, i due leader in panchina se la ridono e con loro tutta la squadra: ce l'abbiamo fatta! Gli Charlotte Bobcats faranno i playoff!!!! L'impresa è compiuta, i giornali già ci trattano da eroi, ma noi sappiamo solo una cosa: il bello viene adesso, l'appetito vien mangiando ed ora che siamo in post-season l'obiettivo sarà quello di arrivare più in fondo possibile! Ma facciamo un attimo un flashback.
Dopo l'alquanto rocambolesca vittoria contro i Nets, la tensione si taglia con il coltello tra i ragazzi. Tutti sanno di dover fare il passo in più, la nostra stagione regolare è stata eccezionale ma è il momento di renderla indimenticabile, anche si i limiti tecnici e fisici si stanno palesando tutti contemporaneamente. Siamo in trasferta a Memphis, decido di fare una cosa tanto assurda quanto difficile da attuare, ma necessaria per arrivare alla fine delle regular season senza problemi: il silenzio radio. Proibita ogni possibile influenza derivante da notizie esterne, non voglio sapere nessun risultato dei nostro avversari (e voglio che nessuno del team lo sappia) fino alla fine della stagione. Con questa novità scendiamo in campo contro i Grizzlies, in lotta per un posto ai playoff ad ovest. Memphis per noi è una squadra ostica, ma MKG fa la partita della vita difensivamente contro Z-Bo e riusciamo a portarla a casa clamorosamente. Un giorno di riposo e poi siamo ospiti al Palace of Auburn Hills per giocarci quello che è un vero spareggio-playoff. La tensione è altissima e le due squadre partono male, eccezion fatta per Anthony Parker, ovviamente abituato a giocare gare di un certo tipo. L'equilibrio regna sovrano per tutta la gara (a tutte le pause si è arrivati in pareggio), ma nel finale è nuovamente MKG a cambiare le sorti del match con le sue solite giocate decisive. Arriva la W, pesantissima e probabilmente decisiva. Non abbiamo il tempo di rilassarci che ospitiamo alla Time Warner Arena i derelitti Bucks in back to back. Le nostre paure si sono dissolte con la doppia vittoria, siamo nuovamente carichi fisicamente ed emotivamente. L'esisto non può che essere la quarta vittoria consecutiva, quella che ci dà la certezza matematica di fare i playoff.
C'è un clima di festa in città, ma la stagione regolare non è ancora finita e lo spettro "ottavo posto = Miami = sconfitta 4-0 al primo turno" continua ad aleggiare sulle nostre teste. Ospitiamo dopo un giorno di riposo dalla partita conto i Bucks i New York Knicks, in una Time Warner Arena in festa. I Knicks scendono in campo in infradito, consci del fatto che per loro è una partita che non conta nulla; noi invece abbassiamo i minutaggi dei titolari ed affrontiamo la gara con la testa giusta, consapevoli di poter vincere giocando soprattutto sulle motivazioni. Così è, arriva la vittoria, che fa da anticamera alla già descritta sconfitta contro i Cavs, partita in cui praticamente non siamo scesi in campo, spaventati dal rischio infortuni ed anche mentalmente rilassati dopo un 2k-mese piuttosto dispendioso a livello di testa.
Il lungo viaggio è dunque finito, ma ora ne inizia un altro, che durerà 16 vittorie soltanto per una tra le 16 squadre che partecipano al viaggio. E allora, diamo uno sguardo a questo bracket di questi 2k13-Playoff 2013:
West__________________________________________East


1)Thunder______________________________________1)Heat
8)Timberwolves_________________________________ 8)Pacers

4)Nuggetts_____________________________________4)76ers
5)Spurs_______________________________________ 5)Celtics

3)Mavericks____________________________________3)Bulls
6)Jazz_________________________________________6)Bobcats

2)Lakers_______________________________________2)Knicks
7)Clippers______________________________________7)Pistons

Ci toccano i Bulls di Rose, sfida "difensivamente" molto interessante ed apparentemente impossibile. Ci aspettano battaglie vere, sarà una guerra senza esclusione di colpi, interessantissima da giocare. Noi però non abbiamo niente da perdere e tutto da guadagnare, ci sarà da divertirsi.
Per il resto, spiccano 76ers-Celtics (Boston è crollata nell'ultima parte di RS, senza subire infortuni particolari tra l'altro) e il derby di L.A. di "Barbatrucchica" memoria.

giovedì 9 maggio 2013

2k13-Regular Season 2012-2013: Serbatoio finito

Il motore borbotta, esala gli ultimi respiri e poi, implacabilmente, si pianta. Ne dici di tutti i colori, ma in realtà lo sai che la colpa è tua, che hai osato nel chiedere troppo di più, perché quella stanghetta ormai dipinta sulla "E" di "empty" era stata più chiara di qualsiasi altra cosa. La benzina è finita e non resta che spingere. Chiaramente, è una metafora. Non siamo rimasti a piedi con i ragazzi, ma semplicemente è arrivato il tanto temuto crollo fisico che mi aspettavo arrivasse da un momento all'altro. E questo crollo è arrivato proprio sul più bello, nel finale di stagione regolare, a pochi passi da un traguardo impensabile ad inizio stagione e rimesso in discussione anche a causa di un calendario infausto.
Dopo il treno Wizards-Raptors-Pistons, eravamo quasi sicuri di fare i playoff, ma a ricordarci che abbiamo ancora tutto da sudarci ci pensano gli Heat, che all'American Airlines Arena ci infliggono una roboante sconfitta in una gara in cui neanche scendiamo in campo. Il campanello d'allarme non suona, perché una brutta gara dopo una 2k-settimana snervante e stancante a livello fisico la posso comprendere ed inoltre la successiva gara contro i Magic, in casa alla Time Warner Arena, dissipa non pochi dubbi: arriva una vittoria, in una gara giocata in maniera autoritaria e priva di fronzoli e che probabilmente si rivelerà decisiva per la corsa ai playoff. Si, perché dopo questa vittoria abbiamo una doppia trasferta in back to back a New York e Philadelphia. OK che si parla di squadre di alta classifica, OK che è un back to back, OK che il nostro posto ai playoff non lo dobbiamo guadagnare contro di loro, ma la doppia sconfitta che arriva è inequivocabilmente un segnale. A preoccuparmi non è infatti l'esito finale, che ci può stare, ma il modo in cui perdiamo e la portata della sconfitta. Scarti in doppia cifra e partite giocate per un quarto, un quarto e mezzo al massimo, e poi lasciate andare perché in difesa non teniamo ed in attacco non segniamo nemmeno da un passo e sbagliamo cose che non si sbagliano neanche in Promozione. Siamo tutti con la lingua a penzoloni, fatichiamo a tenere il nostro ritmo (forsennato) in difesa, recuperiamo meno palloni e dunque andiamo meno in fastbreak e per una squadra con pochi punti nelle mani come questi Bobcats non andare in fastbreak è molto più che deleterio. Insomma, i motivi per preoccuparmi li ho tutti.
Serve a poco la vittoria contro dei derelitti Bucks a Milwaukee, serve soprattutto per la classifica perché il modo di vincere è distantissimo da ciò che ci ha portati fino al sesto posto: giochiamo in maniera approssimata, continuiamo a difendere male, ma a fare la differenza sono le motivazioni in questo caso e per questo riusciamo a portarla a casa. Si vede che non ci siamo, infatti arriva puntuale una doppia sconfitta contro 76ers e Miami nelle "rivincite", ancora una volta "riperdite", delle partite appena giocate, questa volta alla Time Warner Arena. Il nostro è un crollo verticale, su tutti i fronti. Veniamo asfaltati, le partite non sono mai in discussione e probabilmente, se non ci fosse il garbage time, faremmo fatica a raggiungere gli ottanta punti nonostante ne concediamo almeno cento. Con queste premesse ci avviciniamo alla gara di Brooklyn, contro i Nets, diventata ormai spareggio playoff. Si, perché il nostro crollo ha permesso ai Pistons di scavalcarci (mezza gara di vantaggio), i Nets (ottavi) sono a pari punti con noi e Pacers, Wizards e Raptors sono ad una gara da noi e quindi da una posizione di tranquillità ora ci troviamo in piena bagarre, proprio nel momento più difficile della stagione.
La gara del Barclays Center è indescrivibile, pirotecnica e spettacolare. Entriamo in campo contratti e stanchi, in quanto siamo in back to back dopo la sfida con gli Heat, e giochiamo malissimo. Sbagliamo di tutto e di più in attacco, mentre in difesa paghiamo sempre carissime le magie di Iso-Joe e Deron Williams. Se nel primo quarto riusciamo a rimanere a contatto, nel secondo crolliamo e se non fosse per Kemba Walker il -10 all'intervallo lungo potrebbe essere -25 tranquillamente. Negli spogliatoi però succede qualcosa, cavo letteralmente il sangue dalle rape e decido con i ragazzi di andare "all in", quando Deron ci scaraventa a -15 con 6 minuti da giocare al termine del terzo quarto: pressing tutto campo, intensità al massimo e "o si vince o si muore". La nostra rimonta è commovente, non ne abbiamo più è chiaro, ma la "dollarosa" squadra del russo e del rapper non sa cosa vuol dire faticare e resta atterrita dal nostro "occhio della tigre". Ci arrampichiamo sulle pareti dell'inferno, risaliamo clamorosamente dal -15 ed impattiamo l'incredibile pareggio con tre minuti da giocare nel quarto periodo, anche se ci reggiamo a fatica in piedi. Deron serve Johnson per la tripla e poi si mette in proprio per il +5, Kemba risponde, poi Biyombo e MKG ci portano in vantaggio, ma l'ennesima tripla di Johnson (tirerà 6 su 8 dalla lunga) ci scaraventa a -2 con tre secondi da giocare e senza time out. Finita? "Don't ever underestimate the heart of a champion". Walker si fa consegnare il pallone, fa due passi e poi spara la preghiera da metà campo...SOLO RETE!!!!!! Il Barclays è ammutolito mentre noi esultiamo come se avessimo vinto una gara 7 di finale e per una sera è come se fosse così.
Ancora è tutto da decidere, ancora c'è da lottare per un posto ai playoff, ma il tempo sta per scadere: mancano le ultime due 2k-week di regular season!

martedì 7 maggio 2013

2k13-Regular Season 2012-2013: Maturità

Dall'immagine scattata da un fotografo del "The Charlotte Observer", il giornale della città, sembro dubbioso. In realtà, è solo ottimo "actor studio", perché dentro di me sono soddisfattissimo dell'andamento della squadra, ma non posso dimostrare ai ragazzi questa sensazione in quanto è mio dovere spremerli fino in fondo ed ottenere il massimo da loro. Le due 2k-settimane appena trascorse però sono di quelle che segnano una stagione e forse anche quelle successive; sono di quelle che ti fanno capire che qualcosa è cambiato, che il lavoro fatto porta sicuramente da qualche parte ed è solo una questione di tempo; sono di quelle che ti permettono di sognare in grande, perché sognare in grande è un passo necessario per fare qualcosa di grande.
In piena lotta per un posto ai playoff e reduci da una mossa che "ti sporca dentro" ma che è valsa una W importantissima contro i Wizards, ospitiamo i Boston Celtics nella prima gara di un filotto di partite di importanza capitale per il prosieguo della stagione. Non giochiamo granché bene, non ci siamo con la testa e paghiamo una prestazione anonima di un po' tutti gli effettivi con una sconfitta che dà sui nervi. L'occasione di rifarci ce l'abbiamo tre giorni dopo, in Canada contro i Raptors, ancora in corsa per l'ottavo posto. È una partita molto importante, perderla significherebbe rischiare di farsi risucchiare nella guerra per l'ottavo posto, e la giochiamo con il cipiglio giusto. MKG è fisicamente arrivato, ma gioca una partita encomiabile difensivamente contro Gay; noi ci aggrappiamo in tutto e per tutto a Kemba Walker, il quale risponde presente con una prestazione maiuscola: 33 punti, 7 assist e 5 rimbalzi. Arriva una grande W, autoritaria e fatta più con la testa che con le gambe e che dunque assume ancora più importanza. Non c'è il tempo di fermarsi, in back to back andiamo a Boston per la "rivincita" contro i Celtics, che poi si trasforma in una "riperdita": siamo stanchi, fisicamente e mentalmente, giochiamo in modo approssimativo e decisamente inadeguato ed arriva, giustamente, la sconfitta.
Non me la sento di criticare la squadra, non è il momento di stare addosso ai ragazzi, quanto piuttosto di spronarli e convincerli che si può fare qualcosa di importante. La strategia paga, tre partite decisive, tutte alla Time Warner Arena, e tre vittorie è il nostro bottino. Battiamo, in rigoroso ordine temporale, prima i Wizards, poi i Raptors ed infine i Pistons (in quella che era stata ribattezzata "The Battle for the 6th"). È la risposta che volevo e che mi aspettavo: spalle al muro, con partite decisive da giocare, dovevamo dimostrare di aver fatto quel passo mentale in avanti, di essere pronti a vincere le partite che si devono vincere. Il protagonista di questo trittico di partite è sempre lui: Kemba Walker. 21 punti e 9 assist contro Washington; 18 punti, 6 assist e 5 rimbalzi contro i Raptors; 22 punti e 10 assist contro i Pistons. Ma, come detto, non sono tanto i numeri ad esser importanti, quanto "il peso" di questi numeri: giocate importanti, canestri quasi sempre decisivi, un controllo assoluto sulla gara. Il nostro numero #15 sta dando l'impressione di essere maturato parecchio ed in parte risponde (attraverso un processo di osmosi tra 2k-world e blog-world) ai dubbi mossi sulla sua capacità di essere parte integrante di una squadra da titolo.
Noi intanto abbiamo saldamente in mano il sesto posto ormai, ma i Pistons ed il gruppo Nets-Pacers (che crollo il loro!)-Raptors ci stanno sempre francobollati e sono pronti a sfruttare ogni minimo errore. Noi siamo troppo distanti dal quinto posto, ma non molliamo, daremo il massimo e, come ho detto ai ragazzi e come si dice dalle mie parti, "comu finisci si cunta!"

domenica 5 maggio 2013

2k13-Regular Season 2012-2013: Tripping

"We run this town!". L'urlo del mio cuore gialloviola riecheggia nella mia testa, ma il mio è un ruolo troppo importante per lasciarmi andare a certe manifestazioni pubblicamente. Tuttavia il mio pensiero alla fine della gara contro i Clippers, prima di un tour di quattro partite ad ovest, vinta dai miei Bobcats non può che essere figlio del mio tifo, in quanto facciamo le veci dei Lakers nell'infliggere una sconfitta a CP3 e compagni. La partita di L.A. arriva in un momento cruciale della stagione: passato l'All Star Weekend e scaduta la trade deadline, si entra nel vivo della stagione. Siamo in dirittura d'arrivo, un 2k-mese e mezzo circa da affrontare prima del gran ballo firmato playoff.
Alla trasferta di Los Angeles segue quella di Salt Lake City. Partita che definire strana è a dir poco eufemistico, in quanto succede tutto ed il contrario di tutto. I Jazz partono forte; noi rimontiamo e allunghiamo, portandoci sino al +18; i padroni di casa rimontano clamorosamente e passano in vantaggio sul finale; Walker forza l'overtime con una magia in fadeaway a quattro secondi dal termine ma, nell'overtime con l'inerzia dalla nostra, roviniamo tutto con un paio di possessi scellerati e i Jazz portano a casa l'intera posta!
Non ci perdiamo d'animo anche perché abbiamo un giorno di riposo prima del back to back Sacramento-Portland. La gara contro i Kings è di quelle indecifrabili, contro una squadra ricca di talento ma "dalla testa vuota". Noi siamo al contrario: talento, specialmente offensivo, poco ma cervello finissimo e, mettendola sulla "filosofia" la portiamo a casa. Discorso diverso invece è da affrontare nella sfida contro i Blazers. Portland ha un quintetto base di tutto rispetto, ma un roster probabilmente troppo corto per ambire a qualcosa di importante. Tuttavia, noi siamo nella seconda gara del back to back, dunque siamo un po' con la lingua a penzoloni, soprattutto nella figura di Kidd-Gilchrist, visto un po' in affanno nelle ultime uscite (ampiamente preventivabile comunque). L'aggettivo giusto per questa gara è "aggrovigliata", perché il ritmo è lento, le azioni spesso confusionarie e vittime della stanchezza delle squadre. Alla lunga però Portland esce, sfrutta il fattore campo e l'incremento prestazionale di Lillard nel finale, e ci infligge la seconda sconfitta del mini-tour.
Due 2k-giorni dopo siamo nuovamente di scena alla Time Warner Arena, dove ospitiamo i Nets in una partita chiave della stagione. I Nets infatti sono solo a tre gare e mezza di distanza da noi, in crescita e desiderosi di rientrare tra le prime otto: sconfiggerli significherebbe mettersi assolutamente al riparo da eventuali patemi dovuti ad un calendario che per noi non si prospetta facilissimo. Giochiamo con la giusta intensità, abiuriamo clamorosamente in difesa su Reggie Evans e Humpries ed otteniamo una grandissima vittoria con Kemba Walker protagonista assoluto( 33 punti, 8 assist e 6 rimbalzi per lui) e nonostante un Iso-Joe clamoroso in attacco (38, top scorer del match). Ancora un solo giorno di riposo e siamo di nuovo in campo per il secondo back to back della settimana (cinque gare in sette giorni, ndr): contro i Thunder e a Washington. La gara contro i primi della classe ad ovest la giochiamo "alla Popovich". Consapevoli di avere pochissime speranze, diamo largo spazio alle seconde linee ed infatti la diamo su senza lottare più di tanto, anche per manifesta superiorità degli ospiti. La cosa paga discreti dividendi però contro i Wizards: siamo più pronti e fisicamente messi meglio, dunque arriva una vittoria importante che ci permette, tra l'altro, di scavalcare i Pistons e di portarci al sesto posto ad est. La bagarre continua, noi siamo ancora desiderosi di mietere nuove vittime!

giovedì 2 maggio 2013

2k13-Regular Season 2012-2013: All Star Weekend!

La festa per eccellenza del basket NBA è incontrovertibilmente una ed una sola. L'All Star Game è sostanzialmente un momento di svago, una pausa per staccare mentalmente e per divertirsi tutti insieme, senza pensare per un po' ai risultati e a tutte le cose serie che circondano la regular season. Noi siamo stati coinvolti solo marginalmente, con due giocatori convocati per l'ex-Rookie Game (Walker e Kidd-Gilchrist), ora Raising Star Challenge. Per il resto, solita kermesse di divertimento, poco agonismo e tanto spettacolo.
A coinvolgerci "un po' di più" è sicuramente il prosieguo della regular season per i miei Bobcats, ed in particolare le due 2k-weeks a cavallo del weekend delle stelle. In striscia aperta di due sconfitte, una sanguinosa contro i Lakers maturata negli ultimi secondi del match, ospitiamo i Boston Celtics, personalissimi nemici storici per "questioni di cuore". Come ogni volta, la sfida con Boston è speciale: si gioca "playoff basketball", ritmi bassi, contatti al limite, intensità di alto livello e giocate di alta scuola la fanno da padrona. Noi però siamo in grado di alzare i ritmi, mentre i Celtics devono stare al passo di Pierce e Garnett, che non sono più nel loro prime fisico. La mettiamo proprio su questo campo, giochiamo una partita "ad alto voltaggio" e portiamo a casa una bella W. La sfida contro Boston ci serve da viatico per la trasferta di Indianapolis, contro dei Pacers falcidiati dagli infortuni e dunque in crollo verticale in classifica. I padroni di casa si presentano ai blocchi di partenza senza David West, Paul George e Tyler Hansbrough, mentre noi siamo in formazione tipo. Cerchiamo di sfruttare la nostra maggiore profondità e la mettiamo pure questa sul piano dell'intensità. Ci buttiamo dentro ferocemente, prendiamo parecchi falli e non manchiamo di dispensare "randellate" e la tattica paga: Hill e Granger giocano molto bene e segnano 54 punti in due, ma noi siamo un collettivo molto più profondo di questi azzoppati Pacers e riusciamo ad ottenere la seconda W consecutiva, tra l'altro è un secondo scalpo importante!
Dopo il già citato All Star Weekend vissuto marginalmente, occasione dunque per ricaricare le pile, affrontiamo la 2k-week della trade deadline in maniera alquanto movimentata. Un doppio back to back ci attende, back to back che si apre con la trasferta di Orlando. I Magic dovrebbero essere una vittima sacrificale annunciata, per questo probabilmente ci mettiamo un quarto della metà di energia necessaria e proprio per questo otteniamo una meritata sconfitta. Mi faccio sentire in spogliatoio e nella sfida contro i Pistons, prima di un tris di gare alla Time Warner Arena, ritorniamo a giocare il nostro basket fatto di applicazione difensiva, intensità e concentrazione. Arriva una bella W, con i soliti Kidd-Gilchrist e Walker protagonisti. Un giorno di riposo e poi siamo nuovamente in back to back: Chicago e Denver. Contro i Bulls si assiste ad una gara per puristi della difesa, con squadre che giocano molto compatte e attente ed attacchi stritolati appunto dall'applicazione difensiva dei due team. In questi casi a fare la differenza sono soprattutto i campioni e Chicago ne ha uno vero: Derrick Rose fa le giocate decisive nel finale, spazza via i nostri raddoppi e regala la W ai suoi. Contro i Nuggetts invece è l'esaltazione della fisicità. Entrambe le squadre la mettono sul piano fisico (nonostante entrambe in back to back), attaccando il ferro con regolarità ed imponendo ritmi di gioco forsennati sia in attacco che in difesa. Andiamo in difficoltà per lunghi tratti, perché Iguodala mette la museruola a Kemba Walker per i primi tre quarti, ma nell'ultimo e decisivo quarto proprio il nostro #15 si accende e lancia la volata per la vittoria. Oltre a Walker, solita menzione per Kidd-Gilchrist, che ormai fa notizia quando stecca una partita.
Prima di chiudere, obbligatorio uno sguardo alla rinnovata situazione di classifica ad Est. I Pacers, in caduta libera, sono ottavi e hanno alle calcagna Raptors e Nets. Noi siamo in lotta con i Pistons per il sesto posto, quinti ci sono i 76ers, a ridosso del terzetto Celtics-Knicks-Bulls in lotta per il primo posto "tra gli umani": gli Heat, marziani, viaggiano primi con sette gare di vantaggio in assoluta tranquillità!