...si, la sua maglia è gialloviola; il suo nome è Adam Cameron. Era questo quello che si diceva lo scorso 2k-mese sul conto del nostro #15; ormai chiacchieratissimo e semi-stella del panorama NBA. Avevano ragione i giornali, ma l'avevo capito pure io che le nostre prestazioni, per quanto frutto di un lavoro di squadra realmente encomiabile, trovavano la loro sublimazione nelle giocate di Cameron, che stava andando a ritmi insostenibili. La bontà di queste riflessioni la stiamo verificando in questo 2k-mese di gennaio nel quale non stiamo riuscendo a replicare i risultati di dicembre. Non che ci siano margini per lamentarsi, anzi dobbiamo sfruttare questi dati per riuscire a comprendere come gestire al meglio le nostre risorse ed arrivare al top ad aprile, quando si "apriranno le danze".
La seconda 2k-week effettiva di gennaio è ricca di sfide prestigiose: prima un back2back in trasferta @Spurs e @Bulls, poi capatina al Madison Square Garden, infine derby di L.A. da giocare da padroni di casa. Come detto, "il sophomore solo al comando" è determinante per i nostri risultati e nel back2back ci guida ad una doppia prestigiosissima vittoria. Contro San Antonio, ormai è chiaro, Cameron diventa una furia, domina letteralmente la gara con un controllo tecnico imbarazzante sugli avversari e cancella dalla partita Tony Parker; contro i Bulls serve invece un Kobe educatissimo per avere ragione di una squadra che si permette di avere in backcourt la coppia Rondo-Rose. Il tour tuttavia non si chiude benissimo, perché la trasferta al Madison è ricca di aspettative ma povera di risultati. Cameron e Bryant sentono la stanchezza, McGee prova a prendersi il palcoscenico, ma in un rocambolesco finale ci "dimentichiamo" di Hardaway Jr. che ci punisce da 3 regalando la vittoria ai suoi. Capita, non posso imputare niente ai ragazzi, specialmente se giocano un derby "così". "Così" in questo caso significa contratti e disattenti nel primo tempo, feroci e precisi nel secondo: sotto di 12 all'intervallo, giochiamo un terzo periodo in cui concediamo solo 14 punti a CP3 e compagni (recapitandone a destinazione 35) necessari per ribaltare la situazione e portare a casa una grande vittoria.
La prestazione nel derby è però una di quelle che lascia il segno nelle mie squadre le quali, ricordo, sono comunque "squadre femmina": dopo una vittoria così e con in vista lo scontro al vertice contro i Pacers, le sfide allo Staples contro Pelicans e T-Wolves hanno un risultato scontato. L. Perdiamo due gare in maniera indegna, fiacchi, slegati, svogliati e concediamo due record stagionali in entrambe le partite: Holiday ce ne recapita 33, Love si limita a prendere 18 rimbalzi. Ma il denominatore comune delle sconfitte è, oltre ovviamente a prestazioni di squadra da censurare, Cameron. Il ragazzo deve tirare il fiato e quando lo fa, per un processo di osmosi, la squadra abbassa il livello. Ci domina psicologicamente, ovviamente con una singola eccezione: Kobe Bryant. Il Mamba è l'unico che non dipende da Cameron, sta giocando una regular season sorniona, ma quando serve risponde sempre presente. È la nostra guida spirituale, il saggio a cui rivolgersi nei momenti di difficoltà, quasi come un re che ha abdicato ma i consigli al principe regnante non li nega. Ed il consiglio che ci regala contro i Pacers è di quelli che ti fanno vincere: "No Mercy". Cameron gioca una gara impressionante (flirtando con la tripla doppia), Butler mette la museruola a PG24, Kobe fa il Kobe, il resto della squadra torna a giocare come sa, può e deve e la W di prepotenza, che lancia un messaggio a tutta la lega, ce la prendiamo di slancio. 98-112 il risultato finale, contro i campioni in carica, contro la squadra in testa ad Est, contro chi rappresenta quello che vogliamo essere.