mercoledì 17 settembre 2014

SIM14-Regular Season 2015-16: Il momento di diventare grandi

"Are the Lakers a Championship team?". È la domanda del momento nel SIM14-World: se lo chiedono i tifosi, speranzosi nei confronti di una squadra che da troppo tempo non sta regalando loro soddisfazioni; se lo chiedono gli avversari ad ovest, sorpresi da un ritmo in regular season da squadra in missione; se lo chiedono ad est, perché sanno che chi vince l'ovest tendenzialmente è una seria candidata al titolo; ce lo chiediamo noi stessi, consapevoli del fatto che il primo posto a gennaio non vale nulla se non il presentarsi ricorrente di questa domanda.
Ma la domanda non cade dal cielo, non è figlia di qualche riflessione da parte di un filosofo a caso scelto tra gli appassionati; è la sublimazione del prestigiosissimo nulla conquistato finora! Si, perché siamo ancora "primissimi", ma il 2k-mese di marzo è appena iniziato ed è qui che si metteranno i puntini sulle "i" in vista del gran ballo iniziale.
Prima di entrare nel nuovo 2k-mese, però, c'è da completare un trittico di gare allo Staples che si concluderà con uno splendido back2back a Portland. Regoliamo allora Memphis in casa (Kobe in versione "Magic Mamba" con 10 assist) per poi cadere contro Houston grazie ad una grandissima gara da ex da parte di DH12, dominante in tutto e per tutto contro la nostra frontline. Abbiamo una giornata di riposo per poi organizzare il già citato back2back: Jazz allo Staples, Portland al Rose Garden. È uno di quei passaggi della stagione che servono ad alimentare le domande, ma anche a candidarsi per un posto tra i pretendenti e mettere anche fiducia nella testa. Passiamo a pieni voti il test, perché dopo l'All Star Weekend Kobe non fa prigionieri: il Mamba sta giocando a livelli celestiali, incastonato in un sistema che cerca di fargli spendere il meno possibile difensivamente e che lo possa lasciare esplodere per brevi ma intensissimi periodi offensivamente. La "magia" sta funzionando e paga ottimi dividendi, anche se è impossibile non citare l'apporto di un Cameron che ha comunque un dominio totale sulla squadra.
La doppia W in back2back, come detto, è un'iniezione di fiducia non indifferente, tant'è che "investiamo" nel matinée domenicale, sempre allo Staples, Dallas: squadra che attraversa una fase di transizione ma sempre difficile da affrontare. È ancora Bryant il mattatore dell'incontro, tanto per ribadire uno stato di forma spaventoso per il serpente più velenoso del basket; quando allora a Charlotte (mio vecchio teatro in una 2k-avventura non troppo lontana) MKG riesce ad inceppare il meccanismo perfetto che sembrava essere diventato Bryant e la sua gestione, il risultato di 80-92 con cui perdiamo non stupisce poi neanche tanto. Neanche a farlo apposta, tra l'altro, la sconfitta con i Bobcats coincide con la nostra prima partita di marzo, segno del destino non indifferente per uno come me, che noto con particolare attenzione queste cose. A smentire le mie supposizioni (oppure a rassicurare l'ambiente, se mai ce ne fosse bisogno ed in base a come si guarda la cosa) ci pensiamo noi stessi, allo Staples contro i Warriors. È una grande partita, nella quale mostriamo tanta qualità ma anche una spiccata capacità di resistere all'allungo avversario e di sovvertire una partita messa male. Plumlee ed Exum sono i protagonisti inattesi, fondamentali nel dare una mano al solito Kobe ed all'indomito Cameron.
Ancora primi ad ovest, con OKC che ci tallona ad una sconfitta di distanza e in "Via Roma": non è il momento di dimostrare di essere una squadra da titolo, è il momento di diventare grandi e di farsi fare certe domande!

domenica 7 settembre 2014

SIM14-Regular Season 2015-16: Polvere di All Stars

Immaginate una partita in cui i migliori 24 giocatori dell'NBA si dividono in due squadre allenate dai due allenatori che guidano con le loro squadre Eastern e Western Conference. Immaginate inoltre che questa partita avvenga in un 2k-world, dove le logiche dei giocatori sono diverse e dunque non si fa distinzione nell'atteggiamento tra amichevole e partita "vera". Immaginate di poter smettere di immaginare, perché questo è ciò che accade nel SIM14-World durante l'All Star Weekend, ovvero la kermesse dell'eccellenza NBA che si tiene a metà febbraio ogni 2k-year.
Prima di arrivare alla notte delle stelle, tuttavia, abbiamo ancora due gare da giocare, entrambe in casa, contro Phoenix e Magic. Gare apparentemente facili, contro squadre che navigano nei bassifondi della classifica, e che per nostra natura tendiamo a sbagliare. Contro i Suns, non c'è niente da fare e il discorso è sempre lo stesso: siamo talmente consapevoli di essere più forti che non ci allacciamo neanche le scarpe, siamo svogliatissimi in difesa e poco concentrati in attacco, ci infiliamo in una gara punto a punto pericolosissima, gli ospiti aumentano improvvisamente le loro percentuali al tiro e perdiamo una sfida che dovevamo vincere in carrozza. Proviamo a replicare la stessa prestazione due sere dopo contro i Magic: siamo lenti in attacco e difendiamo senza piegare le ginocchia, sembriamo impelagarci nuovamente nel gioco col fuoco, ma questa volta usciamo alla distanza con un quarto finale "da Lakers" che ci permette di portare a casa una vittoria fondamentale in termini di classifica.
Arriva così il weekend delle stelle: Cameron è impegnatissimo in quanto è presente sia all'ex-Rookie Challenge che alla partita della domenica, nella quale c'è anche Kobe (unico superstite della generazione che fu), fresco di prolungamento contrattuale di un anno a circa 10 milioni (non ricordo esattamente la cifra). Per la cronaca, MVP della partita un mostruoso Kevin Durant che permette all'Ovest di portare a casa una bella W in rimonta, ma apporto fondamentale da parte di Cameron e Kobe.
Dopo la pausa per il weekend delle stelle, si ritorna subito in campo con un back2back tostissimo: @Minnesota, vs Nets. I T-Wolves sono una realtà ormai, quarti ad ovest, schierano in quintetto Rudy Gay e tale Holden, AG vecchio stile della nidiata di Cameron che si accoppia molto bene con un Kevin Love inventatosi centro. La partita è uno spettacolo, a rimbalzo soffriamo tantissimo perché Plumlee spende un paio di falli prematuri che ci fanno saltare le rotazioni, Cameron e Kobe però ci tengono clamorosamente su con un paio di giocate di altissima scuola, ma a fare la differenza in una partita dal punteggio alto sarà la nostra difesa che nel finale non sbaglierà praticamente nulla e ci permetterà di chiudere con il 118-111 finale. La dispendiosissima sfida contro i "cugini di secondo grado" la paghiamo contro Brooklyn. Siamo stanchi, sulle gambe, poco lucidi, ma abbiamo la straordinaria capacità di non arrenderci e di stare attaccati al match. È una gara diversa questa rispetto a quella della sera prima, più combattuta e ruvida, ma Kobe spende nuovamente il gettone e ci trascina con un quarto periodo da standing ovation (15 punti tutti suoi) alla W. Saranno 34 alla fine per il Mamba, back2back in quanto anche contro Minnesota aveva chiuso con la stessa quota.
Rapida occhiata alla classifica per dire che siamo primi con i Thunder ad una gara di distanza: ora però dovrebbero arrivare le montagne russe, in quanto marzo si avvicina e quello è il mese peggiore per le mie squadre!

lunedì 1 settembre 2014

SIM14-Regular Season 2015-16: Il normale scorrere degli eventi

Lo dice la storia, lo confermano gli almanacchi e lo ribadisce la memoria: i Lakers abituati a stare al vertice nell'NBA, ogni anno lottano per vincere e quelle stagioni anonime che ogni tanto vivono sono più delle eccezioni che altro. I Lakers sono anche una squadra glamour, le stelle di Hollywood vanno a vedere le stelle del parquet; i migliori hanno indossato la mitica casacca gialloviola, i bambini sognano di indossarla perché nell'immaginario collettivo quella è una maglia "vincente". Così era e così non lo era stato per quasi cinque anni, ovvero da quel 2010 ormai lontano che ora rappresenta una pietra miliare nella storia gialloviola, in quanto ultimo titolo di una decade sostanzialmente dominata. Sicuramente le aspettative di inizio stagione sono state comunque alte, ma non sono mai state rispettate. Perlomeno, finora. Fino all'arrivo di Adam Cameron, proveniente dalla Fictional Draft Class 1 e sbarcato in questo SIM14-World lo scorso 2k-year con una missione da compiere. Riportare i Lakers dove il loro blasone vuole.
Ci sta riuscendo il prodotto di Syracuse, arrivato con un carico di aspettative ma anche di incognite non indifferente (non ha un jumper affidabile, vuole la palla in mano ma c'è Kobe, è una combo che non sa fare il play ma che non sa giocare senza palla), il ragazzo l'anno scorso ci ha rimesso nella cartina dell'NBA che conta e quest'anno ci sta portando per mano al primo posto in classifica, trampolino imprescindibile per le mie squadre che vogliono andare a prendersi il Larry O'Brien. 
I risultati della squadra sono lì a testimoniare tutto. Dopo la vittoria con Indiana, facciamo fuori gli Hawks prima di affrontare un poker di sfide esterne: Cleveland, Philadelphia, Milwaukee e Indianapolis le nostre mete, 2-2 il bottino. Prima vittima illustre i Cavs, divenuti interessantissimi con l'acquisto di Cousins ma impotenti nei confronti dei 27 di Cameron. In back2back, a Phila, scivoliamo su una tripla di MCW e lasciamo per strada una gara che potevamo e dovevamo portare a casa; neanche il tempo di schiantare i Bucks (124-88) che siamo di nuovo in back2back contro i Pacers, i quali si prendono la rivincita e ci battono in rimonta, grazie a 21 punti di Turner, in una partita intensissima ma dal basso "contenuto offensivo" (82-90 il risultato finale).
Si inizia a sentire odore di All Star Weekend, ma prima dobbiamo tornare allo Staples perché due 2k-week sono lunghissime e ci sono da affrontare Wizards, Pistons e Rockets: contro i maghi di uno spaventoso John Wall diamo prova di maturità, portando a casa grazie ad un gran finale una bellissima W nella quale Cameron incastona una superba tripla doppia; servono invece 22 punti di JaVale per avere ragione dei Pistons, in una sfida comunque molto più abbordabile rispetto a quella contro Washington; in back2back a Houston però perdiamo, mostrando una sinistra idiosincrasia nei confronti delle sfide ravvicinate.
Primi ad ovest, primi in assoluto, primi nel Power Ranking: è odore di All Star Weekend quello che si sente oppure di Squadra da Titolo?

sabato 9 agosto 2014

SIM14-Regular Season 2015-16: Un sophomore solo al comando

...si, la sua maglia è gialloviola; il suo nome è Adam Cameron. Era questo quello che si diceva lo scorso 2k-mese sul conto del nostro #15; ormai chiacchieratissimo e semi-stella del panorama NBA. Avevano ragione i giornali, ma l'avevo capito pure io che le nostre prestazioni, per quanto frutto di un lavoro di squadra realmente encomiabile, trovavano la loro sublimazione nelle giocate di Cameron, che stava andando a ritmi insostenibili. La bontà di queste riflessioni la stiamo verificando in questo 2k-mese di gennaio nel quale non stiamo riuscendo a replicare i risultati di dicembre. Non che ci siano margini per lamentarsi, anzi dobbiamo sfruttare questi dati per riuscire a comprendere come gestire al meglio le nostre risorse ed arrivare al top ad aprile, quando si "apriranno le danze".
La seconda 2k-week effettiva di gennaio è ricca di sfide prestigiose: prima un back2back in trasferta @Spurs e @Bulls, poi capatina al Madison Square Garden, infine derby di L.A. da giocare da padroni di casa. Come detto, "il sophomore solo al comando" è determinante per i nostri risultati e nel back2back ci guida ad una doppia prestigiosissima vittoria. Contro San Antonio, ormai è chiaro, Cameron diventa una furia, domina letteralmente la gara con un controllo tecnico imbarazzante sugli avversari e cancella dalla partita Tony Parker; contro i Bulls serve invece un Kobe educatissimo per avere ragione di una squadra che si permette di avere in backcourt la coppia Rondo-Rose. Il tour tuttavia non si chiude benissimo, perché la trasferta al Madison è ricca di aspettative ma povera di risultati. Cameron e Bryant sentono la stanchezza, McGee prova a prendersi il palcoscenico, ma in un rocambolesco finale ci "dimentichiamo" di Hardaway Jr. che ci punisce da 3 regalando la vittoria ai suoi. Capita, non posso imputare niente ai ragazzi, specialmente se giocano un derby "così". "Così" in questo caso significa contratti e disattenti nel primo tempo, feroci e precisi nel secondo: sotto di 12 all'intervallo, giochiamo un terzo periodo in cui concediamo solo 14 punti a CP3 e compagni (recapitandone a destinazione 35) necessari per ribaltare la situazione e portare a casa una grande vittoria.
La prestazione nel derby è però una di quelle che lascia il segno nelle mie squadre le quali, ricordo, sono comunque "squadre femmina": dopo una vittoria così e con in vista lo scontro al vertice contro i Pacers, le sfide allo Staples contro Pelicans e T-Wolves hanno un risultato scontato. L. Perdiamo due gare in maniera indegna, fiacchi, slegati, svogliati e concediamo due record stagionali in entrambe le partite: Holiday ce ne recapita 33, Love si limita a prendere 18 rimbalzi. Ma il denominatore comune delle sconfitte è, oltre ovviamente a prestazioni di squadra da censurare, Cameron. Il ragazzo deve tirare il fiato e quando lo fa, per un processo di osmosi, la squadra abbassa il livello. Ci domina psicologicamente, ovviamente con una singola eccezione: Kobe Bryant. Il Mamba è l'unico che non dipende da Cameron, sta giocando una regular season sorniona, ma quando serve risponde sempre presente. È la nostra guida spirituale, il saggio a cui rivolgersi nei momenti di difficoltà, quasi come un re che ha abdicato ma i consigli al principe regnante non li nega. Ed il consiglio che ci regala contro i Pacers è di quelli che ti fanno vincere: "No Mercy". Cameron gioca una gara impressionante (flirtando con la tripla doppia), Butler mette la museruola a PG24, Kobe fa il Kobe, il resto della squadra torna a giocare come sa, può e deve e la W di prepotenza, che lancia un messaggio a tutta la lega, ce la prendiamo di slancio. 98-112 il risultato finale, contro i campioni in carica, contro la squadra in testa ad Est, contro chi rappresenta quello che vogliamo essere.

lunedì 4 agosto 2014

SIM14-Regular Season 2015-16: Lucky Thirteen

"...Cameron drives, the pass to Kobe, Kobe pump-fakes, dribbles, fadeaway jumper... good!! The Lakers now lead by 8 with less then twenty seconds remaining in the fourth quarter! They are less then twenty seconds far from their thirteenth win in a row!"
Trentuno Dicembre SIM14-2015. Siamo ad Oakland, ci aspettano i Warriors per l'ultima sfida del 2k-year: campo difficile, squadra tosta, ma noi rispondiamo presente e con Kobe che ci guida con 25 punti alla tredicesima vittoria consecutiva. Non è tanto il numero a fare impressione, quanto la durata temporale della nostra serie: chiudiamo Dicembre da imbattuti, un 2k-mese intero senza sconfitte. Si, perché prima dei Warriors avevamo messo a segno altre due vittorie, la prima contro i Sixers e la seconda contro i Suns, che ci avevano permesso di arrivare all'ultima gara del 2k-mese in corsa per il "mese perfetto"; impresa poi ottenuta contro Golden State. Era stato Cameron a guidarci nelle sfide in vista dei Warriors, ma nella "notte della storia" il protagonista è stato il Mamba. Non poteva essere altrimenti, doveva firmare necessariamente questa prestazione, doveva regolare un Klay Thompson che è ormai uno dei giocatori più solidi nel ruolo di guardia, doveva darci un segnale a livello psicologico. Ora non ho i mezzi per avere la certezza matematica, ma nei nostri 2k-world questo "mese perfetto" se non è un record poco ci manca. A livello personale, lo è quasi sicuramente!
"Anno nuovo, vita nuova" dice però il proverbio ed ecco allora che la nostra striscia si interrompe immediatamente nella prima partita del nuovo 2k-year: gli Spurs, ovvero la vera dinastia concorrente degli ultimi 20 anni ad ovest, ci omaggia dei festeggiamenti per il capodanno con una prestazione eccezionale e ci infligge come detto la prima sconfitta dopo tredici W. "Che sarà mai" si pensa in quel di L.A.; non sarà niente ma io conosco i miei polli ed allora la sconfitta di pura disattenzione contro i Bucks (78-82) quando eravamo avanti di 10 ad inizio quarto periodo fa scattare subito l'allarme nella mia testa: o nascondo subito "lo specchio" o noi siamo capacissimi di perderne 13 in fila perché siamo "le più belle, le più brave, quelle con il vestito migliore e che tutta la scuola invidia". La mossa riesce e nella doppia sfida in back2back a Detroit e Salt Lake City riprendiamo la nostra marcia. A Motown è Cameron, fresco vincitore del "player of the month" per Dicembre, a guidarci ad una superba W di ben 19 punti; ma la gara più bella è quella contro i Jazz: i discendenti di Stockton e Malone sono una bella squadretta, con Embiid che è già un mostro ed un talento medio molto alto; noi però giochiamo una partita da Squadra da Titolo, stando sempre concentrati e mettendo sempre i canestri pesanti. Arriva la W come detto, quella che ci permette di diritto di dire che siamo "le più belle, le più brave, quelle con il vestito migliore e che tutta la scuola invidia" e che guardano tutti dalla testa della classifica.

martedì 29 luglio 2014

SIM14-Regular Season 2015-16: Il derby sotto l'albero


"I don't want a lot for Christmas..." canta la splendida Mariah nei promo natalizi e pure io, seppur non vestito in maniera sexy e tacchi alti, né con voce suadente o intonata, negli spogliatoi dico ai ragazzi che non voglio molto: All I want for Christmas è una vittoria contro i Clippers nel primo derby natalizio della storia. La vittoria la otteniamo, ma con enorme fatica, dopo essere stati sotto per praticamente tre quarti e mezzo e rientrando con ferocia nel quarto finale (aperto sul -11). Cameron, manco a dirlo, è superbo perché ci guida in attacco splendidamente e soprattutto tiene difensivamente su CP3 in maniera encomiabile; ma l'encomio vero va fatto a Plumlee che rende umano un Blake Griffin che sta giocando la stagione della vita e che si è candidato prepotentemente al titolo di MVP. Ma la notizia vera è che la vittoria contro i Clippers è la nostra decima W consecutiva, fatto che, inevitabilmente, ci proietta in testa alla Western Conference.
Siamo infatti giunti al Christmas Event in carrozza: dopo la 2k-week dell'emotività abbiamo infatti continuato la nostra striscia di vittorie regolando allo Staples in sequenza Kings, Suns e Grizzlies. "Avessi detto..." penserete e invece no, perché sono state tutte gare combattute ed intense giocate contro squadre che le occasioni per portarsi a casa l'intera posta in palio le hanno avute. Il leitmotiv è comunque sempre quello: stiamo in bilico per praticamente i primi due quarti, talvolta andiamo anche sotto e siamo costretti a rimanere incollati alla gara con le unghie, per poi deflagrare clamorosamente a cavallo di terzo e quarto periodo, dove cambiamo marcia difensivamente e diventiamo infallibili offensivamente. Va così contro i Kings, che ci stacchiamo di dosso solo ad inizio quarto periodo; va incredibilmente così contro i lanciatissimi Suns (7-3 nelle ultime 10), contro i quali riusciamo ad impattare solo a 3 minuti dalla fine e poi a portare a casa la W grazie al mostruoso 38+12 di Cameron (con 6 rimbalzi e 2 stoppate di contorno); infine va tutto sommato così contro Memphis, che però ci dà grattacapi solo per mezza gara e che poi sprofonda dopo l'intervallo.
Dunque, quando alla vigilia del Natale NBA abbiamo il back2back @Minnesota-vs Pelicans, l'entusiasmo è altissimo e tanto basta per ripetere le prestazioni viste nella 2k-week precedente: primi due quarti di studio e poi allungo che arriva dopo il tè caldo (vorrei sapere a questo punto cosa mette Gary Vitti nel tè e perché non glielo fa bere ad inizio gara...). Poi arriva Mariah e con lei il "derby della storia" (che vinciamo noi ovviamente) che ci permette di suonare la "décima" W.
Ci stiamo abbattendo come una tempesta sulla lega, non stiamo facendo prigionieri e non si può dire che non avevamo avvertito. Ma ora sorge un dubbio: e se fosse troppo presto?

sabato 26 luglio 2014

SIM14-Regular Season 2015-16: Le promesse non mantenute... o si?

Proclami, annunci, dominio già scritto, titolo già in tasca... Ecco cosa si diceva a Lakerslandia dopo gli aggiustamenti delle rotazioni avvenuti appena una 2k-week fa e deflagrati prepotentemente contro Miami. Ma dopo la doppia sconfitta che ci infligge Portland, in back to back, prima a domicilio e poi al Rose Garden (o come diavolo si chiama ora), queste frasi lasciano spazio agli interrogativi. Sono veramente "da corsa" questi Lakers? I dubbi sono legittimi, una squadra che dichiara di aver trovato la quadratura del cerchio non si può permettere una doppia batosta contro la stessa squadra, peraltro dichiaratamente più debole, come quella che ci siamo presi nella doppia sfida contro i Blazers.
Con questi dubbi che ci attanagliano passiamo un paio di giorni in palestra, prima della seconda doppia sfida della 2k-week, questa volta in terra texana: back to back, Spurs e Rockets. Gli Spurs sono meno corazzata della scorsa 2k-stagione, hanno perso Ginobili (ritirato), Diaw e Leonard, ma hanno sempre Ariza e Deng nel motore, oltre al redivivo Okafor, e dunque sono una squadra difficilissima. Ma quando vede neroargento, Cameron si scatena: prima si concede il lusso di giocare da facilitatore, poi cancella Parker dalla partita ed infine, nei momenti decisivi, fa le giocate che valgono il 113-102 finale che significano vittoria scaccia-crisi. La prova del nove la dobbiamo però passare la sera dopo, visto che Houston lo scorso 2k-anno era andata prima ad ovest e dunque siamo consapevoli di affrontare una squadra di tutto rispetto che per ora sta un po' stentando. Ancora Cameron però gioca una partita straordinaria, 27+9+9, e pure questo esame è passato. Allora non era crisi, allora erano stati due scivoloni o due serate storte quelle contro i Blazers e non c'era bisogno d'allarmarsi...
Lo dobbiamo testare contro Boston, di nuovo allo Staples, in quella che è la sfida più importante della regular season. Inutile girarci attorno, i Celtics sono alla ricerca di loro stessi in piena fase di rebuilding, per una strana analogia con il real-world hanno draftato Smart, hanno scambiato Rondo con Boozer, hanno Leonard nel motore ma non sono una squadra temibile. Almeno non per noi, che ci concediamo il lusso di giocare al gatto col topo per tutto il match, con Bryant che piazza le zampate decisive in una partita emotivamente interessante ma non certo vibrante per contenuti. Poco male, per far restare tutti incollati ai teleschermi ci pensa il derby di L.A. che ci aspetta dopo tre giorni di riposo nello Staples "vestito povero". CP3 vs Cameron è ovviamente il titolo di copertina, Kobe Bryant che fa 31 punti è invece il contenuto di una sfida intensa e giocata sul filo del rasoio da entrambe le squadre, decisa a nostro favore solo nel finale grazie ad alcune giocate di pura concentrazione. 
Fanno 7 vittorie nelle ultime 10; striscia aperta di quattro vittorie in quattro sfide che, per motivi diversi, erano piuttosto delicate; primo posto ad ovest raggiunto e sfida lanciata ai Pacers per la testa assoluta della classifica. Questa volta, siamo costretti a crederci...

sabato 19 luglio 2014

SIM14-Regular Season 2015-16: La chiave di volta

Era evidente, lampante, sotto gli occhi di tutti, eppure io non riuscivo ad avere l'intuizione giusta! Poi, nella partita forse più complicata, arriva d'improvviso l'illuminazione ed ora lo possiamo dire, lo urliamo alla lega anzi: per l'anello, quest'anno, ci siamo anche noi! OK, sto farfugliando, mettiamo in ordine tutto.
Dopo la seconda vittoria stagionale contro OKC, proseguiamo la nostra Regular Season desiderosi di trovare la famosa costanza di cui siamo alla ricerca e la sfida contro i Raptors in un matinée domenicale allo Staples è il primo banco di prova per la nostra ricerca. Prova superata perché i Raptors, squadra comunque di alto livello ad Est, vengono letteralmente lacerati dalla nostra superba prestazione di squadra. A fare impressione è il nostro livello difensivo, visto che teniamo Toronto a soli 75 punti a fronte dei 101 segnati. Dopo un periodo abbastanza intenso, abbiamo tre giorni di riposo che ci servono per preparare la doppia sfida in back to back contro i Kings. La prima gara si gioca a Sacramento, per la seconda, invece, si andrà allo Staples. La sfida nella capitale politica della California è uno spettacolo: partiamo male da fare schifo, andiamo sotto di 16 poi, nel terzo quarto, allunghiamo la difesa ed iniziamo a recuperare una caterva di palloni, rivoltiamo il match, passiamo in vantaggio ed alla fine allunghiamo con un Cameron super protagonista da 41 punti e 12 assist! È un capolavoro, perché con questa rocambolesca vittoria mettiamo la classica pulce nell'orecchio ai Kings, che la sera dopo, allo Staples, si fanno prendere dalla paura di vincere e questa volta, per portare a casa la W, non abbiamo neanche bisogno di allungare la difesa! Suoniamo la quinta sinfonia e se era la continuità che cercavo, beh, eccomi servito!
Ma si può essere dubbiosi della propria squadra nonostante una striscia aperta di cinque vittorie? Evidentemente sì o, perlomeno, io lo ero perché nonostante le vittorie c'era qualcosa che non andava nelle rotazioni, notavo che in qualche modo stavo sbagliando qualcosa, i parziali subiti erano là a confermare la mia ipotesi e le rimonte forsennate nascondevano il problema. Ma quando, nella prima partita di un mini-tour ad est, contro i Wizards subiamo l'ennesimo parziale, questa volta senza rimonta, che ci costa il primo stop dopo 5 vittorie, mi convinco che la mia sensazione è corretta. Sbaglio qualcosa ed il problema si chiama "Ryan Kelly". Il prodotto di Duke è diventato fondamentale nelle mie rotazioni; non si tratta di farlo giocare trenta minuti si tratta di non riuscire a rinunciare ai suoi 10 minuti di qualità dalla panca, che sono fondamentali come quelli di Jeff Taylor e di Wesley Johnson. Ma sono tre per i due posti di ala (grande o piccola) e non riesco a soddisfare le mie esigenze, considerato anche che Bazemore sta un po' faticando nei suoi scampoli di partita. Andiamo a Miami e siamo di nuovo sotto, io lo so che c'è qualcosa che non va e mi sto scervellando ma non capisco come far giocare quei tre il giusto quando, improvvisamente, ecco la chiave: giocano assieme! Wes scala a guardia, Taylor AP e Kelly AG!!! Era elementare, semplice ma anche impossibile da vedere per me! Eh, ma ora cambia tutto, cambiano i miei Lakers, perché rimontiamo e vinciamo contro una Miami imbottita di giovani e con il peggior LBJ di sempre a livello realizzativo (viaggia a 16 di media, ce ne fa 18 con un pessimo 2 su 9 da tre in una gara tiratissima. Ma non è solo nella sfida agli Heat che è cambiata qualcosa, è tutto ad essere cambiato: in back to back abbiamo ragione di Orlando con una magia di Kobe allo scadere (ed una difesa di Butler sull'ultimo possesso che impedisce la replica agli avversari) e poi, di ritorno allo Staples, teniamo OKC (terza sfida stagionale, la quarta sarà ad aprile, chi fa i calendari?) a soli 69 punti e portiamo a casa la W numero 8 nelle ultime 10 gare giocate.
Non capivo dove sbagliavo, ora abbiamo trovato la chiave di volta. Stai attenta NBA!

giovedì 17 luglio 2014

SIM14-Regular Season 2015-16: Gara 8 e l'inizio del viaggio

Ormai è appurato: agli Dei del Basket piace scherzare e venir fuori con incroci clamorosi solo ed esclusivamente per "vedere di nascosto l'effetto che fa". Perché solo gli Dei del Basket possono pensare di farci incontrare all'esordio i Thunder, allo Staples, in quella che sembra a tutti gli effetti una gara 8 della serie degli scorsi playoff: le squadre hanno cambiato poco; ci sono precedenti; il clima che si respira allo Staples è elettrico, chiaramente eccitato dalla voglia di vendetta della gente di L.A., ancora scottata dalla debacle di gara 7. Si presentano con Tyson Chandler in quintetto i Thunder, noi invece abbiamo Butler in AP (per prepararlo a questa sfida l'abbiamo tenuto in una gabbia senza mangiare ed andavamo a stuzzicarlo travestiti da KD35) ed una novità tattica non indifferente: no pick and roll per Kobe, dal quale mi aspetto molto più gioco off-the-ball. La partita, inutile dirlo, è bellissima. Non sembra la prima di RS, sembra veramente "gara 8", con le due squadre che si affrontano a viso aperto, che lottano al massimo delle loro potenzialità, cercando di far capire all'avversario che tutto o niente (dipende dai punti di vista) è cambiato. Ma l'assenza di Westbrook, infortunatosi in amichevole ed in dubbio per la stagione (stop di 4-6 mesi per lui), pesa e noi usciamo alla lunga: non si passa allo Staples, vinciamo noi, grazie anche ad un Cameron che fa il suo esordio in stagione con 25 punti e 17 assist (il nostro top scorer è comunque Kobe con 31).
Abbiamo un solo giorno di riposo e poi ci vengono a far visita i Blazers. Visto il promettente inizio, contro una squadra rivale e di buon livello mi aspetto la replica della prestazione ottima vista contro OKC. Invece, scendiamo in campo molli, scarichi, con il linguaggio del corpo sbagliato e, clamorosamente, ci facciamo sorprendere da Portland che passa allo Staples 115-107. Poco male, un giorno di riposo e andiamo a Denver dove, ovviamente, mi aspetto una vittoria. I Nuggets sono un'eterna incompiuta ormai, ma ci servono 40 punti di un sontuoso Kobe Bryant per portare a casa la W a dir poco rocambolesca per 101-100. No così non va, siamo ancora alla ricerca dei nostri equilibri ed infatti nella trasferta di Dallas crolliamo sotto i colpi dei lanciatissimi Mavs del rookie Jabari Parker ed autori di una campagna acquisti davvero niente male. Siamo in back to back a Memphis ed arriviamo dunque nella città degli orsetti in condizioni non certamente esaltanti: serve una grande prestazione contro una squadra in ricostruzione e la grande prestazione arriva, perché giochiamo finalmente convinti e sicuri dei nostri mezzi, torniamo a divertirci ed i risultati si vedono. Grande W dunque che scaccia i cattivi pensieri e ci proietta alla seconda 2k-week di regular season con tutti i buoni propositi intatti.
Ecco, i buoni propositi ci sarebbero pure, ma se poi contro i T-Wolves, di nuovo allo Staples dopo tre trasferte, mandiamo in atto il più classico del "predicare bene ma razzolare male", non possiamo far altro che lamentarci con noi stessi per la terza sconfitta stagionale, la seconda in casa. Ok, è allarme rosso ad El Segundo, mi vedo costretto a convocare i ragazzi per una sessione di allenamento straordinaria perché evidentemente c'è qualcosa che non va o nelle nostre teste o nelle nostre gambe. Il risultato ottenuto da questa scelta è magnifico, perché finalmente riusciamo ad inanellare due vittorie in fila. La prima contro i Mavs, schiantati per 90-110 in una gara stra-dominata dal primo all'ultimo secondo e che conta come prima sconfitta stagionale per i Texani; la seconda contro OKC, in  quella che è stata ribattezzata "gara 9", in uno slancio di non-immaginazione dei giornalisti. Al di là di tutto, la gara contro OKC è un'iniezione di entusiasmo non indifferente, nonostante l'assenza di Westbrook, perché ci dà un minimo di continuità. Da segnalare in questa "gara 9", la tripla doppia di Cameron: 22 punti, 11 rimbalzi, 12 assist per il prodotto di Syracuse.
Non certo una "partenza sprint" quella nostra, ma le scelte radicali prese non sono facili da assimilare per la squadra. La speranza è che il lavoro di oggi paghi nel futuro!

sabato 12 luglio 2014

SIM14-Summer 2015: Arrivano i Monstars!

25, 26 e 55 non è un terno secco sulla ruota di Los Angeles, ma le scelte che abbiamo a disposizione la notte del SIM14-draft 2015. Eh già, l'attesissima draft class 2014 fa, con un 2k-year di ritardo, il suo sbarco nel SIM14-world e l'attesa per vedere questi super-rookies è sempre più alta! Chi andrà per primo? Wiggins? Parker? Embiid? E chi farà la steal del draft? I soliti Spurs?
Nel nostro piccolo, il piano è in realtà abbastanza chiaro. Con il ritiro di Nash e con una squadra abbastanza giovane, l'obiettivo principale è quello di prendere un play di riserva e poi cercare di mantenere flessibilità per cercare di accompagnare nel miglior modo possibile Bryant alla pensione. L'uomo dei nostri sogni è dunque Shabazz Napier, ovvero un giocatore già pronto e solido, playmaker, competitivo, ideale per sostituire un Nash che giocava meno di 10 minuti a partita. Il "Big Fish" abbiamo intenzione di cercarlo in free agency, ma le squadre che vincono non si fanno solo con i nomi altisonanti ma anche con i mestieranti che sanno farsi trovare al posto giusto al momento giusto e riteniamo che Napier abbia questa caratteristica. Ma, si sa, nella notte del draft può succedere tutto ed il contrario di tutto. Ed il contrario di tutto è che quando tocca a noi scegliere, alla 25, c'è un nome che non possiamo passare: Dante Exum, oggetto misterioso e contemporaneamente sogno proibito di 30 squadre NBA è ancora là, tra i giocatori non scelti. Come fai a non scommettere su Exum alla 25, ma se prendo Exum il play di riserva ce l'ho e Napier non serve. "Al cuor non si comanda" si dice, ma qui non c'è il lieto fine, non facciamo la scelta ad effetto, non andiamo controcorrente: prendiamo Exum (overall 75) alla 25!!! La stampa è spaccata, c'è chi dice che ventiquattro GM prima di noi piangeranno lacrime amare e chi invece dice che prendere un giocatore che non ha giocato neanche un secondo in USA e non è mai stato un professionista è una follia a prescindere. Vedremo...
Dopo la notte del draft arriva il momento più delicato, ovvero quello della free agency. Abbiamo praticamente la MLE da offrire sul mercato, perché lo spazio rimanente lo usiamo per rifirmare Taylor e Antetokounmpo (quest'ultimo quadriennale da 1,4 Mln a salire). Ci sono nomi importanti, Melo su tutti, ma noi la stella ce l'abbiamo in casa e la steal del draft siamo sicuri di averla fatta, al resto ci penserà la crescita dei ragazzi e del gruppo, cementificato da una stagione eccezionale. Serve solo un pezzo e lo troviamo: gli offriamo tutta la MLE e ci portiamo a casa per tre anni Jimmy Butler! Il resto della free agency non la controlliamo neanche, perché siamo già proiettati sul periodo degli scambi.
La squadra è solida, l'abbiamo già detto, ma con Exum e Butler siamo diventati in troppi tra gli esterni e poi Hill è sì un buon giocatore, ma non credo sia sufficiente per fare il terzo lungo. Dobbiamo sfoltire e fare il salto di qualità sotto canestro ed allora ci rivolgiamo ai Cavs: Fournier (peccato perché ci credevo in lui) + Hill per Spencer Hawes è la trade che ritengo possa chiudere il cerchio (ci sono anche delle scelte nel mezzo). Ritengo che siamo al completo, il nostro mercato è chiuso e ci tuffiamo subito nella preseason con questo roster:

PM: Cameron, Exum.
G: Bryant, Bazemore.
AP: Butler, Johnson, Taylor.
AG: Plumlee, Kelly, Antetokounmpo.
C: McGee, Hawes.

Saranno da titolo questi Lakers?

mercoledì 9 luglio 2014

SIM14-Playoff 2015: Western Conference Semi-Finals; Lakers@Thunder; Game 7

Presente, passato e futuro di una franchigia in 48 minuti. Si giocano questo i Thunder stasera, perché perdere nuovamente durante il percorso che porta alle finali potrebbe generare conseguenze catastrofiche per OKC. Dall'altro lato i Lakers, condannati a vincere dalla storia e senza alcuna velleità di vincere dai pronostici di inizio stagione. È il momento di scrivere le pagine degli almanacchi!
"Pressure can burst a pipe or pressure can make a diamond." diceva Robert Horry, ma se i tubi si dovessero rompere per la forte pressione causata dai diamanti? È eccezionale l'inizio di gara 7, con le due squadre che partono subito con il piede sull'acceleratore e regalano spettacolo. L'intensità è altissima, i ritmi frenetici, la pressione (appunto) palpabile ma il rocambolesco inizio sembra smentire qualsiasi luogo comune sulle "gare 7". Quando la centrifuga di emozioni però inizia a rallentare iniziano a spuntare i protagonisti: KD, Kobe, Cameron e Westbrook si danno battaglia ma si annullano a vicenda ed allora sono i sidekick a fare la differenza. L'impatto dei comprimari dei Thunder inizia a farsi sentire, mentre i gialloviola litigano spesso e volentieri con il ferro ed OKC riesce piano piano a costruire un piccolo solco che allontana gli ospiti. L.A. è in difficoltà, Kobe inizia ad avvertire la fatica, Cameron è impegnato da un pessimo cliente come Westbrook e se non fosse per l'ottimo impatto di Antetokounmpo la panchina ospite sarebbe totalmente improduttiva. OKC non riesce però ad affondare il colpo ed il -4 Lakers con cui si arriva alla pausa lunga mette non poco in apprensione i tifosi di casa.
La storia della serie ci dice che nel terzo quarto il livello si alza ed ecco che puntuale arriva la "mareggiata" di emozioni in uscita dagli spogliatoi. Il termine mareggiata non è casuale, perché blu e bianco sono sia i colori del mare agitato che quelli dei Thunder: i Lakers sono evidentemente scarichi e subiscono una serie di parziali ai quali rispondono come possono; le risposte degli ospiti non sono tuttavia sufficienti per rimanere a contatto e per la prima volta nella serie i Thunder scappano per davvero! Prima +10, poi +15, poi un clamoroso +22 che fa gridare alla partita finita. No, non stasera pensano i Lakers che guidati da Cameron e Antetokounmpo accorciano le distanze fino ad un "miracoloso" -10 ad inizio quarto periodo. Ci credono i Lakers, Kobe mette anche il -6 che profuma di inerzia ribaltata e partita ormai riaperta, ma Westbrook e Lamb mettono un paio di canestri fondamentali, KD35 allunga nuovamente con una serie impressionante e per i Lakers il sogno svanisce! L'ultimo minuto è solo di omaggio ai Thunder, che vincono gara 7, passano il turno e sognano la finale!
Finisce 106-117 Thunder. MVP Kevin Durant, 25 punti, 9 rimbalzi e 6 assit per lui. 24 punti per l'ottimo Lamb, 19+7 assist per un Westbrook superbo anche in difesa. 29 punti, 8 assist e 5 rimbalzi è il bottino di Cameron; Bryant ne firma 21+7 assist ma a fine partita è esausto; 14+10 per McGee. OKC vince la serie per 4-3!


How it ended
Nell'altra semifinale ad ovest gli Spurs fanno fuori con il secondo 4-0 Portland, ma poi perdono la finale di Conference a gara 7 contro i Thunder, ancora vincitori di una serie tiratissima.
Ad est, Miami ha bisogno di 7 gare per avere ragione dei Wizards, mentre i Pacers hanno ragione sui Pistons con un secco 4-1. Nella finale di Conference questa volta è Indiana a prevalere, con una splendida vittoria in gara 6 a Miami.
Le inedite finali vedono OKC vs Indiana. I Thunder vanno subito sotto, poi 1-1 ma nelle tre gare successive la stanchezza per le due serie lunghe presenta il conto: 4-1 Pacers che si laureano per la prima volta campioni NBA!! Paul George è l'MVP delle finali!
Ora inizia l'off-season ed occhio perché c'è la draft class 2014, con rookie "reali"! Arrivano i mostri!!!!

sabato 5 luglio 2014

SIM14-Playoff 2015: Western Conference Semi-Finals; Lakers vs Thunder; Game 5 & Game 6

Game 5
Un mezzogiorno di fuoco ambientato su un filo sospeso nel vuoto. Ecco cosa è diventata questa gara 5 per Lakers e Thunder, una sfida totalmente in bilico nella quale ci si gioca praticamente tutto. La storia dice che vincere gara 5 significa mettere una grossa ipoteca sulla serie, ma insegna anche che c'è diritto di replica per la squadra sconfitta. La palla inizia a pesare sempre di più, è arrivato il momento di uscire l'artiglieria pesante: Ibaka c'è, il suo ritorno può essere il fattore che cambia l'esito della serie!
Sentono la pressione i Thunder in avvio di gara e la pressione ha un nome ed un cognome: Adam Cameron. Per nulla intimorito dalla ritrovata presenza del congolese naturalizzato spagnolo, il rookie con la maglia #15 gialloviola parte sparato, attaccando il ferro e mettendo la solita grande intensità in campo che regala il primo strappo importante agli ospiti. Kobe lo segue e costringe Lamb a spendere dei falli prematuri ed allora ai padroni di casa serve tutta la classe di KD35 per rimanere in partita. Durant è tarantolato, si guadagna con il sudore della fronte ogni singolo punto che mette a referto, ma riesce spesso e volentieri a punire Johnson, il quale comunque non si dà mai per vinto e gioca una grande gara. Per uno strano processo di osmosi però, ad ogni magia di Durant la fiducia dei padroni di casa cresce e OKC improvvisamente cambia marcia: dopo una fase di assestamento Ibaka inizia a dare il suo solito supporto in difesa, Westbrook segna canestri importanti, la panchina dei padroni di casa ha impatto e solo un grande Kobe, coadiuvato in attacco ora da Wes Johnson, ora da Plumlee, ora dal sorprendente Fournier, permette ai Lakers di arrivare alla pausa lunga sotto solo di due (53-56).
Ormai però l'hanno capito tutti, il rientro dagli spogliatoi è tremendo perché il livello dell'intensità si alza notevolmente e le due squadre iniziano a darsele di santa ragione e questa gara cinque non smentisce le attese. Il ritrovato Lamb, Westbrook, Ibaka ed anche l'Adams che non ti aspetti corrono a dare man forte al #35 dei padroni di casa dando tutti un contributo; i Lakers non sono da meno, con Cameron che regala assist per i vari sidekick dei Lakers, tra i quali spiccano Hill, Johnson e Plumlee. L'equilibrio non molla però la presa sulla gara e nessuna delle due squadre riesce a dare il colpo di grazia all'avversaria, sebbene i Thunder siano costantemente davanti e nonostante i Lakers arranchino evidentemente nello stare a contatto con i padroni di casa. A suonare la carica per gli ospiti ci pensa Steve Nash, che fa giocate importanti ad inizio di quarto periodo, per poi passare la torcia a Kobe Bryant. Autore di una gara eccezionale per qualità e scelte di gioco, il Mamba prende per mano i suoi e sembra lanciare gli ospiti in una fuga che avrebbe del clamoroso se durasse fino alla fine. Ma la stanchezza inizia ad affiorare sulle gambe dei gialloviola, che subiscono una rimonta con successivo sorpasso da parte dei Thunder. Westbrook e KD scavano il solco, Ibaka e Adams lo riempiono con l'acqua prendendo dei rimbalzi difensivi fondamentali ed i miracolosi tiri da tre nel finale di Kobe verranno rimbalzati dalla freddezza dalla lunetta di Durant e compagni. La Chesapeake resta inviolata, a portarsi sul 3-2 sono i Thunder!
Finisce 100-102 Thunder! MVP Kevin Durant, 29+5+5 per lui. Westbrook sfiora la tripla doppia con 22 punti, 9 rimbalzi e 12 assist; 14+8 per il rientrante Ibaka. Kobe ne fa 35 con 5 assist, 18+13 assist per Cameron, ma ai Lakers finisce la benzina sul più bello! 


Game 6
Una stagione in quarantotto minuti. Vale tanto questa gara 6 per i Lakers, posti "on the brink of elimination" dai Thunder dopo la sconfitta in gara 5 e che per la prima volta in questa stagione si trovano ad inseguire in una serie. Devono vincere i padroni di casa per forzare una gara sette che, comunque, si giocherebbe a casa dei Thunder: lo sanno gli ospiti, sanno che mal che vada cascheranno in piedi, ma perché cadere quando si può spiccare il volo adesso per le finali di conference?
10-2 e non è la mano che ha reso celebre Doyle Brunson ma il risultato del match in favore dei Thunder dopo i primi tre minuti di gara. I Lakers hanno le polveri bagnate, sentono la pressione e non riescono a giocare, ma dopo il primo time-out si riprendono e lanciano un contro-parziale che permette il clamoroso sorpasso. Non c'è un attimo di tregua, Cameron spende il secondo fallo prematuramente e i Lakers subiscono un nuovo parziale che li fa sprofondare a -14. I Lakers sembrano essere contati in piedi ma trovano una guida in Kobe Bryant: il Mamba è un trattato di pallacanestro che cammina, segna, produce assist, tiene in difesa, prende rimbalzi e lancia la rimonta, trovando in Johnson, Bazemore e Taylor le risposte importanti che cambiano il corso degli eventi. I padroni di casa rimontano, restano attaccati alla gara e trovano un miracoloso -2 sulla tripla a fil di sirena di Taylor prima dell'intervallo.
Lo Staples è una bolgia, il rientro dagli spogliatoi è pirotecnico, i "duri" iniziano a giocare: Kobe, Durant, Cameron, Westbrook, Lamb, Johnson si scambiano ripetutamente i convenevoli ma nessuna delle due squadre riesce a prendere il sopravvento, nonostante i Thunder facciano la voce grossa a rimbalzo e nonostante le medie al tiro dei Lakers siano tutt'altro che irresistibili. Non ci si schioda dalla parità, non si riesce a spezzare l'equilibrio, ma il finale di terzo quarto in crescendo degli ospiti fa tremare non poco lo Staples Center, che si aggrappa alla speranza chiamata Kobe Bryant. La tensione si taglia a fette, ma l'impatto di Jordan Hill in apertura di quarto periodo è fondamentale, così come si riveleranno fondamentali un paio di giocate "clutch" di Antetokounmpo. OKC va in difficoltà, i Lakers sorpassano e vanno sul +8, ma Durant ha ancora un paio di cartucce da sparare ed impatta a quota 96 con circa 4 minuti sul cronometro. Sembra essere il colpo di grazia per i gialloviola, che invece si rialzano sorprendentemente, affondano il piede sull'acceleratore, allungano e piazzano il parziale che scuote dalle fondamenta gli ospiti. Di nuovo +8, poi il clamoroso +12 e per i Thunder non c'è più niente da fare. Esulta lo Staples e tutta L.A. perché ci sarà gara 7!
Finisce 104-118 Lakers! MVP Kobe Bryant, 34 punti, 10 assist e 4 rimbalzi per lui. 24 punti per Wesley Johnson, Cameron "solo" 14 punti e 8 assist, ma con 3 stoppate. Per i Thunder, 29 di Durant, 23 di Westbrook e 15+15 di Ibaka, ma non basta per evitare gara 7!

domenica 29 giugno 2014

SIM14-Playoff 2015: Western Conference Semi-Finals; Thunder@Lakers; Game 3 & Game 4

Game 3
Erano "La squadra che non sa perdere nei playoff" i Lakers prima di gara 2, e sono diventati "La squadra che non può perdere", perlomeno non in gara 3, per non vanificare lo sforzo di gara 1, per non far tornare il fattore campo in mano ad OKC. Ma i Thunder (ancora waiting for Ibaka) non hanno alcuna intenzione di andare a L.A. per vacanza, sono pronti a dar tutto per portare a casa la sfida e vogliono dimostrare che gara 1 è stato un semplice incidente di percorso. Se siete deboli di cuore, non è la partita che fa per voi.
Inizia male la gara per gli attacchi, perché entrambe le squadre in difesa fanno un lavoro egregio. Le sportellate e i gomiti larghi sotto canestro non mancano, l'intensità e la voglia di fare sono a livelli altissimi e dunque nessuno riesce a prendersi un tiro comodo. Sono le grandi personalità ad uscire in situazioni così spinose ed ecco allora che Kobe Bryant prende per mano i suoi e porta i Lakers al primo strappo importante della gara. Il Mamba è in una di quelle serate in cui fa paura ma, dopo un inizio in sordina, Durant non è certo da meno. Johnson lo segue praticamente ovunque, anche nella doccia, e non permette al #35 di prendere un tiro piedi per terra neanche a pagarlo a peso d'oro, ma "The Durantula" timbra regolarmente il cartellino e la parità nel punteggio diventa dunque una costante che aleggia sulle due squadre. I Lakers riescono a trovare impatto dalla panchina mentre Cameron litiga con i canestri, ma il solito Lamb corre a dare manforte a KD35 ed ecco allora che si arriva alla pausa lunga sul 47-48 Lakers e quindi ancora con tutto da decidere.
L'uscita dagli spogliatoi dei gialloviola è però un trattato di pallacanestro: Kobe continua a giocare la sua indescrivibile partita offensiva, ma soprattutto si accende Adam Cameron e la partita cambia improvvisamente volto. Il rookie da Syracuse è come un frantoio, solo che al posto delle olive macina pallacanestro ed i Lakers scappano. Prima +11, poi anche +13, ma se la spinta del pirotecnico backcourt titolare dei padroni di casa è impressionante, altrettanto non si può dire degli altri effettivi che si perdono e non segnano neanche in vasca da bagno. I Thunder non mollano, risalgono fino al -6 alla sirena del terzo periodo e poi, guidati da un ritrovato Westbrook, impattano e sorpassano clamorosamente! Barcollano i Lakers, Kobe inizia a sporcare le sue percentuali ed allora è Cameron l'uomo chiave per i gialloviola: il suo livello si impenna clamorosamente su entrambi i lati del campo, spegne di nuovo Westbrook e mette tre canestri in fila per il contro-sorpasso Lakers che vale il 95-96 per i suoi quando sul cronometro manca un minuto. Durant mette la tripla del +2 Thunder, poi si dimentica Wesley Johnson che gli risponde per le rime; mancano 30 secondi, OKC gioca con il cronometro, Westbrook si prende una tripla insensata, la sbaglia, rimbalzo offensivo di Adams che la butta fuori per Durant che spara da tre e sbaglia, ma subisce fallo con 3 secondi da giocare! Pesa come un macigno quella palla, Durant mette il primo, mette il secondo e mette anche il terzo, +2 Thunder ma ai Lakers serve un miracolo. Tutti si aspettano la tripla di Bryant per la vittoria ma Cameron viene colpevolmente dimenticato, Johnson lo serve, il #15 Lakers si butta dentro, va per il layup, è dentro!!!! OVERTIME!!!
Non ci possono credere i Thunder, Westbrook è furioso ed inizia il supplementare con 5 punti in fila, ma il linguaggio del corpo dei Lakers è cambiato, lo sguardo è quello di chi sa che questa partita la può solo vincere ed improvvisamente si accende di nuovo il Mamba: fa spendere il sesto a Lamb e mette i due liberi, assist per McGee, jumper dalla media, assist per Cameron, altro jumper dalla media, altro assist per Cameron questa volta per la tripla. I Thunder sono annichiliti, la scarica è stata troppo forte, in gara 3 passano i Lakers!
Finisce 114-121 Lakers. MVP Adam Cameron con 28 punti, 12 rimbalzi e 6 assist. 40 per Kobe con 8 assist; 8 punti, 8 rimbalzi, 5 assist, 5 stoppate e 3 rubate per Plumlee. Per i Thunder 28 Durant, 19 Lamb e 18 Westbrook con 12 assist, ma l'assenza di Ibaka, specialmente in difesa, pesa ancora come un macigno!


Game 4
Tutto esaurito allo Staples Center, perché dopo la clamorosa e rocambolesca gara 3 ad L.A. ci credono tutti nell'impresa: ci credono i tifosi, ci credono i giornalisti, ci credono le stelle del passato e, soprattutto, ci credono i Lakers. Basta infatti difendere nuovamente il fattore campo per mettere i Thunder sul ciglio del dirupo, ma i Thunder a quel ciglio non si vogliono avvicinare e venderebbero l'anima al diavolo per vincere gara 4. Mettete a letto i bambini, si prevede una gara da bollino rosso!
Ruggiscono i Lakers in avvio di partita, mettendo in campo ritmi alti ed intensità stratosferica su entrambi i lati del campo ed OKC sembra soffrire il finale clamoroso di gara 3. McGee, finora nullo in attacco nella serie, si trova improvvisamente coinvolto e performante e gli equilibri cambiano con il secondo fallo prematuro di Collison. Potrebbe essere il colpo del collasso per i Thunder, che decidono di andare con Durant da "4" come mossa della disperazione e, clamorosamente, la mossa paga! Gli ospiti risalgono lentamente ma inesorabilmente, riducono prima e poi impattano grazie ad un Westbrook in formato super ed al solito #35. I ritmi sono altissimi, a sembrare un po' a corto di ossigeno sono Kobe e Lamb che prendono a pallonate il ferro, ma la partita va comunque avanti con punteggi da preseason ed il +2 Lakers alla sirena dell'intervallo lungo è frutto dell'impressionante 57-59 a cui si è giunti.
I padroni di casa hanno una voglia matta di scappare dopo il "tè caldo" e Cameron li guida nell'ennesimo strappo della partita. Il #15 Lakers ingaggia una sfida con Westbrook da "tutti in piedi sul divano" e la partita diventa nel terzo quarto una lotta tra questi due scherzi della 2k-natura! I ritmi sono altissimi, Cameron trova in McGee e Johnson due spalle ideali, si "sveglia" pure Kobe ma Durant riprende la sua opera di punizione delle difese NBA e la partita non si schioda da questa impressionante parità. L'inizio del quarto periodo è di marca ospite però, i Lakers trovano dopo un po' le risposte grazie anche ad un Antetokounmpo che alza il volume della radio in difesa, poi Cameron e Kobe lanciano l'allungo ed i Lakers sono a +6 con 48 secondi da giocare. È fatta pensano tutti, non lo pensa solo Westbrook che prende e spara da tre in faccia a Cameron per il -3; i Lakers provano a replicare ma non riescono, Westbrook prende il rimbalzo, attraversa il campo, palleggio, arresto e tiro di nuovo da tre, senza senso e pareggia. I Lakers hanno 10 secondi per imbastire l'attacco della vittoria, Kobe inventa, poi all'ultimo scarica per Cameron, ma Westbrook lo anticipa e sarà di nuovo overtime!
L'hanno già vista tutti questa partita, l'inerzia è in mano ad OKC, Westbrook è una furia, il linguaggio del corpo dei Thunder è quello di chi sa che questa gara la può solo vincere, ma non ci stanno i Lakers, il #15 nel frattempo ha mandato a canestro anche uno spettatore della tribuna 8 ma l'equilibrio non se ne vuole andare. Serve la giocata del campione, la fa Durant, che fa inchiodare Johnson sui blocchi e regala il +4 ai suoi. Ci sarebbe il tempo per la replica, ma i Lakers non ne hanno più e l'infallibilità di OKC dalla lunetta farà il resto. Si ritorna alla Chesapeake Arena sul 2-2.
Finisce 124-122 Thunder. Westbrook è l'MVP con 28 punti, 14 assist e 5 rimbalzi. "Solo" 36 per Durant, 15+15 per il sorprendente Adams. Ai Lakers non bastano 33 punti e 19 assist di Adam Cameron e 17 punti e 10 assist di Kobe Bryant.

mercoledì 25 giugno 2014

SIM14-Playoff 2015: Western Conference Semi-Finals; Lakers@Thunder; Game 1 & Game 2

Game 1
Ad otto vittorie dalle Finals. Ecco la sensazione che pervade l'aria della Chesapeake Arena, ecco l'idea che domina le teste dei giocatori, ecco la motivazione che spinge i tifosi ad urlare più forte. Lakers-Thunder sta diventando una classica, Kobe-Durant è il duello tra i contendenti del "testimone", Cameron-Westbrook la sfida nella sfida di point guard di nuova generazione. Sarà una divertentissima battaglia!
Pronti-via e i Lakers scattano fortissimo sui blocchi, guidati dal backcourt più efficace della lega. Gli esterni dei Lakers sono aggressivi sin da subito, sfruttano l'assenza di Ibaka (infortunato) per attaccare il ferro con continuità e guidano subito i Lakers nella fuga. È Lamb a dover fare la voce grossa per mantenere OKC a contatto, perché Westbrook è controllato perfettamente da Cameron e Durant deve subire la marcatura asfissiante di Wesley Johnson che lo marca "pure in garage". I padroni di casa, spinti anche dal pubblico amico, ci mettono tanta energia ma soffrono la partita mostruosa di Cameron. Il rookie da Syracuse è letteralmente impressionante, si carica i suoi sulle spalle giocando una partita "oscarrobertsonesca" e dall'altro lato del campo mette la museruola a Westbrook che non riesce a prendere un tiro facile neanche a pagarlo a peso d'oro. Il +8 Lakers con cui si arriva a fine primo quarto è quanto mai bugiardo, perché gli ospiti hanno dato la sensazione di avere totalmente in mano la partita.
La pausa lunga però sembra favorire i Thunder che escono più rilassati dagli spogliatoi ed impattano quasi immediatamente, ma il braccio armato dei Lakers deve ancora mettersi in moto. Kobe, abbastanza silente alle provocazioni di Lamb, deflagra improvvisamente nel terzo quarto, siglando la bellezza di 15 punti e cambiando sostanzialmente i connotati alla partita. I Lakers cambiano marcia e trovano anche una grossa mano dalla panchina, che ha impatto soprattutto con Kelly e Nash, ovvero i giocatori meno atletici ma forse più cerebrali della squadra. Durant e Westbrook si prendono le responsabilità importanti ed il +11 di inizio quarto periodo dei Lakers si trasforma in -3 a circa due minuti dal termine. Cameron è però in una serata di grazia e negli ultimi minuti domina: impatta con un 2+1, cancella Westbrook, serve Plumlee per il vantaggio, prende il rimbalzo difensivo, inchioda il +4, intercetta il passaggio a Durant, va nuovamente dentro per il 2+1 che vale "game, set and match"! I Thunder sono annichiliti e i Lakers ribaltano subito il fattore campo!
Finsce 104-99 Lakers. MVP Adam Cameron, 31 punti con 11 assist, 6 rimbalzi, 4 rubate e 2 stoppate!!! Kobe ne sigla 29, 15 per uno stranamente prolifico Plumlee. Per i Thunder è Lamb il top scorer con 26; Durant solo 21 (ne ha 31 di media nei playoff) contenuto splendidamente da Johnson; Westbrook solo 13 (ma con 11 assist).


Game 2
Sono già con le spalle al muro i Thunder che, dopo la sconfitta di gara 1, non possono permettersi di andare sotto 0-2 nella serie con ancora gara 3 e gara 4 da giocare allo Staples Center. Di fronte avranno dei Lakers che "non sanno perdere" e che avranno tutto l'interesse di dare il 100% ed anche più per chiudere virtualmente la pratica. Non sarà facile per niente per nessuna delle due squadre!
Ancora assente Ibaka ma la difesa del pitturato dei Thunder non fa acqua da tutte le parti come in gara 1, anche perché i lunghi dei padroni di casa sono scesi in campo in modalità "falegname" ed eseguono con puntualità interventi intimidatori nei confronti di chiunque si avvicini al canestro. Cameron e Kobe allora decidono di affidarsi al jumper e la cosa paga ottimi dividendi ma i Lakers sono comunque costretti ad inseguire perché Durant e Westbrook sono molto più aggressivi e coinvolti nel match. Se alle due stelle già citate si aggiunge Lamb, la fuga dei padroni di casa è servita mentre i gialloviola arrancano e non riescono a trovare soluzioni alternative a quelle siglate dall'accoppiata #15+#24. I Lakers però sono durissimi a morire, pescano dalla panchina un Fournier che non ti aspetti e lanciano la rimonta, arrivando alla pausa lunga sul -1 dopo essere stati anche a -8 a metà secondo quarto.
Dopo il "tè caldo" la sfida non si assopisce, anzi si alzano ritmi ed intensità, regalando agli spettatori una partita bellissima. Kobe guida gli ospiti sul +5, Durant imposta il sorpasso a +3, Johnson spara la tripla della parità, Lamb prova l'allungo con un +6, Cameron risponde e dà il +1 ai Lakers infine è Westbrook a fare un grandissimo finale di terzo periodo e porta i padroni di casa sul +1 ma quelli citati sono solo alcuni degli highlights di un terzo quarto da "tutti in piedi sul divano". I Thunder però ne hanno di più, hanno più fame e più voglia e strappano forte in apertura di quarto periodo, con i Lakers che vengono anche stritolati da una difesa da applausi. Il +8 di massimo vantaggio diventa prima +10 poi, dopo un po' di elastico, +12 con 4 minuti da giocare e la sensazione che i buoi dei losangelini siano definitivamente scappati. I gialloviola allora mettono dentro la panchina e, incredibilmente, anziché prendere l'affondo decisivo rimontano! Fournier e Taylor sparano due triple che dimezzano lo svantaggio, poi Nash mette quella del -3, ma Westbrook avrà la freddezza necessaria dalla lunetta per rispedire al mittente il tentativo di rimonta. Vincono i Thunder che pareggiano la serie, ma che fatica!
Finisce 101-108 Thunder. MVP è Westbrook, chirurgico con 22 punti e 6 assist tutti quando contano. Ancora Lamb top-scorer con 28, solo 19 per Durant, 14 rimbalzi per Adams. 25 per Bryant, 20+9 per Cameron (tornato "normale"), 1 punto con 7 rimbalzi, 5 stoppate e 5 assist è l'assurdo tabellino di Plumlee. Ora si va a L.A. per gara 3 e gara 4 sul risultato di 1-1!

mercoledì 18 giugno 2014

SIM14-Playoff 2015: First Round; Lakers@Nuggets; Game 3 & Game 4

Game 3
L'insegnamento di Pat Riley dice che "una serie non inizia finché non c'è una vittoria in trasferta". La serie non è dunque iniziata secondo questo dictat e Denver non ha la minima intenzione di farla iniziare ma dall'altro lato ci sono i Lakers, sorprendenti e devastanti, che vogliono cogliere l'occasione per mettere l'ipoteca sulla sfida. Si prevedono scintille!
Il Pepsi Center è gremito in ogni ordine di posto per vedere la partenza sprint dei padroni di casa, ma i tifosi che riempiono gli spalti rimarranno presto delusi e dovranno assistere, loro malgrado, alla straripante partenza dei Lakers. Gli ospiti infatti sorprendono tutti e partono giocando come se fossero loro sotto nella serie, imponendo ritmi elevatissimi ed intensità spaventosa. McGee si rivela presto dominante con questo tipo di pallacanestro ed il suo atletismo annichilisce Gasol, storicamente più riflessivo e pacato nell'intendere questa particolare pratica sportiva che tanto ci piace. I Lakers volano, difensivamente non concedono nulla agli avversari e scavano subito il solco coinvolgendo praticamente chiunque metta il piede in campo con la maglia gialloviola. Cameron e Kobe orchestrano a piacimento, alla fine per loro saranno quasi 20 assist combinati, e Denver, attendendosi dei Lakers "riflessivi" in gara 3 (visti i precedenti storici), è completamente disarcionata dalla partita ed il -13 della pausa lunga non rende l'idea del dominio ospite.
"La pausa porta consiglio" si dice ed il consiglio che arriva a Kobe e Cameron è quello di pensarci loro: i due, dopo aver giocato da facilitatori nel corso del primo tempo, iniziano a mettersi in proprio ed i risultati sono devastanti per Denver. I Lakers sfiorano ripetutamente il +30 senza mai agguantarlo, dando una dimostrazione di forza che raramente si manifesta in sede di playoff e che devasta sostanzialmente qualsiasi forma di resistenza possa essere tentata da Denver. Gallinari e Gasol provano a salvare quantomeno la faccia e danno dignità al quarto periodo facendolo iniziare solo sul -16 ma sostanzialmente è un effimero gioco di numeri: i Lakers illudono i padroni di casa allentando un po' la pressione proprio all'inizio dell'ultimo periodo, poi premono nuovamente sull'acceleratore e schiantano ogni sorta di resistenza di Denver, relegando gli ultimi minuti di gara a garbage time!
Finisce 109-87 Lakers. L'MVP è McGee, mostruoso ex con 22 punti e 13 rimbalzi. Cameron 21, Kobe 18 (con 7 rimbalzi e 8 assist) e poi nessun Lakers sotto i 6 punti sono il resto della ricetta della W gialloviola. Provano a salvare la faccia Gallinari (16) e Gasol (14+10), ma Denver è comunque spazzata via dalla squadra della città degli angeli.

Game 4
La serie è iniziata o è finita? Si chiedono questo i tifosi di Denver alla luce della sconfitta di gara 3 e rapportandola alle parole di Riley. O la serie è iniziata, perché c'è stata una vittoria in trasferta, o la serie è finita, perché la suddetta vittoria è dei Lakers e li mette sul 3-0. Ma potrebbe anche essere iniziata perché dopo la vittoria Lakers in trasferta ce ne possono essere 4 di fila di Denver, anche se qui si entra più nella filosofia che nella pallacanestro. Ma il basket è uno sport, quindi bando alle ciance e buona gara 4!
Chi si aspetta dei Lakers "rilassati" resta deluso nella Mile High City. In barba ai problemi ambientali, di altitudine, di campo difficile e tutto il resto, i Lakers riprendono da dove avevano lasciato, ovvero con la versione moderna dello Showtime. I ritmi dei gialloviola sono indescrivibili, hanno una voglia ed un'energia che fanno quasi paura e viaggiano tranquillamente a velocità doppia rispetto agli avversari. Cameron manda a canestro praticamente chiunque, la leggenda narra che abbiano segnato anche due magazzinieri e Gary Vitti ma non se n'è accorto nessuno, ed i Lakers volano sulle ali dell'entusiasmo. Il rookie of the year incanta letteralmente, cancella Lawson in difesa, prende rimbalzi, segna e fa assist in continuazione, ammazzando la partita prima ancora che i padroni di casa possano rendersi conto che la gara è iniziata. Denver è a -15 già alla pausa lunga ed ha il linguaggio del corpo della squadra che aspetta solo di subire il colpo di grazia.
Eppure, al rientro, ha un sussulto e dimezza lo svantaggio, con la magia dei Lakers che sembra improvvisamente svanita. Ma dove non può la magia può il Mamba, che improvvisamente decide che deve segnare e sigla 15 vergognosi punti nel quarto periodo, tutti difficilissimi e che danno il là alla nuova fuga gialloviola. Gli ospiti sono a +20 ad inizio quarto periodo e piazzano un altro paio di giocate che mentalmente ammazzano la partita. I Lakers controllano ed il garbage time a cui si assiste nel corso del finale di quarto quarto serve solo a Denver a salvare la faccia, che poi non è salvata perché il 4-0 è comunque servito!
Finisce 112-104 Lakers. MVP Adam Cameron con 21 punti, 8 rimbalzi e 13 assist. Kobe fa 22 punti in 24 minuti di impiego, bene anche Johnson e McGee. I numeri di Gallinari non sono male, 25 punti e 5 assist, ma è tutto il resto che manca a lui e ai suoi Nuggets.




What about the first round
Ad ovest, "sorpresa" Spurs che regolano 4-0 i Rockets primi della classe! Se la vedranno con Portland, che ha la meglio in una drammatica gara 7 su Golden State. I Lakers invece se la vedranno contro OKC, che ora ha il fattore campo totale ad ovest essendo uscita Houston e che ha regolato i Clippers 4-1.
Ad est, fatica Indiana che vince alla 7 contro i Bucks. Ora li aspettano i Pistons che hanno vinto 4-2 contro i Raptors. Anche i Wizards soffrono ma alla fine passano contro i Cavs, anche se solo a gara 7; mentre Miami sbriga la "pratica Nets" in sei gare!

mercoledì 11 giugno 2014

SIM14-Playoff 2015: First Round; Nuggetts@Lakers; Game 1 & Game 2

Game 1
Quando nel Gennaio 2008 Pau Gasol arrivò a Los Angeles nessuno si aspettava un impatto così forte dello spagnolo sulla squadra più glamour della lega che da lì a poco avrebbe giocato tre finali consecutive vincendone due in back to back. La storia d'amore si è conclusa definitivamente la scorsa SIM14-estate, in una trade che ha portato Gasol a Denver e McGee a Los Angeles. 82 partite dopo è di nuovo il Principe Catalano ad L.A., questa volta da avversario, questa volta da nemico, questa volta per fare male al cuore. È la prima di una serie complessa da decifrare, ma i Lakers non possono perdere la settima gara di playoff consecutiva: la guerra delle 16 vittorie comincia adesso!
Bryant, Gasol, Cameron, Gallinari, McGee, Lawson... sono questi i protagonisti più attesi ad inizio gara, invece il loro inizio è in sordina e a prendersi il palcoscenico sono altri: Randy Foye da un lato e Wes Johnson dall'altro. I Lakers sono contratti, giocano con molta foga ma sbagliano parecchio e quando i nomi fatti sopra iniziano ad entrare in partita accade quello che non ti aspetti: Denver inizia a scavare un solco, merito di percentuali ottime dal campo grazie alla connivente allegra difesa dei Lakers e ad un attacco gialloviola tutt'altro che fluido. È Kobe a doversi prendere responsabilità importanti per non permettere ai padroni di casa di sprofondare, ma il -16 in cui si ritrovano i gialloviola se non è un baratro poco ci manca. La scossa inizia a darla Nash, ma la rimonta la guida Cameron. Il fresco rookie of the year, dopo un inizio in controllo, incomincia a mettere su il suo gioco e la musica cambia. La rimonta di Los Angeles è inesorabile, Denver viene travolta da una marea gialloviola e l'inerzia della partita cambia con Cameron che fa rubata e assist per la schiacciata di Taylor a fil di sirena per il +6.
La pausa lunga porta consiglio a Denver che rientra in campo nuovamente aggressiva e desiderosa di fare bene, ma i Lakers ora hanno trovato la fiducia necessaria e giocano più sciolti. I ritmi si alzano, Foye e Bryant danno vita ad uno scambio di favori niente male, poi i Lakers piazzano l'affondo ma la grande energia degli ospiti permette a Gasol e compagni di rimanere a contatto e dunque, nonostante Cameron ora stia letteralmente dominando, all'ultimo periodo si arriva con i gialloviola solo sul +3. È di nuovo Nash a cambiare l'inerzia della partita; il canadese fa un paio di giocate importanti proprio ad inizio quarto periodo che permettono ai padroni di casa di rimanere a distanza di sicurezza da Denver e la cosa si rivelerà presto decisiva. La frustrazione infatti sarà la causa principale per la squadra del Colorado di un paio di errori fondamentali, che saranno fatti pagare a caro prezzo da Cameron e Bryant. I gialloviola sono letali, colpiscono e affondano sempre al momento giusto, resistono all'ultimo tentativo di rimonta della squadra ospite ed alla fine chiuderanno in controllo gara 1. La "maledizione" è finita, gara 1 la vincono i Lakers!
Finisce 100-108 Lakers. MVP è Adam Cameron, leader con 31 punti e 6 assist. Bryant ne fa 21 con 8 assist, Plumlee è onnipresente con 8 punti, 8 rimbalzi e 5 assist. A Denver non bastano i 24 di Foye, i 15 di Gallinari e il 10+14 di Faried, specialmente se Lawson rimane a quota 9 punti (con 11 assist).


Game 2
Si sono tolti il pensiero i Lakers, ma il pensiero in realtà è sempre lì. Dopo la vittoria di gara 1, Los Angeles è attesa alla replica contro dei Nuggetts tutt'altro che disposti a farsi asfaltare e dunque pronti a dare tutto ed il contrario di tutto pur di espugnare lo Staples in gara 2. Ci aspetta una gara complicata, difficile per entrambe le squadre e che vale tutto e vale niente contemporaneamente!
Partono male i Lakers, poco aggressivi e concentrati come all'inizio di gara 1; dunque partono meglio i Nuggetts, attenti e preparati su entrambi i lati del campo e autori del primo allungo del match. Lawson attacca il canestro con maggiore frequenza rispetto a gara 1, ma l'arma in più degli ospiti è soprattutto Gasol, finalmente coinvolto e presente all'interno del match. I Lakers si incaponiscono e perdono parecchi palloni e quando Cameron commette il secondo fallo con ancora 5 minuti da giocare nel primo quarto, lo Staples inizia a tremare. In questi casi è il capitano a dover mandare un segnale ed ecco allora che puntuale Kobe Bryant prende per mano i suoi ed inizia a caricarsi la squadra sulle spalle. Rispetto al solito, tuttavia, Kobe non è una macchina da punti ma un dispensatore di assist e i beneficiari di questo trattamento sono sopratutto McGee e Bazemore. I Lakers impattano e poi piazzano anche un mini-allungo grazie a Wes Johnson, particolarmente efficace ed attivo in attacco. Quando però si va a guardare il tabellone al suono dell'ultima sirena, appena un momento dopo il buzzer beater di Taylor, ci si accorge che i Lakers sono si in vantaggio ma di appena 7 punti.
Il rientro dopo il famoso tea caldo (che poi siamo ad aprile...) dovrebbe essere terreno di conquista per Los Angeles che, spinta dal pubblico, alza di parecchio i giri del motore e piazza un affondo importante. Denver si aggrappa a Gasol e l'ex-beniamino dei tifosi di casa gioca un quarto di quelli che non si vedevano da tempo: McGee, Plumlee e Hill si alternano in marcatura sullo spagnolo, ma nessuno dei tre riuscirà a mettere una pezza sulle scorribande del Principe Catalano che portano ad un cambio di inerzia della partita. Si perché Denver inizia a crederci, i tiri iniziano ad entrare ed allora ecco che per i Lakers la questione si complica. Quando la palla pesa però i Lakers hanno sempre a chi rivolgersi e se sul tema Nash e Kobe sono delle certezze, Cameron è più una sorpresa. Risolti i problemi di falli, il #15 gialloviola mette una serie di canestri pesantissimi, ma per scrollarsi di dosso Denver i padroni di casa si devono rivolgere di nuovo al Black Mamba, autore dei "morsi" decisivi. Los Angeles resiste, tiene sempre a distanza gli avversari e dunque si andrà in Colorado sul 2-0 Lakers!
Finisce 96-102 Lakers. MVP Kobe Bryant, 18 punti, 10 assist e 3 rubate per lui. 18+10 anche per Cameron, fondamentale l'apporto di Johnson con 15. Un Gasol da 18+12 e il secondo "quindicello" di Gallinari non bastano a Denver, che ora è sul bordo del precipizio!

sabato 7 giugno 2014

SIM14-Regular Season 2014-15: Traguardo!

"OH OH!!! What a monster dunk by JaVale McGee!!! The Lakers now lead by 8, this is the esclamation point!!! This is virtually the end of the regular season for both teams!". Mentre l'ormai mitico Mike Breen pronuncia queste parole, sto facendo segnale alla panchina: fuori il quintetto. La regular season è finita, probabilmente nel migliore dei modi, ed è dunque giusto che il quintetto si prenda gli applausi del pubblico, nonostante il pubblico sia quello di OKC e nonostante onestamente non siamo amatissimi da queste parti (anche se è vero che i Lakers non giocano mai in trasferta). Eh già, chiudiamo con una vittoria contro i Thunder ad Oklahoma City una stagione sorprendente sotto molteplici punti di vista. Non eravamo di certo partiti per vincere, ci si aspettava una stagione di transizione, invece la classifica finale ci vede al terzo posto ad ovest, con il ruolo di favoriti al primo turno e con l'etichetta di "sorpresa, ma neanche tanto visto che siamo pur sempre i Lakers" attaccata al collo.
E pensare che non arrivavamo a questo finale nel migliore dei modi, con l'ultima SIM14-week che ereditava una striscia aperta di quattro sconfitte che avevano fatto completamente saltare il banco sulle nostre ambizioni di classifica. Così, quando ci presentiamo a Portland per lo scontro quarta-quinta, non abbiamo certo i favori del pronostico. Ma, se ho capito una cosa di questa squadra, a noi piace tantissimo sovvertire i pronostici e dunque contro i Blazers giochiamo una partita fenomenale che cancella tutti i dubbi sul passato: 69 punti concessi, quarto periodo di garbage time e gara dominata nonostante Kobe non segni un canestro dalla media neanche spostando il canestro dove tira lui e nonostante Cameron litighi con gli arbitri per tutto il match. È una vittoria che vale doppio, perché è uno scontro diretto ma anche perché nel frattempo i Warriors perdono a San Antonio (in quel momento decima) ed abdicano dalla testa della Pacific. Non abbiamo il tempo di fare calcoli, perché in back2back affrontiamo i Nuggetts, ottavi ad ovest, che devono respingere l'assalto degli Spurs: le diverse motivazioni e la stanchezza fanno la differenza e allora ecco che Denver è corsara a Los Angeles ed ecco che si arriva all'ultima gara con un intreccio intricatissimo del quale non si capisce granché. Come detto, noi vinciamo ad OKC, poi ci sono altri risultati che si incastrano e la conclusione è...

1) Rockets----------------------------------------Pacers
8) Spurs-------------------------------------------Bucks

4) Blazers---------------------------------------Raptors
5) Warriors--------------------------------------Pistons

3) Lakers---------------------------------------Wizards
6) Nuggetts-----------------------------------Cavaliers

2) Thunder----------------------------------------Heat
7) Clippers-----------------------------------------Nets

Sarà dunque Denver, l'ultima squadra che ci ha sconfitto in stagione regolare, a prendersi cura di noi al primo turno dei playoff. Le aspettative certo non mancano, la pressione inizia a farsi sentire, anche perché su Cameron grava già il titolo di Rookie of the Year e l'iscrizione al primo quintetto rookie ed al secondo quintetto All NBA, mentre Hollins viene eletto Coach of the Year. 
La regular season è dunque conclusa, i playoff sono alle porte: dimenticate tutto il resto, ora l'asticella si alza!

mercoledì 4 giugno 2014

SIM14-Regular Season 2014-15: Dieci punti per me, posson bastare

Rincorrere Houston o pensare ai fatti nostri. Questo era il dilemma con cui avevamo lasciato il SIM14-mese di marzo, il dubbio che attanagliava le nostre menti in vista di un finale di stagione che si preannunciava caldissimo. Aprile infatti si apriva con una sfida in back2back contro Pelicans e Rockets ed è inutile negare che pensavamo che da questa doppia sfida avremmo capito il da farsi.
A New Orleans va in scena una partita brutta che più brutta non si può. Attacchi stritolati dalle difese, errori banali in continuazione, tensione alle stelle e concretezza nulla la fanno da padrona in una partita indegna di essere vista, ma degnissima di essere giocata. I Pelicans infatti prendono presto il volo e ci scaraventano a -15 ma la nostra indomabile voglia di giocare ci permette un clamoroso rientro e nel finale le magie di Cameron e Kobe ci fanno ottenere un'importante quanto esaltante vittoria. Stanchi ma felici, voliamo a casa della capolista per uno scontro al vertice in cui abbiamo tutti gli "sfavori" del pronostico. La vittima annunciata però non ci sta e gioca una grande partita, fatta di voglia, intensità, attenzione e talento. Houston è forte, ci mette spesso in difficoltà con il suo gioco esasperatamente perimetrale, ma ancora una volta siamo indomiti e portiamo a casa la W con un finale giocato con i nervi saldissimi. Ok, la sfida è lanciata a questo punto, siamo a 3 gare (sole) di distacco da Houston, possiamo farcela, dobbiamo credere nel miracolo... I miei sogni si infrangeranno inesorabilmente contro il muro della realtà nelle successive gare.
I primi a punirci sono i Clippers, in un derby perso in casa che rischia di essere sanguinosissimo. Ma è solo l'inizio della fine, perché in sequenza capitoliamo, sempre allo Staples, contro i Jazz e, dopo tre giorni di riposo, contro OKC, per chiudere in bellezza con la sfida persa ad Oakland contro i Warriors valevole per la testa della Pacific Division (back2back). Dalle stelle alle stalle insomma, dal sogno di un miracolo per raggiungere la testa della classifica al rischio di avere il fattore campo contro sin dall'inizio dei playoff "grazie" ad una serie di sconfitte che non vuole saperne di chiudersi e che ha un denominatore comune: lo scarto inflittoci di dieci punti. Le quattro sconfitte infatti arrivano sempre allo stesso modo: partiamo alla pari, abbiamo un minuto di esitazione e ci ritroviamo ad inseguire, restiamo attaccati alla partita senza mai riuscire ad impattare e nel finale osiamo quel tanto che basta per far scappare gli avversari alla fatidica quota "dieci".
Il primo posto assoluto è ormai utopia, il primo della Pacific Division dovrebbe essere un obiettivo per non avere un esordio travagliato nei playoff, il raggiungimento della condizione psicofisica migliore possibile è invece una priorità ormai da conseguire in questi ultimi scampoli di stagione regolare. Dubbio dissipato dunque, i Rockets non li possiamo andare più a prendere e se devo avere un motivo per considerare il famigerato bicchiere come "mezzo pieno" è che almeno ora sappiamo quali sono i nostri obiettivi a breve termine!

martedì 27 maggio 2014

SIM14-Regular Season 2014-15: Provare a prenderli?

Il 2k-mese di marzo SIM14-2015 sarà sicuramente ricordato come uno dei più rocamboleschi della mia carriera da 2k-allenatore. Storicamente le mie 2k-squadre a marzo rallentano, abbassano il ritmo forsennato che hanno tenuto fino all'All Star Weekend, con l'idea di preservare energie mentali in vista dei playoff. Ma in questa strana stagione, tutto sta andando in maniera diversa e questo 2k-mese non fa eccezione.
Lanciati da un ruolino di marcia che ci ha visto vincenti in 7 partite su 9 giocate, ci apprestiamo ad affrontare una parte delicata del calendario che ci vedrà affrontare i Blazers, volare a Washington e poi un trittico da paura contro Bulls, Rockets e Spurs allo Staples. Penso di conoscerli i miei polli, ritengo che due o tre possiamo portarle a casa perché tra Spurs e Rockets ci sono quattro giorni "di vacanza", ma dobbiamo giocare al top delle nostre potenzialità per andare a fare quella che io ritengo una semi-impresa. Invece noi giochiamo oltre il top e facciamo fuori Blazers, Bulls, Rockets e Spurs ed abbiamo anche l'occasione di mangiarci le mani per la partita contro i Wizards persa alquanto rocambolescamente.
Contro Portland ci prostriamo ai piedi di re Kobe. Il Mamba, visto che Cameron era troppo impegnato ad annullarsi con Lillard, ci trascina letteralmente con una gara da 38 punti e 8 assist, che cancella la prestazione da 24 di Matthews e che fa la differenza grazie all'enciclopedica difesa di Plumlee che tiene Aldrige sotto i 10 punti. Facciamo i bagagli e voliamo verso la capitale, in una sfida dai backcourt di alto livello e dai frontcourt energici. La partita contro Washington si lascia guardare, le difese sono un po' troppo allegre per i nostri gusti ma è anche merito degli attaccanti che vedono una vasca da bagno. Sorpassi e controsorpassi si susseguono, poi negli ultimi minuti del quarto periodo ci incartiamo in attacco mentre la loro produzione offensiva non si ferma ed è sufficiente per portare a casa la W. "Peccato" penso, perché era un'occasione ghiotta per mettere fieno in cascina prima del trittico di ferro. "Peccato" che ho fatto i conti senza l'oste ed in questo caso "l'oste" ha la maglia numero 15 con scritto Cameron, è un rookie ma non lo dà certo a vedere. Il nostro ragazzo, per cominciare, spazza via Derrick Rose, tenendolo a 9 punti e 6 assist e stampandogli in faccia 31 punti e 11 assist. La prestazione di Cameron, coadiuvata da una buona prestazione generale di squadra, è il viatico per ottenere la vittoria tanto sorprendente quanto esaltante con Chicago.
Ma Cameron non ha ancora finito di stupire, perché dopo un giorno di riposo contro i Rockets, primi in classifica con 7 gare di vantaggio su di noi che siamo i diretti inseguitori, ne sigla 43 accompagnati da 8 assist e 7 rimbalzi e ci guida ad una clamorosa vittoria all'overtime, anche se proprio il supplementare è dominato dal solito Mamba chirurgico e precisissimo nei momenti chiave della gara. Abbiamo quattro giorni di riposo e poi si ospitano gli Spurs ma la mia vigilia è tormentata perché mi assale un dubbio amletico: cosa fare ora? Iniziare ad abbassare i minutaggi e puntare tutto sulla post season o provare una clamorosa rimonta contro Houston e puntare al miracolo? Mi prendo un paio di 2k-giorni per pensare, mi convinco che pensare sul lungo periodo è molto più proficuo ma la sfida contro gli uomini di Popovich è troppo bella per buttarla via pensando al dopo. Entrambe le squadre ce la mettono tutta, la partita è ruvida, tesa, giocata ad un livello di agonismo da playoff. Noi attualmente però non facciamo prigionieri, Parker soffre troppo la diversa fisicità di Cameron e vinciamo, clamorosamente, di nuovo.
Il 2k-mese di marzo è agli sgoccioli e con esso la regular season. Houston è avanti, noi coviamo una pazza idea di andarli a prendere ma non voglio spremere i ragazzi per una cosa che non vale niente. L'ho già scritto e lo ripeto, questa stagione non finisce mai!

venerdì 23 maggio 2014

SIM14-Regular Season 2014-15: Sogni di gloria

Ultimi nella Western Conference, primi per punti concessi, falcidiati dagli infortuni e con la prospettiva di prendere solo la settima scelta. Quando accettai l'incarico per i Lakers ormai un SIM14-year fa i gialloviola erano messi veramente male e la strada verso il ritorno ai fasti dei tempi (non troppo) lontani appariva come ripida e ricca di insidie. Ora, dopo un SIM14-year, la strada verso il successo sembra essere in piena percorrenza, siamo la sorpresa del campionato, una contender per il titolo forse (dicono i media), sicuramente saremo una protagonista della post-season e una società con un progetto che prima o poi porterà alla gloria. Io intanto mi tengo con i piedi ben saldi a terra, conscio che stiamo andando ben oltre le più rosee aspettative ma anche che non siamo materialmente attrezzati per andare a prenderci il bersaglio grosso, nonostante attualmente ci siamo issati al secondo posto della Western Conferece!
"Come al secondo posto!!??" vi starete chiedendo ed il "come" è presto detto: l'ottimo ruolino di marcia post All Star Weekend ha subito un ulteriore miglioramento entrando nel SIM14-mese di Marzo, proiettandoci incredibilmente in testa al campionato degli umani ad ovest (Houston è marziana con un clamoroso +7 su di noi, diretti inseguitori). E pensare che l'inizio del mese era stato interlocutorio: vittoria risicata a Brooklyn, contro una squadra indubbiamente talentuosa ma che ha fatto il suo tempo; clamoroso -40 subito a Cleveland contro dei Cavs possibilissimi protagonisti ad est; prestigiosa vittoria contro Boston (il nostro campionato nel campionato l'abbiamo vinto) in back to back, che vale però più per il morale che per la classifica. Insomma, il bilancio del tour è sicuramente positivo (eccezion fatta per la batosta nell'errore sul lago) ma niente per cui gridare al miracolo in quanto in linea con le aspettative. Poi però, scatta qualcosa nella nostra testa, come se una scarica di adrenalina improvvisa ci avesse colpito e dato improvvisamente una carica nuova e di colpo infiliamo cinque vittorie di fila, cosa mai fatta in stagione.
I primi a subire il nostro trattamento speciale sono gli Hawks, che vengono allo Staples e segnano solo 73 punti, asfissiati da una nostra difesa enciclopedica per qualità tecnica e fisica (nonostante un McGee a mezzo servizio). Un giorno di riposo e sono i cugini di secondo grado, i derelitti Kings privi di Cousins andato ai Cavs, a capitolare allo Staples, anche loro affondati da grandi sequenze difensive abbinate ad una ritrovata fluidità offensiva. Un giorno di riposo e poi back2back contro i Pelicans ed a Phoenix contro i Suns. Sono scettico, mi aspetto una sconfitta per questioni fisiche specialmente considerato che contro New Orleans vinciamo solo grazie ad una magia di Kobe "at the buzzer", invece a Phoenix Nash fa la gara dell'ex e guida la nostra second unit ad una partita d'impatto che ci permette di raggiungere le citate cinque vittorie di fila. Iniziamo a sognare in grande, ospitiamo i Pistons allo Staples dopo un giorno di riposo e crediamo di poter portare a casa la gara sfruttando la pericolosità del nostro backcourt e cancellando difensivamente il loro frontcourt: ne viene fuori una gara spettacolare, tiratissima e conclusa all'overtime, vinta da chi non ti aspetti. Brandon Jennings  ce ne rifila 45 infatti e fa terminare la nostra striscia di vittorie.
Ci restiamo male, ma per caso guardo la classifica e vedo il secondo posto: ad L.A. si può sognare in grande!

lunedì 19 maggio 2014

SIM14-Regular Season 2014-15: Afterparty!

Era il 1980, All Star Game di Washington, ed i Lakers mandavano un rookie ed un veterano per la selezione della Western Conference: il rookie era Magic e il veterano Kareem. Trentacinque anni dopo i Lakers mandano di nuovo un rookie ed un veterano per la selezione della Western Conference: Cameron e Kobe. È o non è la stagione della storia?
Ci interessiamo poco dell'all star weekend in realtà, come detto Cameron ha comunque il tempo di andare sia il venerdì a prendersi l'MVP della partita che la domenica a fare una comparsata, ma la nostra mente è rivolta ovviamente alla stagione regolare, perché ora si fa sul serio. 
Apriamo la seconda parte di stagione con il derby di Los Angeles con i Clippers, partita fondamentale che vale la vetta della Pacific Division. Lo scontro è ovviamente ad alta tensione anche se è evidente lo status differente per le due squadre: anche se giochiamo fuori casa, lo Staples è per tre quarti vestito di gialloviola e tifa per noi. I Clippers non ci stanno e scendono in campo famelici ma noi giochiamo con una superiorità evidente, con una regalità ed una classe che deprimono gli avversari. Cameron, esaltato dalla convocazione su menzionata, domina letteralmente la sfida contro CP3; Kobe distrugge letteralmente Crawford umiliandolo ripetutamente ma a fare sul serio la differenza è Plumlee che gioca una partita all around da applausi e cancella letteralmente dalla partita Blake Griffin con una difesa enciclopedica. W doveva essere e W è, con lo Staples "povero" che applaude ed esulta per noi! Non abbiamo noi però il tempo di esultare, perché in back to back ospitiamo i Mavs allo Staples "ricco". Partiamo bene, concentrati e attenti contro una squadra che è in rebuilding, riuscendo a controllare la gara senza grossi patemi ma senza mai, colpevolmente, dare il colpo di grazia agli avversari. Questi errori si pagano, ed infatti la stanchezza ci colpisce improvvisamente, Dirk è un volpone e perdiamo clamorosamente con un quarto quarto da museo degli orrori una gara già vinta.
Abbiamo il week-end libero e poi siamo di nuovo di scena allo Staples dove ospitiamo i 76ers, annunciati come vittima sacrificale. Il problema è che siamo una squadra femmina, ci siamo "offese" per la sconfitta contro Dallas ma non reagiamo con aggressività, piuttosto con ostruzionismo. Che poi l'ostruzionismo ci porti a giocare una partita indegna è un altro discorso, che poi paghiamo il tutto con la sconfitta importa poco, l'importante è che le "signorine" abbiano fatto di testa loro, specialmente in vista di un abbastanza impegnativo tour ad est. Si, perché dopo un giorno di riposo siamo di scena ad Indianapolis, per una sfida che si preannuncia proibitiva per noi. O per loro? Non ricordo bene cosa si diceva alla vigilia, perché per la serata di gala mettiamo l'abito buono e giochiamo una partita da applausi a scena aperta: ci prendiamo la Bankers Life Fieldhouse senza diritto di replica, spazzando via i Pacers per 114-93, giocando per 48 minuti una pallacanestro divina. Inizio a pensare che i ragazzi lo facciano apposta e la sfida contro i Bucks non mi aiuta a capire la psiche di questa squadra (d'altronde, chi le capisce le donne?): mi aspetto una squadra che si specchia nella sua bellezza visti i precedenti e vista la gara contro Indiana, invece siamo abbastanza sul pezzo, concentrati ed "ergonomici" a sufficienza per avere ragione di una squadra che comunque tutto questo grande ostacolo non è! Non ho tutto questo tempo per riflettere perché in back to back si va a Toronto, per un'altra sfida d'alta quota contro i Raptors. Perdiamo, ma non giochiamo male, si vede che siamo in partita, facciamo spesso le cose giuste su entrambi i lati del campo ma becchiamo una di quelle serate storte al tiro che non ci possiamo fare nulla.
Quarti ad ovest, secondi nella Pacific (dietro ai Warriors), con due All Stars ma con un tour ad est da affrontare. Me l'avessero detto ad inizio stagione, avrei firmato, ora invece vogliamo di più e le prossime SIM14-week saranno fondamentali per ottenere il "di più" che vogliamo!