In striscia aperta di sconfitte, ci presentiamo a Chicago per affrontare i Bulls con l'idea di replicare la vittoria di pochi 2k-giorni fa. Peccato che i Bulls abbiano altri programmi, sono mossi da una sete di vendetta non indifferente e ci stritolano con la migliore versione della nostra difesa. Noi siamo in un momento no, lottiamo, ci proviamo, ma alla fine dobbiamo darla su, come si dice in gergo. Un giorno di riposo e si va a San Antonio. Uno spettacolo unico, probabilmente la miglior partita della stagione. Partiamo male, gli Spurs ci mettono subito in difficoltà con la loro organizzazione straordinaria e con un Ginobili implacabile. Finiamo a -25 poco dopo l'intervallo e così chiamo un time out "alla Pianigiani" e decido per il pressing tutto campo. Con il quintetto "da corsa" Walker-Henderson-Williams-Taylor-Thomas iniziamo a recuperare piano piano, ma siamo ancora a -15 con 5 minuti da giocare. Non molliamo, gettiamo letteralmente il cuore oltre l'ostacolo e completiamo la rimonta con l'incredibile tripla di Williams con un secondo da giocare. Overtime, con l'inerzia emotiva tutta dalla nostra. Andiamo sul +5, sembra fatta, ma improvvisamente finiamo la benzina (normale, quando giochi praticamente senza cambi). Parker ci punisce ripetutamente, Ginobili ricama il tutto e la seconda "preghiera" di Williams questa volta viene sputata dal ferro. 121-126 Spurs il finale, ma la sensazione di aver giocato una partita che ti cambia la stagione c'è tutta. La conferma della sensazione arriva puntualissima nella sfida di Houston. Entriamo in campo con lo stesso cipiglio con cui avevamo affrontato la rimonta all'at&t Center, siamo aggressivi, concentrati e attenti a non sbagliare. La conseguenza non può che essere la meritata W che conclude una striscia di quattro sconfitte consecutive.
Il nostro mini-tour prosegue e la tappa successiva è Miami, dove i campioni in carica si presentano privi di Wade, infortunato. La partita è giocata sui binari dell'equilibrio, riusciamo a difendere la transizione molto bene e in attacco abbiamo ormai trovato certi equilibri. Piazziamo un break importante nel finale, imbrigliamo LBJ con un paio di difese di squadra niente male e riusciamo a portare a casa la vittoria. L'abitudine a vincere ci fa bene, perché espugniamo pure la Quicken Loans Arena di Cleveland. La vittoria è probabilmente meno prestigiosa, ma è anche una vittoria ottenuta con prepotenza: giochiamo male su entrambi i lati, facciamo errori banali ma, nel momento decisivo, facciamo comunque nostra la gara.
Si ritorna alla Time Warner Arena, per la sfida contro i Los Angeles Lakers. Continuiamo sulla falsariga delle ultime gare, difesa attenta, attacco ordinato, buona dose di freschezza atletica e in più ci mettiamo che dei Lakers conosciamo punti di forza e debolezze varie. Siamo sul +13 a metà gara e sembra una W già scritta, ma improvvisamente si spegne la luce, subiamo la rimonta e ci incartiamo proprio sul più bello. Kobe, con una tripla sanguinosa in transizione con 27 secondi da giocare, piazza il canestro della vittoria, la nostra replica è sterile e Nash completerà l'opera dalla lunetta. Come detto, siamo una squadra molto umorale e una sconfitta del genere è un massacro psicologico. I 76ers lo sanno, sfruttano pure la nostra stanchezza (siamo in back to back) e ci fanno pagare il conto con una pesante batosta.
Siamo sempre in lotta per evitare l'ottavo posto ad est, in un limbo in cui sopravvivere è parecchio difficile, ma anche in una sorta di anticamera del paradiso che ci appare ogni giorno più vicino!