domenica 28 aprile 2013

2k13-Regular Season 2012-2013: Continuamente discontinui

L L W W W L L. No, non sono preso dalla crisi dell'autore, né mi sto cimentando in un nuovo tipo di scrittura ermetica formata da solo due consonanti. Semplicemente, riassumo l'andamento delle ultime due 2k-settimane dei miei Bobcats, diventati improvvisamente il ritratto dell'incostanza fatta squadra di basket. Partite esaltanti ma perse banalmente, altre giocate male e vinte rocambolescamente ma anche, nella più sconfortante banalità, vittorie facili ottenute giocando bene e sconfitte subite giocando male. Evidentemente è scritto nel mio destino che devo guidare squadre "femmina" ma, se con i Lakers ho fatto l'abitudine al loro specchiarsi nei momenti belli, qua ho a che fare con una "donna-artista", di quelle che ti ammalia ma che per starci d'appresso devi essere pronto a tutto ed al contrario di tutto, perché le sue mosse sono totalmente imprevedibili e spesso più passionali che razionali!
In striscia aperta di sconfitte, ci presentiamo a Chicago per affrontare i Bulls con l'idea di replicare la vittoria di pochi 2k-giorni fa. Peccato che i Bulls abbiano altri programmi, sono mossi da una sete di vendetta non indifferente e ci stritolano con la migliore versione della nostra difesa. Noi siamo in un momento no, lottiamo, ci proviamo, ma alla fine dobbiamo darla su, come si dice in gergo. Un giorno di riposo e si va a San Antonio. Uno spettacolo unico, probabilmente la miglior partita della stagione. Partiamo male, gli Spurs ci mettono subito in difficoltà con la loro organizzazione straordinaria e con un Ginobili implacabile. Finiamo a -25 poco dopo l'intervallo e così chiamo un time out "alla Pianigiani" e decido per il pressing tutto campo. Con il quintetto "da corsa" Walker-Henderson-Williams-Taylor-Thomas iniziamo a recuperare piano piano, ma siamo ancora a -15 con 5 minuti da giocare. Non molliamo, gettiamo letteralmente il cuore oltre l'ostacolo e completiamo la rimonta con l'incredibile tripla di Williams con un secondo da giocare. Overtime, con l'inerzia emotiva tutta dalla nostra. Andiamo sul +5, sembra fatta, ma improvvisamente finiamo la benzina (normale, quando giochi praticamente senza cambi). Parker ci punisce ripetutamente, Ginobili ricama il tutto e la seconda "preghiera" di Williams questa volta viene sputata dal ferro. 121-126 Spurs il finale, ma la sensazione di aver giocato una partita che ti cambia la stagione c'è tutta. La conferma della sensazione arriva puntualissima nella sfida di Houston. Entriamo in campo con lo stesso cipiglio con cui avevamo affrontato la rimonta all'at&t Center, siamo aggressivi, concentrati e attenti a non sbagliare. La conseguenza non può che essere la meritata W che conclude una striscia di quattro sconfitte consecutive.
Il nostro mini-tour prosegue e la tappa successiva è Miami, dove i campioni in carica si presentano privi di Wade, infortunato. La partita è giocata sui binari dell'equilibrio, riusciamo a difendere la transizione molto bene e in attacco abbiamo ormai trovato certi equilibri. Piazziamo un break importante nel finale, imbrigliamo LBJ con un paio di difese di squadra niente male e riusciamo a portare a casa la vittoria. L'abitudine a vincere ci fa bene, perché espugniamo pure la Quicken Loans Arena di Cleveland. La vittoria è probabilmente meno prestigiosa, ma è anche una vittoria ottenuta con prepotenza: giochiamo male su entrambi i lati, facciamo errori banali ma, nel momento decisivo, facciamo comunque nostra la gara.
Si ritorna alla Time Warner Arena, per la sfida contro i Los Angeles Lakers. Continuiamo sulla falsariga delle ultime gare, difesa attenta, attacco ordinato, buona dose di freschezza atletica e in più ci mettiamo che dei Lakers conosciamo punti di forza e debolezze varie. Siamo sul +13 a metà gara e sembra una W già scritta, ma improvvisamente si spegne la luce, subiamo la rimonta e ci incartiamo proprio sul più bello. Kobe, con una tripla sanguinosa in transizione con 27 secondi da giocare, piazza il canestro della vittoria, la nostra replica è sterile e Nash completerà l'opera dalla lunetta. Come detto, siamo una squadra molto umorale e una sconfitta del genere è un massacro psicologico. I 76ers lo sanno, sfruttano pure la nostra stanchezza (siamo in back to back) e ci fanno pagare il conto con una pesante batosta.
Siamo sempre in lotta per evitare l'ottavo posto ad est, in un limbo in cui sopravvivere è parecchio difficile, ma anche in una sorta di anticamera del paradiso che ci appare ogni giorno più vicino!

venerdì 26 aprile 2013

2k13-Regular Season 2012-2013: La risposta

Una striscia aperta di quattro sconfitte consecutive e un back to back a Boston e contro Indiana, rispettivamente terza e quarta ad est. Sto parlando della causa delle critiche ai miei Bobcats e le sfide successive che li attendono. Non è di certo un momento facile, considerato inoltre il fatto che Kemba Walker sembra non recuperare più e si presenta alla sfida contro i Celtics ancora infortunato. La partita al Garden è considerata un massacro annunciato, Boston è troppo in palla mentre le nostre magagne stanno venendo tutte a galla contemporaneamente. "Don't ever underestimate the heart of a champion". È un massacro. Nel senso che vinciamo noi, massacrando Boston a domicilio, con Walker che eroicamente scrive 18+12 assist su una mano sola, con Kidd-Gilchrist che aggiunge la solita prestazione  da all-arounder, con Biyombo che stampa 7 stoppate una più clamorosa dell'altra. Sostanzialmente, è l'apoteosi del mio cuore gialloviola che diventa motore di una squadra che ha un talento limitato ma che lotta in ogni partita come se non ci fosse un domani.
La vittoria contro Boston è un toccasana, riporta entusiasmo e guadagniamo anche brillantezza atletica, frutto della rinnovata fiducia nei nostri mezzi. E dunque, la tanto attesa risposta arriva, puntale e decisamente gradevole per quanto riguarda il modo di affrontare i match e nei risultati ottenuti. Infiliamo infatti una striscia di cinque vittorie consecutive (compresa quella di Boston), vincendo contro Indiana, ad Orlando e poi nuovamente in casa contro Kings e Rockets. Tra l'altro, dopo la vittoria contro i Pacers, arriva anche la notizia che Walker è perfettamente ristabilito, il che inevitabilmente porta ulteriore fiducia nei nostri mezzi. Kemba è indubbiamente il protagonista di queste sfide, è stato lui a tracciare la via, siglando prestazioni importanti ma, soprattutto, dimostrandosi un lottatore vero, uno di quelli che lotta per la maglia, uno di quelli che non si tira mai indietro, uno di quelli che sposa il progetto "nella buona e nella cattiva sorte, finché morte non li separi". Una menzione d'onore la merita anche Kidd-Gilchrist però. Il ragazzo sta stupendo, non c'è che dire: top scorer tra i rookie, sta dimostrando una maturità impressionante e sta affrontando un periodo di appannamento a livello realizzativo facendo anche meglio le altre duecentomila cose da fare in un campo di pallacanestro. È lui la pietra angolare della squadra, il nostro vero MVP, perché senza di lui non potremmo neanche scendere in campo: difende sull'esterno più pericoloso, porta alla causa quasi 20 punti a partita (in questo 2k-mese si sono abbassate le percentuali, ma i punti sono sempre quelli), piazza blocchi, fa assist, recupera palloni, lancia o conclude il contropiede e, soprattutto, è sempre presente nei momenti decisivi della gara.
Non è un caso allora che, dopo una striscia di cinque vittorie consecutive, arrivi una coppia di sconfitte proprio in concomitanza con le due partite peggiori del nostro rookie, che incappa in due gare dove gli fischiano fallo anche solo guardando l'avversario diretto. Sono gli Hawks e i T-Wolves a punirci a domicilio, imponendoci una doppia sconfitta casalinga che non fa certo bene in vista della seconda trasferta lunga della stagione che ci aspetta a cavallo tra le prossime due 2k-week.
Così è, intanto. Siamo tornati a ridosso delle prime della classe, la lotta dal quinto all'ottavo posto ad est  vive su una classifica cortissima con quattro squadre in una partita e mezza, ma un altro momento decisivo della stagione ci attende: dopo la risposta infatti deve arrivare la conferma, dobbiamo dimostrare di poter stare lì, tra i grandi, nonostante ci attendano sfide dure ed impegnative!

giovedì 25 aprile 2013

2k13-Regular Season 2012-2013: "Finalmente" è arrivata...

Nello scrivere questo post, non nego di aver avuto parecchi dubbi sulla scelta del titolo. È ambiguo, lo so, e le virgolette evidentemente sono indice di ironia su quel "finalmente". La curiosità su cosa sia arrivata immagino vi stia lacerando vivi e dunque tagliamo subito la testa al toro e portiamo subito allo scoperto la protagonista principale: una striscia di sconfitte! Eh sì, succede anche nelle migliori famiglie e, in questo caso, la famiglia è ancora in costruzione, dunque ce l'aspettavamo un po' tutti. Era questione di tempo, ma prima o poi una striscia di sconfitte doveva palesarsi e, se devo dirla tutta, non è un caso che ciò sia avvenuto proprio in concomitanza con l'infortunio a Kemba Walker, come detto faro offensivo imprescindibile della squadra. Ma andiamo con ordine.
Le tre sconfitte della 2k13-settimana natalizia non ci hanno sicuramente reso felici, dunque affrontiamo la gara dell'ultimo dell'anno, allo United Center di Chicago, con la classica bava alla bocca. Siamo arrabbiati, feroci, concentrati e pronti a redimere gli errori evidentemente commessi nelle tre gare precedenti. La gara contro i Bulls è più una partita a scacchi che di basket: le due squadre, in modo diverso, danno priorità assoluta alla difesa, dunque la partita è a punteggio basso e molto tecnica. Contro le squadre che attaccano male però, noi andiamo a nozze e dunque riusciamo a piazzare un break importante a cavallo tra terzo e quarto quarto che ci permetterà di prendere un vantaggio minimo ma che riusciremo a conservare fino alla fine, nonostante le sortite del solito implacabile Rose. La vittoria è griffata inesorabilmente da Kidd-Gilchrist il quale, assieme a Kemba Walker, si erge a protagonista anche della prima sfida dell'anno nuovo contro i Cleveland Cavs. I nipoti di Uncle Drew sono una squadra in ricostruzione come noi, giovani ma non certo degli avversari attualmente irresistibili. Walker è però l'uomo della svolta, in quanto firma 32 punti che ispirano tutta la squadra nonostante un polso messo realmente male, e ci conduce alla classica vittoria che fa morale e classifica.
Sembra che abbiamo recuperato dopo la brutta settimana natalizia, invece crolliamo clamorosamente nelle quattro partite successive @Pistons, vs Jazz, @Raptors, @Pacers, e  iniziamo a pensare che l'Epifania oltre le feste si sia portata via anche il nostro talento. In realtà, osservando di più le partite, si notano evidentemente i sintomi di cui soffre la squadra. Iniziamo ad essere un po' stanchi, difendiamo un po' meno bene rispetto ad inizio stagione ma soprattutto tiriamo molto peggio rispetto ad inizio stagione; abbiamo anche perso un po' di mordente, imborghesiti da una classifica che non è da top della lega ma che era impensabile a vedere i risultati dell'anno scorso; infine, gli avversari non subiscono più l'effetto sorpresa ma sono ora più decisi e attivi quando giocano contro di noi. 
Finita la magia? Non credo. Non eravamo certo dei campioni prima e non siamo dei brocchi adesso, ma una cosa è certa: questo è un momento chiave della stagione e dell'avventura in generale. Il modo e la tempistica di uscita da questa crisi riveleranno parecchio del valore dei giocatori e della validità e solidità del progetto tecnico. Il momento di fare il primo salto di qualità per questo gruppo è arrivato, tutto è stato rimesso in discussione e chi non è pronto a riprendere la marcia dopo questo periodo di appannamento non è personaggio degno di far parte di un progetto che ha un solo obiettivo: vincere il Larry O'Brien Trophy!

martedì 23 aprile 2013

2k13-Regular Season 2012-2013: 2k13-Natale e ciò che c'è intorno


I promo di Mariah Carey iniziano a fare capolino nelle televisioni degli spettatori di questo 2k13-World, il che vuol dire solo una cosa: il 2k13-Natale è praticamente dietro l'angolo. Prima di arrivare alla settimana di Natale, tuttavia, ci aspetta una 2k13-week in viaggio, in quanto affrontiamo il primo tour ad ovest della stagione.
La prima trasferta che affrontiamo è il più classico dei "derby del cuore": ci aspetta lo Staples Center gialloviola, quello ricco, sfarzoso e vincente, insomma quello nel quale giocano i Los Angeles Lakers dei Fab Five. Questi Lakers sono ben diversi da quelli del real-world: terzi ad ovest, non stanno soffrendo di tutta quella caterva di infortuni da cui sono stati flagellati per tutta la stagione e dunque fanno realmente paura. La partita è tostissima, Kobe è spaventoso e Howard mette cifre da capogiro ma noi non ci arrendiamo mai. Si arriva al finale punto a punto e Kemba la vince con il buzzer in palleggio arresto e tiro dai 5 metri. Gasatissimi per la vittoria, andiamo in back to back a Phoenix, per beccare una brutta sconfitta per mano di Beasley (top scorer con 23 punti) e compagni. Noi paghiamo la stanchezza della sfida contro i Lakers, tiriamo malissimo e difendiamo pure peggio, dunque non dobbiamo biasimare che noi stessi per il risultato. Facciamo i bagagli perché ci attendono altre due sfide, contro Warriors e Nuggets. La stampa ci dà per spacciati, siamo considerati assolutamente sfavoriti e per questo la doppia vittoria che portiamo a casa ha valore maggiore. Contro i Warriors è una lotta vera, una battaglia simile a quella dello Staples. La coppia Kidd-Gilchrist+Walker però fa le giocate decisive e noi usciamo dalla Oracle Arena con la vittoria per 106-104. A Denver invece andiamo a giocare contro delle pepite in serata decisamente no. La partita è a punteggio basso, Denver sbaglia tutto ciò che c'è da sbagliare ed anche di più e noi, guidati da un inaspettato Gerald Henderson autore di 22 punti, riusciamo ad ottenere la terza (ed inaspettata) vittoria del tour.
Dopo il tour, tre giorni di "vacanza" in quanto giochiamo per il "Boxing day". Sotto l'albero troviamo i Miami Heat, campioni in carica e primi in classifica con un record mostruoso: 25-5. Noi entriamo in campo senza alcun timore reverenziale però e giochiamo come si deve, concentrati e attenti in difesa e ordinati in attacco. Miami però ci è superiore, fisicamente e tecnicamente ed alla lunga la loro superiorità esce allo scoperto. Wade ci stampa una tripla doppia da urlo, 36+10+10, noi paghiamo un finale in calando a causa di un loosing effort importante ed arriva dunque la giusta sconfitta. La partita successiva siamo ospiti dei Nets ed in una partita sola riusciamo a pagare due volte dazio: perdiamo e si infortuna Kemba Walker (distorsione al polso, non sarà al meglio per 2 settimane). Paghiamo il colpo psicologicamente, la doppia sconfitta dopo un Dicembre che era stato a dir poco esaltante ci affossa soprattutto mentalmente, e subiamo la terza sconfitta in fila nella penultima gara dell'anno, in casa contro gli Hornets. La sfida tra i rookie la vince Vasquez, che rookie non è ma flirta con la tripla doppia con 23 punti, 9 assist e 9 rimbalzi (+4 recuperi), mentre i protagonisti più attesi steccano un poco, con Davis autore di una prova da 13 punti e 8 rimbalzi (gravata dai falli) e Kidd-Gilchrist autore di ininfluenti 14 punti e 3 rimbalzi.
Quinti ad est, record di 16-14 e in piena lotta per i playoff, nonostante le tre sconfitte consecutive. Il nuovo 2k13-year si prospetta interessantissimo per questi Bobcats!

giovedì 18 aprile 2013

2k13-Regular Season 2012-2013: Pensiero stupendo

Duke e UCN sono le due realtà cestistiche di maggior rilievo in North Carolina. C'è una rivalità di un certo livello tra le due università, c'è una certa cultura del gioco, ci sono filosofie differenti, c'è l'abitudine del pubblico di partecipare attivamente a questa disputa. I Bobcats finora, nonostante fossero la squadra professionistica, erano visti come "figli di un dio minore", relegati a discorsi secondari a causa anche dei loro non certo esaltanti risultati sportivi. Ma in questo 2k13-world, la musica sta cambiando. Si inizia a parlare di noi, entrando nei bar si può sentire gente che discute di come sta giocando bene Kemba Walker, di quanto è forte Kidd-Gilchrist, di quale sarà l'età vera di Biyombo... Questo fatto è ancora più evidente quando si entra alla Time Warner Arena, ad inizio stagione semi-deserta ed ora già quasi piena. Certo, siamo ancora distanti dalla bolgia infernale tipica dei palazzetti di vertice, ma la sensazione di poter vedere un giorno il "tutto esaurito" inizia a serpeggiare tra i membri dello staff.
E pensare che il 2k13-mese di Dicembre era iniziato maluccio: doppia sfida in casa contro Blazers e Knicks e doppia sconfitta. La partita contro Portland è stata anche il teatro dello scontro tra due dei candidati al rookie of the year,  MKG e Lilliard, i quali giocano molto bene e dimostrano tutto il loro impatto sulle rispettive squadre: ci deve pensare Aldrige a far pendere la bilancia dalla parte di Portland, mentre Walker incappa in una serata storta al tiro e si trasforma in protagonista negativo per noi. Contro i Knicks invece il discorso è diverso: se Carmelo Anthony gioca da MVP, siglando 43 punti, 7 assist e 8 rimbalzi, non puoi fare altro che applaudirlo e ammirare tutto il suo sconfinato talento. La doppia sconfitta però non ci abbatte moralmente e nella successiva gara in casa dei Bucks ci riprendiamo con una bella vittoria. Ellis, attualmente top scorer di stagione, ce ne rifila 36 (in linea con la sua media punti stagionale di 32.5) ma l'uomo del match è Ramon Sessions: il nostro play sigla una prestazione da 10 punti, 10 assist e 9 rimbalzi e ci guida verso la W. Un solo giorno di riposo e ospitiamo gli Spurs alla Time Warner Arena. La partita è molto bella, perché la coralità di San Antonio è corroborata dalle sortite personali di Ginobili, rebus a lungo irrisolvibile per la nostra difesa. Rincorriamo per lunghi tratti, ma giochiamo un finale di partita spaventoso a livello di intensità e concentrazione e riusciamo incredibilmente a vincere pure questa. Il protagonista assoluto è Kemba Walker: 18 punti e 14 assist (record in carriera) sono numeri da giocatore importante.
La partita contro gli Spurs è solo la prima di un trittico di sfide casalinghe. Dopo un paio di giorni, infatti, ospitiamo i Warriors del fenomeno Curry. "Curri" in siciliano è un verbo e significa correre, ed è quello che fa benissimo Golden State: gli uomini di Mark Jackson la mettono sul chi segna di più, giocano a mille all'ora e non riusciamo a tenere i loro ritmi offensivi. Arriva la sconfitta, la mia solita persa contro i Warriors (personale bestia nera). Abbiamo l'occasione di rifarci nella prima partita di un back to back che ci vedrà sfidare Clippers ed Atlanta (a domicilio). La sfida con la seconda squadra di Los Angeles è molto bella, interessante ed intensa. CP3 fa le umane e le divine cose contro la nostra difesa, ma noi abbiamo recuperato Mullens e dunque mostriamo una maggiore profondità nel frontcourt  che fa tutta la differenza del mondo contro una squadra che paga l'assenza di DeAndré Jordan (infortunato ovviamente!). Walker gioca in maniera molto coriacea, ma l'MVP della gara e Kidd-Gilchrist: 6 assist, record in carriera, e ovviamente fondamentale nei momenti decisivi. Insomma, arriva una bella vittoria, che per me vale doppio a causa della personale rivalità con i "cuginetti". Come detto però, siamo in back to back e la sfida ad Atlanta contro gli Hawks la perdiamo: causa fatica accumulata, non giochiamo benissimo e a poco o nulla serve la prestazione da 33 punti di Kemba Walker. Il ragazzo, comunque, si sente in ritmo e nella successiva gara contro i Magic sigla il carrier high da 42 punti. La partita di Walker è il mezzo per raggiungere una vittoria finalmente "facile", non sofferta e sudata ma conclusa con un po' di sano garbage time. 
Dopo queste due 2k13-week guardo la classifica e noto piacevolmente che siamo incredibilmente quarti, dietro Heat, Pacers e Celtics: se la stagione dovesse finire ora, avremmo il vantaggio del fattore campo per il primo turno di playoff, il che ci permetterebbe di sognare anche un ipotetico passaggio del primo turno. Impensabile ad inizio stagione, sogno innocuo dopo il primo terzo di essa!

martedì 16 aprile 2013

2k13-Regular Season 2012-2013: Dove nascono le stelle...

Ad inizio stagione, l'idea di prendere i Bobcats sembrava una follia. Parlavamo della possibilità o meno di fare i playoff, della necessità di costruire una squadra competitiva, di un progetto pluriennale... Tutte cose verissime e ancora impossibili da accantonare, ma che sono state messe in discussione da una coppia di ragazzini che sta imperversando per i campetti della lega: 

Sono loro due i giocatori chiave dei miei esaltanti Bobcats: Michael Kidd-Gilchrist e Kemba Walker. Si, "esaltanti Bobcats" ho scritto, perché, incredibile a dirsi, non ci siamo ancora fermati, anzi ora iniziamo a fare paura agli avversari sul serio e il merito di ciò è indissolubilmente legato alle prestazioni, mostruose, di questi due ragazzi.
La gara contro Memphis era solo la prima di un filotto di quattro partite casalinghe. In sequenza affrontiamo Bucks, Raptors e Hawks e proprio in questo filotto arriva l'esplosione "numerica" del rookie da Kentucky. Kidd-Gilchrist ci trascina alla vittoria contro i Bucks, firmando una prestazione da 20 punti, 10 rimbalzi e 8 assist; sempre lui non sfigura contro i Raptors, mettendo a referto 26 punti e 5 assist in una partita però persa anche a causa di un mostruoso Rudy Gay da 39 punti; ancora Kidd-Gilchrist gioca una partita totale, 15 punti+8 assist+7 rimbalzi, nella successiva vittoria contro gli Hawks, gara nella quale però l'MVP se lo prende un Biyombo mostruoso da 18+18 con 7 assist e 5 stoppate. Queste prestazioni da all-around di Kidd-Gilchrist ci servono come base, ma il nostro attacco sarebbe nullo senza Kemba Walker, che non ha exploit numerici particolari ma che sta facendo registrare una stagione sui 22 punti di media (+10 rispetto lo scorso anno). Noi, nel frattempo, incartiamo e portiamo a casa, perché attualmente il nostro record è un clamoroso 7-4 e ci ritroviamo quinti(!!!!) ad est, dietro Heat, Pacers, Celtics e 76ers.
La successiva trasferta di OKC, teatro di una sfida attualmente insostenibile per noi, è perfetta per riportarci con i piedi per terra. Nonostante l'assenza di Westbrook, infortunato (tanto per cambiare), i Thunder ci asfaltano, giocando sul nostro territorio, ovvero l'intensità. OKC corre quanto noi ed in più ha un Durant che ce ne scaraventa addosso 47! Usciamo con le ossa rotte, ma consapevoli pure che non sono queste le partite che ci cambieranno la stagione. La "lezione" firmata Thunder ha però un dolcissimo effetto collaterale: ci carica emotivamente e i risultati si vedono nelle successive gare, ad Atlanta e contro Philadelphia. In casa degli Hawks, Walker deflagra improvvisamente con una prestazione da 35 punti e 13 assist e portiamo a casa una splendida vittoria. Ma ancora più importante è la sfida contro i 76ers, scontro diretto per il quarto posto ad est. È una vittoria capolavoro, probabilmente la miglior partita giocata finora da questi Bobcats: difensivamente facciamo delle sequenze magistrali, ma anche offensivamente stiamo iniziando ad ingranare e mostriamo tutta la nostra sagacia tattica sfruttando molto bene i punti deboli degli ospiti (ad esempio, abbiamo giocato tantissimi pick and roll centrali per coinvolgere Bynum in una situazione a lui poco congeniale). L'uomo in copertina della partita contro i 76ers è però Tyrus Thomas. La quarta scelta assoluta del 2006 timbra il cartellino mettendo a referto 22 punti e 15 rimbalzi, ma soprattutto è il suo impatto sulla gara a lasciare basiti, con giocate e presenza importante nell'economia del match.
L'exploit di Thomas non è comunque casuale. Ad inizio settimana infatti mi sono visto costretto a rilasciare McRoberts, che si lamentava del minutaggio, e per sostituirlo nel ruolo di "undicesimo" abbiamo firmato Songaila, giocatore educato e tecnicamente preparato. Tuttavia, nella gara contro i Thunder si è infortunato Mullens, ovvero la nostra AG titolare, e dunque siamo rimasti in 11. La scelta è stata quella di far partire Songaila in quintetto, coinvolgendo ovviamente con un minutaggio più alto appunto Thomas e Taylor.  I risultati, sorprendenti, per ora ci danno ragione. Ma siamo consapevoli che la strada è ancora lunghissima!

domenica 14 aprile 2013

2k13-Regular Season 2012-2013: La fortuna aiuta gli audaci

"Siamo molto soddisfatti di questo inizio di stagione. Ma c'è ancora molto lavoro da fare, aspetti del gioco in cui dobbiamo migliorare e ci vorrà del tempo per raggiungere il top del nostro potenziale!". Le mie dichiarazioni di facciata peccano probabilmente di inventiva, ma sono uno strumento necessario per non far capire alla stampa la mia esaltazione. Signori, inutile girare intorno alla discussione, rispetto alle aspettative di inizio stagione, stiamo volando! Non si scherza, dopo tre 2k13-week di regular season siamo 5-3, record sopra il 50% e sesto posto ad est! Impensabile, inconcepibile, straordinario e bellissimo. Ma non è tutto oro quel che luccica. Due cose in particolare non mi permettono di essere tranquillo:
  1. Stiamo dando il 120%. È inutile negarlo, ogni partita è una battaglia, una gara 7 di finale tra Boston e Los Angeles, nella quale gettiamo una quantità di rabbia e di intensità fisica impressionante.
  2. Siamo stati clamorosamente fortunati, con molte partite giocate con avversari menomati dagli infortuni. Più che Bobcats siamo i "Black cats", per la sfiga che portiamo ai nostri contendenti.
Sono consapevole che queste due cose non dureranno in eterno. Fisicamente non potremo reggere per tutta la stagione ed anche se fossimo in grado di reggere poi, in post season, non saremmo in grado di alzare ulteriormente il livello visto che siamo già in "impostazione Finals". Poi, la fortuna gira, e prima o poi qualche infortunio lo pagheremo pure noi, specialmente se manteniamo questo livello di intensità.

Ma torniamo al record. Come siamo arrivati a questo, per certi aspetti clamoroso, 5-3?
Dopo la partenza 1-1, ci aspettano tre 2k13-giorni di "vacanza" prima di ospitare i Suns alla Time Warner Arena. Gli "orfani di Steve Nash" sono una squadra in piena ricostruzione, allenata da un grande personaggio ma alla ricerca di un'identità di squadra. La portiamo a casa, con una prova offensiva maiuscola di Kemba Walker, che firma il suo carrier high a 37 punti. Un giorno di viaggio e si va a New Orleans, nel primo incontro tra Davis e Kidd-Gilchrist dopo il draft. Suoniamo la terza vittoria consecutiva, con ancora Walker sugli scudi ed una prova difensiva pazzesca (la gara finisce 85-71 per noi). Ci sentiamo galvanizzati, siamo già in finale di conference nella nostra testa, ma a riportarci con i piedi per terra ci pensano prima la concretezza teutonica di Dallas e poi l'esuberanza atletica di Wall, "casualmente" originario della North Carolina. Una doppia sconfitta in casa, maturata in maniera pessima. Giochiamo queste due partite, infatti, senza mordente, ci specchiamo un poco (le mie abitudini losangeline non credo siano estirpabili) e proviamo a portare a casa le sfide con il fioretto piuttosto che con la sciabola. Arrivano dunque due sconfitte.
No, inaccettabile un atteggiamento del genere. Per la sfida seguente contro i T-Wolves, a Minneapolis, per punizione andiamo in pullman anziché in aereo. È un viaggio massacrante, ma ottengo gli effetti sperati: nonostante Waker e Biyombo combattano con i problemi di falli per tutta la gara, giochiamo nuovamente una gara di intensità superiore. Soffriamo, inseguiamo per tutta la partita, ma concludiamo con un parziale di 16-3 negli ultimi 4 minuti (propiziato anche dall'infortunio di Rubio) e usciamo con la W per 88-81. La vittoria ci fa capire probabilmente che la nostra forza è legata soprattutto all'intensità che mettiamo in campo e il risultato si vede anche nella sfida contro Memphis, che si presenta alla Time Warner Arena senza Zach Randolph (infortunato...). La partita è a punteggio bassissimo, le due squadre  hanno impostazione difensiva di primissimo livello ed attacchi tutt'altro che spettacolari e si assiste ad una vera guerra, con i giocatori che per poco non iniziano a fare a pugni fregandosene del pallone. La battaglia però è il nostro pane quotidiano, lottiamo e con un grandissimo finale della coppia Walker-Gilchrist portiamo a casa la vittoria.
Come detto, siamo stati bravi e fortunati finora e finché diamo il massimo non ci possiamo lamentare. Dureremo? Non dureremo? Dove arriveremo? Interrogativi a cui attualmente è impossibile dare risposta, ma una cosa è certa: un viaggio elettrizzante è ormai avviato!

PS: Permettetemi solo una cosa, che non riguarda per niente il 2k-world. Inutile fare analisi o cose particolari, c'è solo da dire una cosa: get well soon, Kobe! We are waiting for you! 

mercoledì 10 aprile 2013

2k13-Regular Season 2012-2013: Opening week

"Winning is not a sometimes thing, it's an all time thing. You don't win once in a while, you don't do things right once in a while, you do them all the time. Winning is a habit. Unfortunately, so is losing!". Parole e musica di Vince Lombardi e concetto che voglio inculcare ai miei giocatori. Questa squadra si è abituata a perdere e ora dobbiamo abituarci a vincere; quale migliore occasione per iniziare questa nuovo corso dei Bobcats se non l'opening night contro i Pacers?
L'inizio di gara è sorprendente! Chi si aspetta dei Pacers padroni del campo resta sorpreso perché i miei Bobcats fanno esattamente ciò per cui sono progettati: trasformano la partita in una lotta. Difendiamo in maniera splendida, con un'intensità mai vista da queste parti e la marea di palle perse di Indiana ci permette di andare spesso e volentieri in transizione a trovare punti facili. La partita non mostra spunti di interesse tecnico di rilievo ed il "merito" è soprattutto nostro che ci tuffiamo su ogni pallone, ringhiamo, lottiamo e facciamo di tutto per innervosire gli avversari. Se però difensivamente siamo di altra pasta rispetto all'anno scorso, offensivamente c'è ancora molto da lavorare. Il nostro attacco è impastato, gli automatismi sono tutti da trovare e fatichiamo ancora ad entrare in ritmo come si deve. A metà secondo quarto però, le cose iniziano a mettersi male per noi: Granger inizia a prendere le misure alla nostra difesa e diventa inarrestabile, noi non riusciamo più a correre il campo e arriviamo all'intervallo lungo sotto di 10.
Dopo la pausa, Indiana prova ad affondare il colpo, portandosi sul +15. Sembra un tracollo annunciato, invece rispondiamo presente e con un parziale firmato Kemba Walker ci riportiamo sotto la doppia cifra. Probabilmente, questo è il momento in cui si nota maggiormente il mio lavoro: i Pacers, squadra di altra caratura rispetto a noi, provano e mettono a segno un nuovo affondo, firmato soprattutto da un Granger inarrestabile, ma questi Bobcats hanno almeno il coraggio di lottare, non si scompongono davanti le avversità e, grazie ad un buzzer beater di Pargo, arriviamo all'ultimo quarto con ancora tutto da giocare. Sempre Granger ci affossa, questa volta ci scaraventa sul -18 con circa 9 minuti al termine del quarto parziale, ma decidiamo di dare il tutto per tutto ed iniziamo ad alternare una zona fronte pari al pressing tutto campo. Gli spettatori non credono ai loro occhi, iniziamo una lenta ma inesorabile rimonta, con Reggie Williams protagonista a sorpresa con un paio di triple clamorose dagli scarichi. Indiana non ci capisce niente e riusciamo incredibilmente ad arrivare a -1 con circa 26 secondi da giocare grazie ad un jumper di Walker. La situazione è tesissima, noi non spendiamo subito il fallo ed in qualche modo riusciamo a mandare Tyler Hansbrough in lunetta, il quale ci regala un 1 su 2 che fa esplodere la Time Warner Arena. Abbiamo 11 secondi per costruire qualcosa, ovviamente l'idea è quella di far prendere l'ultimo tiro a Walker, tuttavia la difesa dei Pacers è strepitosa, Kemba però riesce a trovare lo scarico per Williams che si prende la tripla per la vittoria...ferro, tabellone, ferro, FUORI!!! 
Finisce così, 91-89 per Indiana, con Granger MVP della gara e autore di una prestazione da 45 punti!

Una prestazione del genere non passa però inosservata e abbiamo l'occasione di rifarci in back to back a Dallas. All'American Airlines Center ci aspetta una squadra che si trova in fase di transizione, ma che comunque appare agli occhi dei più indubbiamente superiore alla nostra. Un po' provati dalla battaglia della sera precedente, il nostro inizio non è brillante come appunto la sfida contro i Pacers. Fortuna vuole che però Dallas non è squadra da ritmi alti e la partita si mantiene sui binari dell'equilibrio, per tutto il primo quarto. Nel secondo quarto però, Dallas inizia a vedere il canestro come la cruna di un ago, un po' perché noi alziamo la pressione difensiva, un po' perché loro sono proprio in serata no. Piazziamo un bell'allungo grazie soprattutto a Kemba Walker e arriviamo alla pausa lunga sopra di 9.
I tifosi di casa si aspettano la reazione dei propri beniamini, ma restano delusi: siamo noi a gestire il "tempo of the game", riusciamo a correre bene il campo e il nostro attacco a metà campo mostra timidi segnali di miglioramento. Walker e Kidd-Gilchrist ci trascinano sul +16 di fine terzo quarto e il meglio deve ancora venire: con un inizio quarto periodo scintillante, ci portiamo sino al +25 di massimo vantaggio e di fatto mandiamo i titoli di coda ad una sfida che si preannunciava molto più tosta.
Finisce 103-90 per noi, con Walker MVP da 34 punti e 9 assist e Kidd-Gilchrist autore di una prova da all-around da 27 punti, 9 rimbalzi e 7 assist.

Posso dire di essere discretamente soddisfatto dell'inizio di stagione. Difensivamente siamo già a buon punto, offensivamente invece c'è da lavorare. Ma la cosa più importante è la mentalità di questa squadra: lottiamo, siamo in partita con la testa e questa era la cosa che più mi premeva verificare. Continuando con questa voglia di combattere, ci toglieremo non poche soddisfazioni!

martedì 9 aprile 2013

2k13-Regular Season 2012-13: Training Camp

"...ma è una follia!". Le urla di Rich Cho, GM dei Bobcats, riecheggiano negli uffici della Time Warner Arena. Effettivamente, non posso dargli torto, in quanto la mia proposta è alquanto ridicola: Ben Gordon e la nostra seconda scelta 2013 per la seconda scelta 2013 e 2014 dei Cavs e Luke Walton, il quale poi verrebbe immediatamente tagliato e reso free agent, come è già stato reso free agent DeSagana Diop. Se a questa proposta si aggiunge che ho stracciato il contratto di Dunlap e preso un 2k-allenatore generato dal 2k-mondo, tale Outlaw, si capisce che Cho non può avere certo la massima stima o fiducia nei miei confronti. La discussione andrà avanti ancora per un po' e servirà l'intervento risolutore di Jordan per concludere, ovviamente secondo il mio dictat, questa fase di stallo. Il nostro roster sarà dunque il seguente (il primo nome è lo starter):

PM: Sessions; Pargo
G: Walker; Henderson
AP: Kidd-Gilchrist; Williams; Taylor
AG: Mullens; Thomas; McRoberts
C: Biyombo; Haywood

La scelta tattica più importante è quella di sgravare Kemba Walker da compiti di costruzione di gioco, per renderlo la bocca di fuoco principale. Un ruolo "alla Iverson 2001" ho in mente per lui, con quintetti di fabbri ferrai a coprirlo in difesa e lui monopolizzatore in fase offensiva. Altra chiave importante della squadra dovrà essere Kidd-Gilchrist: per lui si prospettano anche minuti da ala grande in quintetti da corsa con Tyrus Thomas a fare da centro; ma più in generale mi aspetto che lui sia il collante della squadra, l'uomo capace di fare le cose giuste al momento giusto, senza avere l'assillo di dover mettere numeri importanti a livello di attacco.
Terminata la fase di preparazione "a tavolino" della squadra arriva il momento del training camp, che dirigo personalmente. Le idee di cosa voglio dalla squadra sono semplici e faccio capire ai ragazzi che solo con il conseguimento di questi quattro punti possiamo raggiungere qualcosa di importante:

  1. Difesa. Primo punto obbligatorio nella costruzione della mia squadra. Dobbiamo difendere e per fare questo ci vuole applicazione personale e la costruzione di un sistema difensivo strutturato. La difesa è fondamentale, perché da una buona difesa possono nascere i punti in contropiede, punti "facili" che stanno alla base dei successi di una squadra. Attingeremo a piene mani dalla Packline, mio cavallo di battaglia ormai da tempo. Il concetto è chiaro: chi non difende, non gioca.
  2. Squadra. Quella dell'anno scorso non era una squadra e quest'anno dobbiamo costruire una mentalità di gruppo. Si va in dodici a referto, dobbiamo imparare a respirare all'unisono e giocare assieme. Fidarci degli altri, spendere fatica per il compagno di squadra. Senza queste cose, non andiamo da nessuna parte.
  3. Preparazione sia atletica che mentale. È inutile nasconderlo, tecnicamente siamo indietro di parecchio rispetto alle altre squadre e dunque dobbiamo nascondere questo gap con la fisicità. Dobbiamo trasformare le partite in un "combattimento tra cani" e per fare ciò dobbiamo essere pronti a lottare per 48 minuti. Intensità dunque, non solo a livello fisico, ma anche mentale. Dobbiamo ringhiare, stare addosso agli avversari, rialzarci subito quando ci buttano a terra e non rilassarci quando creiamo del margine. Gli avversari dovranno aver paura quando scendono in campo contro di noi, a prescindere dal risultato.
  4. Attacco. Offensivamente, purtroppo non potrò andare con ciò che conosco meglio, ma ci adatteremo ad un sistema comunque ordinato e basato sempre sui soliti principi: punti in contropiede, leggere la difesa e reagire di conseguenza (ovvero giocare con la testa prima che con le gambe), gioco inside-outside (prima la palla va dentro e poi fuori), preferire tiri ad alta percentuale e non aver paura di sfruttare il cronometro.
Il training camp scorre via liscio, lavoriamo parecchio ma era una cosa messa in conto vista la passata stagione. Ormai è tutto pronto, l'esordio sarà contro i Pacers alla Time Warner Arena. Inutile dire che un solo risultato è accettabile per me: W.

lunedì 8 aprile 2013

2k13-Preseason 2013: Il cuore pulsante di Los Angeles


Playground tra la 17th ave e la 18th ave sull'Ocean Front Walk di Venice Beach, Los Angeles, California
23 Agosto 2k13-2012, ore 18.48

Classico scenario di fine estate californiano: i ragazzi giocano al campetto, età ed etnie diverse unite da una palla arancione, un pubblico misto (con qualche sventola niente male) apprezza lo spettacolo offerto, sullo sfondo il tramonto con il sole pronto a tuffarsi nell'oceano.
“...e questo e per la vittoria!” ciuff “Yeah!!” “Si!!” “No, cazzo! Difendi, stronzo! Lo dovevi stoppare!” “E tu perché non aiuti!?!?!” “Dai, prossima...” “Ragazzi, scusate, vorrei fare due tiri, posso?”. Brusio di sottofondo, molti sono dubbiosi, anche se i bodyguard per numero e stazza dovrebbero fugare ogni dubbio. Ma siamo a Los Angeles, potrebbe essere uno scherzo o una trovata pubblicitaria, i bodyguard non vogliono dire nulla, sarà, anche in questo caso, il campo a parlare. E il campo parla, inequivocabilmente. È lui. Non ci sono dubbi. Lo vedi da come prende il pallone, chiede ad uno a caso di marcarlo, ma tanto è inutile, sanno entrambi che lui non può essere marcato, anche se di anni ne ha 49. Due finte, palleggio arresto e tiro, il marchio di fabbrica di una carriera, solo rete. “Dai ragazzo, cazzo hai la metà dei miei anni!”. Di nuovo, finta di andare a destra, va a sinistra, ancora palleggio arresto e tiro, troppo facile, ciuff. Ci ha preso gusto, guarda negli occhi l'avversario, lo incenerisce con lo sguardo e poi va dentro, fino in fondo, come faceva una quindicina di anni fa. La folla è in visibilio, per fortuna di bodyguard non ne mancano, altrimenti sai che casino. “Forza ragazzo, non ti puoi fare mettere con il culo per terra da un cinquantenne...”. Lo punta di nuovo, l'intenzione è sempre il fade-away dalla media, ma arriva l'aiuto, un lungo che passa improvvisamente e copre con i tempi giusti, il tiro è forzato, il ferro rifiuta il pallone e tutti sono stupiti. Quel pazzo l'ha fatto di nuovo. Come può uno al campetto parlare di difesa, di aiuti difensivi, di attacco strutturato e di giocare prima con la testa e poi con le gambe? Ma quel pazzo lo fa e basta, è magnetico e non si sa per quale ragione i ragazzi gli vanno dietro. L'ha mandato lui il lungo in aiuto, lo sanno tutti.
“Il ragazzo non poteva tenere in single coverage, aveva bisogno di aiuto e credo non le dispiaccia che sia intervenuto...”
“No, anzi... C'è voluto meno del previsto! Sono qui per lei e sapevo che l'unico modo per incontrarla era questo...”
“E c'è riuscito. Cosa vuole da me?”
“Le vorrei proporre una cosa. Ma preferirei andare a parlare lontano da occhi indiscreti...”
“Avete sentito ragazzi? L'ospite è di quelli importanti e va assecondato. Per oggi tutti a casa, lo spettacolo è finito. Ci si vede domani...”
Ce li ha in mano. Lo ascoltano, la folla si dirada, le persone vanno via, come se non fosse successo niente mentre i bodyguard sono stupiti dalla reazione della gente. Ma perché pendono dalle sue labbra? Come fa?
“Siamo soli ora. Di cosa vuole parlarmi?”
“Per tre milioni di dollari è disposto a ricoprire il ruolo di direttore tecnico della mia squadra? Gli stessi compiti che aveva ai Magic, la stessa libertà di azione e lo stesso coinvolgimento. Che ne dice?”
“Dico che lei è impazzito. Crede realmente che possa accettare un'offerta del genere?”
“Si!”
Sorridono entrambi, hanno già capito come andrà a finire. Perché l'estate è ormai terminata e la sfida è di quelle impossibili; perché, in fondo, lo stress del risultato gli manca; perché l'esilio volontario non può durare in eterno; perché sono mossi dalla stessa passione per il gioco; perché...non lo sa neanche lui il perché in realtà. Dirà di si e basta.
“Mi dia il contratto. Si fa a modo mio?”
“Certamente. Ma io voglio essere coinvolto, devo partecipare, è la mia squadra...”
“Parleremo a cena dei dettagli. Ecco il contratto firmato...”



Inizia così la mia avventura in questo nuovo 2k-mondo. A Charlotte, stagione di 82 partite, 12 minuti a quarto, scambi vietati al primo anno. Mettetevi comodi, ne vedrete delle belle.

sabato 6 aprile 2013

I'm back

19 Marzo 1995. Micheal Jeffrey Jordan pronuncia semplicemente "I'm back" nella conferenza stampa da lui indetta e per gli appassionati di basket di tutto il mondo è un segnale inequivocabile. Il Re, quello vero e da cui tutti i giocatori di pallacanestro discendono (si anche quelli che vennero prima di lui discendono da lui, perché MJ è uno e trino), è tornato.
Lo uso spesso questo esempio, probabilmente perché mi piace parecchio. Niente fronzoli o promesse, nessuna spiegazione o proclamo. Semplicemente "I'm back".