Kareem
Abdul-Jabbar, Shaquille O’Neal, Karl Malone, Walter Davis e, ovviamente,
Michael Jordan. Sono questi i nomi dei giocatori che vantano almeno una partita
da oltre 40 punti alla “veneranda” età di anni 36. Ecco, visto che questa è a
quanto pare la stagione in cui i miei Lakers hanno deciso di riscrivere la
storia, aggiungete Kobe Bryant alla lista. 41 ad essere precisi, conditi da 6
assist e 5 rimbalzi, riversati sui Portland Trail Blazers nell’ultima gara allo
Staples prima di un poker di trasferte in giro per il selvaggio west. Bryant è
impressionante, fa un trattato di tecnica offensiva di pallacanestro e ci
regala una vittoria importante in quello che è uno dei numerosi “scontri al
vertice che non ti aspetti” che stiamo disputando in questo inizio di regular
season. La squadra sta chiaramente andando oltre le più rosee aspettative,
nessuno si aspettava dei Lakers così in alto in classifica ed ecco allora che l’indole
femmina di questa franchigia si palesa in tutto il suo splendore nel preannunciato
tour. Ci specchiamo, iniziamo a non piegare le ginocchia in difesa ed a non
metterci la giusta testa in attacco e facciamo dunque incetta di sconfitte.
Perdiamo prima a Memphis, replichiamo la funesta prestazione contro New Orleans
(in back to back, ma quanto è forte Anthony Davis!) e completiamo la nostra
opera di autodistruzione contro i T-Wolves. Non ci sto e nello shootaround pre-derby
riporto all’ordine la squadra, chiedendo “un attimino” di attenzione in più su
entrambi i lati del campo. Diciamo che non sono tenerissimo con i ragazzi, ma i
risultati mi daranno presto ragione.
Contro
i Clippers, infatti, giochiamo una grande gara. I cugini ci sono chiaramente
superiori a livello di talento, ma noi siamo i Lakers! Ci issiamo anche sul
+15, riusciamo a resistere al ritorno dei Clippers firmato soprattutto CP3 (che
riporta i cugini sul +1 ad inizio quarto periodo) e facciamo pagare loro il
loosing effort vincendo di 9 con Cameron che sigilla la vittoria con rubata e
dunk in 360 a dieci secondi dal termine. Sugli scudi, oltre ai soliti Kobe e
Adam, sicuramente ci sono McJee e Plumlee che giocano una gara superba per intensità
ed impatto. La vittoria nel derby è una bellissima iniezione di fiducia per noi
e lo dimostriamo nella seguente gara contro i Nets: Brooklyn è una squadra
tosta, esperta e ricca di talento, ma per come è strutturata soffre
inevitabilmente la nostra intensità. Arriva un’altra W e la cosa non fa che
alimentare il nostro morale e la nostra coesione, elementi chiave per una
squadra che non può basare i suoi successi sulle individualità ma che deve
necessariamente rivolgersi alla coralità per poter ottenere dei buoni
risultati. Abbiamo due giorni di riposo e poi siamo di scena in Texas, a Dallas
precisamente. I Mavs sono chiaramente in rebuilding, ultimi ad ovest ed in
difficoltà tecnica non indifferente, ma noi siamo abilissimi a perdere queste
partite. Non questa volta però, perché Cameron decide di entrare (nuovamente)
nella storia firmando una tripla doppia da 11 punti, 12 rimbalzi e 15 assist
che traccia inesorabilmente la via verso la vittoria.
Alti
e bassi dunque, ed è un po’ quello che mi aspettavo da questa squadra che deve
necessariamente lavorare ancora. La parola “playoff” non è più un sogno però
per noi e se continuiamo così siamo consapevoli che qualche soddisfazione
saremo in grado di togliercela durante la stagione!