mercoledì 19 febbraio 2014

2k14-Regular season: opening week

"Dimmi come inizi la stagione e ti dirò chi sei". Ok, magari non è la più veritiera delle frasi, ma è sicuramente una di quelle cose a cui tengo particolarmente: vincere la prima partita della stagione è quasi un obbligo morale per me e questo obbligo diventa "legge" se la serata d'esordio vede impegnati i miei nuovi Lakers nel derby contro i, incredibile a dirsi, favoriti Clippers. Fedele alla legge "una sola trade al primo anno" ho speso in sede di mercato il gettone su Jeff Taylor, ala dei Bobcats che arriva a L.A. in cambio di Farmar e Sacre ma che comunque non partirà titolare. Il mercato non si è però concluso qui, in quanto Meeks è stato tagliato a causa del suo desiderio di minutaggio elevato. La rosa con cui quindi mi appresto ad affrontare la stagione è dunque la seguente:

PM: Marshall, Nash, Blake
G: Bryant, Young
AP: Johnson, Henry, Taylor
AG: Hill, Kelly
C: Gasol, Kaman

L'idea di base è di ripetere il 4+1 dei Bobcats (la TPO anche in questo universo "non esiste"), dunque Hill verrà impiegato spesso da centro e le AP spese anche nel ruolo di 4, e i concetti sono sempre i soliti: difesa, concentrazione e voglia. Finito il training camp, arriva inesorabile la tanto attesa opening night.

Lo Staples ci accoglie con sentimenti contrastanti: tutti gli addetti ai lavori ci danno per squadra di seconda fascia, ma il nostro pubblico non è abituato a lottare nei bassifondi e pretende comunque di evitare che la parolina magica "tanking" aleggi su questa stagione. Il problema è che, pronti-via, tanking o no, i Clippers fanno subito la voce grossa. Paul scherza con Marshall, Griffin è dominante e noi abbiamo una pessima fase difensiva che si coadiuva perfettamente con una fase offensiva confusionaria ed improduttiva. Siamo completamente in balia dell'avversario quando faccio la mossa che forse ci cambia la stagione. Time-out a 2 minuti circa dal termine del primo quarto:
- Kobe, Crawford ti sta massacrando e gli ultimi due tiri che hai preso non stavano né in cielo né in terra. Ora ti siedi e ci pensi un po'
-Mi siedo?!?! Ma siamo sotto di...
-Non mi interessa. Tre cose ho chiesto: difesa, concentrazione e voglia e questa richiesta vale per tutti! Ora tu ti siedi e noi ci mettiamo a difendere sul serio. Questa partita la portiamo a casa, piaccia o non piaccia!!
Accade il miracolo, accade che la squadra cambia intensità difensiva e iniziamo una lenta ma inesorabile rimonta che ci porta sul -2 a metà partita. Ma non è finita, perché nel terzo quarto passiamo addirittura in vantaggio con la coppia Kobe-Pau che sembra ritornata al 2009. I Clippers però non ci stanno, rimontano e ci sorpassano con un 12-1 di parziale che ci scuote dalle fondamenta e che manderebbe al tappeto chiunque. Tranne questi Lakers, che giocano un quarto finale da applausi scroscianti, se la vanno a giocare punto a punto con un Bryant che diventa mostruoso e che la portano a casa grazie alla giocata della partita del Black Mamba: 111-109 Clippers, 40 secondi da giocare, Kobe attacca il ferro passando sul blocco di Hill, va dentro, appoggia e si prende il fallo che si trasforma nel libero supplementare che imporrà il risultato finale di 111-112.

I giornali del giorno dopo ci celebrano come se avessimo vinto l'anello ("Mike sells tickets, Alp wins championships" è uno dei titoli ad effetto che si potevano leggere) ma noi, il giorno dopo, siamo più preoccupati di andare a casa dei Warriors piuttosto che leggere i giornali. In back to back, dopo una partita difficile e tirata come quella con i Clippers, in casa di una pretendente al titolo, tutti si aspettano una nostra imbarcata clamorosa. Ma smentiamo nuovamente i pronostici. Ci siamo, giochiamo a viso aperto, abbiamo voglia ed intensità ed entriamo nel quarto periodo addirittura sul +6. I Warriors sono evidentemente più forti, ci mettono in difficoltà alzando il ritmo e se solo Kobe è produttivo nel quarto periodo la L non può che arrivare inesorabile: 93-97, che in casa dei Warriors non è neanche da buttare.
Il nostro record è dunque 1-1 e la cosa non ci dispiace neanche tanto. C'è da lavorare, c'è parecchia strada da fare, c'è da faticare per davvero; ma ci sono anche tante cose buone, viste in queste prime partite e c'è la certezza anche che dando sempre il 100% in campo non avremo nulla da recriminare!