martedì 29 luglio 2014

SIM14-Regular Season 2015-16: Il derby sotto l'albero


"I don't want a lot for Christmas..." canta la splendida Mariah nei promo natalizi e pure io, seppur non vestito in maniera sexy e tacchi alti, né con voce suadente o intonata, negli spogliatoi dico ai ragazzi che non voglio molto: All I want for Christmas è una vittoria contro i Clippers nel primo derby natalizio della storia. La vittoria la otteniamo, ma con enorme fatica, dopo essere stati sotto per praticamente tre quarti e mezzo e rientrando con ferocia nel quarto finale (aperto sul -11). Cameron, manco a dirlo, è superbo perché ci guida in attacco splendidamente e soprattutto tiene difensivamente su CP3 in maniera encomiabile; ma l'encomio vero va fatto a Plumlee che rende umano un Blake Griffin che sta giocando la stagione della vita e che si è candidato prepotentemente al titolo di MVP. Ma la notizia vera è che la vittoria contro i Clippers è la nostra decima W consecutiva, fatto che, inevitabilmente, ci proietta in testa alla Western Conference.
Siamo infatti giunti al Christmas Event in carrozza: dopo la 2k-week dell'emotività abbiamo infatti continuato la nostra striscia di vittorie regolando allo Staples in sequenza Kings, Suns e Grizzlies. "Avessi detto..." penserete e invece no, perché sono state tutte gare combattute ed intense giocate contro squadre che le occasioni per portarsi a casa l'intera posta in palio le hanno avute. Il leitmotiv è comunque sempre quello: stiamo in bilico per praticamente i primi due quarti, talvolta andiamo anche sotto e siamo costretti a rimanere incollati alla gara con le unghie, per poi deflagrare clamorosamente a cavallo di terzo e quarto periodo, dove cambiamo marcia difensivamente e diventiamo infallibili offensivamente. Va così contro i Kings, che ci stacchiamo di dosso solo ad inizio quarto periodo; va incredibilmente così contro i lanciatissimi Suns (7-3 nelle ultime 10), contro i quali riusciamo ad impattare solo a 3 minuti dalla fine e poi a portare a casa la W grazie al mostruoso 38+12 di Cameron (con 6 rimbalzi e 2 stoppate di contorno); infine va tutto sommato così contro Memphis, che però ci dà grattacapi solo per mezza gara e che poi sprofonda dopo l'intervallo.
Dunque, quando alla vigilia del Natale NBA abbiamo il back2back @Minnesota-vs Pelicans, l'entusiasmo è altissimo e tanto basta per ripetere le prestazioni viste nella 2k-week precedente: primi due quarti di studio e poi allungo che arriva dopo il tè caldo (vorrei sapere a questo punto cosa mette Gary Vitti nel tè e perché non glielo fa bere ad inizio gara...). Poi arriva Mariah e con lei il "derby della storia" (che vinciamo noi ovviamente) che ci permette di suonare la "décima" W.
Ci stiamo abbattendo come una tempesta sulla lega, non stiamo facendo prigionieri e non si può dire che non avevamo avvertito. Ma ora sorge un dubbio: e se fosse troppo presto?

sabato 26 luglio 2014

SIM14-Regular Season 2015-16: Le promesse non mantenute... o si?

Proclami, annunci, dominio già scritto, titolo già in tasca... Ecco cosa si diceva a Lakerslandia dopo gli aggiustamenti delle rotazioni avvenuti appena una 2k-week fa e deflagrati prepotentemente contro Miami. Ma dopo la doppia sconfitta che ci infligge Portland, in back to back, prima a domicilio e poi al Rose Garden (o come diavolo si chiama ora), queste frasi lasciano spazio agli interrogativi. Sono veramente "da corsa" questi Lakers? I dubbi sono legittimi, una squadra che dichiara di aver trovato la quadratura del cerchio non si può permettere una doppia batosta contro la stessa squadra, peraltro dichiaratamente più debole, come quella che ci siamo presi nella doppia sfida contro i Blazers.
Con questi dubbi che ci attanagliano passiamo un paio di giorni in palestra, prima della seconda doppia sfida della 2k-week, questa volta in terra texana: back to back, Spurs e Rockets. Gli Spurs sono meno corazzata della scorsa 2k-stagione, hanno perso Ginobili (ritirato), Diaw e Leonard, ma hanno sempre Ariza e Deng nel motore, oltre al redivivo Okafor, e dunque sono una squadra difficilissima. Ma quando vede neroargento, Cameron si scatena: prima si concede il lusso di giocare da facilitatore, poi cancella Parker dalla partita ed infine, nei momenti decisivi, fa le giocate che valgono il 113-102 finale che significano vittoria scaccia-crisi. La prova del nove la dobbiamo però passare la sera dopo, visto che Houston lo scorso 2k-anno era andata prima ad ovest e dunque siamo consapevoli di affrontare una squadra di tutto rispetto che per ora sta un po' stentando. Ancora Cameron però gioca una partita straordinaria, 27+9+9, e pure questo esame è passato. Allora non era crisi, allora erano stati due scivoloni o due serate storte quelle contro i Blazers e non c'era bisogno d'allarmarsi...
Lo dobbiamo testare contro Boston, di nuovo allo Staples, in quella che è la sfida più importante della regular season. Inutile girarci attorno, i Celtics sono alla ricerca di loro stessi in piena fase di rebuilding, per una strana analogia con il real-world hanno draftato Smart, hanno scambiato Rondo con Boozer, hanno Leonard nel motore ma non sono una squadra temibile. Almeno non per noi, che ci concediamo il lusso di giocare al gatto col topo per tutto il match, con Bryant che piazza le zampate decisive in una partita emotivamente interessante ma non certo vibrante per contenuti. Poco male, per far restare tutti incollati ai teleschermi ci pensa il derby di L.A. che ci aspetta dopo tre giorni di riposo nello Staples "vestito povero". CP3 vs Cameron è ovviamente il titolo di copertina, Kobe Bryant che fa 31 punti è invece il contenuto di una sfida intensa e giocata sul filo del rasoio da entrambe le squadre, decisa a nostro favore solo nel finale grazie ad alcune giocate di pura concentrazione. 
Fanno 7 vittorie nelle ultime 10; striscia aperta di quattro vittorie in quattro sfide che, per motivi diversi, erano piuttosto delicate; primo posto ad ovest raggiunto e sfida lanciata ai Pacers per la testa assoluta della classifica. Questa volta, siamo costretti a crederci...

sabato 19 luglio 2014

SIM14-Regular Season 2015-16: La chiave di volta

Era evidente, lampante, sotto gli occhi di tutti, eppure io non riuscivo ad avere l'intuizione giusta! Poi, nella partita forse più complicata, arriva d'improvviso l'illuminazione ed ora lo possiamo dire, lo urliamo alla lega anzi: per l'anello, quest'anno, ci siamo anche noi! OK, sto farfugliando, mettiamo in ordine tutto.
Dopo la seconda vittoria stagionale contro OKC, proseguiamo la nostra Regular Season desiderosi di trovare la famosa costanza di cui siamo alla ricerca e la sfida contro i Raptors in un matinée domenicale allo Staples è il primo banco di prova per la nostra ricerca. Prova superata perché i Raptors, squadra comunque di alto livello ad Est, vengono letteralmente lacerati dalla nostra superba prestazione di squadra. A fare impressione è il nostro livello difensivo, visto che teniamo Toronto a soli 75 punti a fronte dei 101 segnati. Dopo un periodo abbastanza intenso, abbiamo tre giorni di riposo che ci servono per preparare la doppia sfida in back to back contro i Kings. La prima gara si gioca a Sacramento, per la seconda, invece, si andrà allo Staples. La sfida nella capitale politica della California è uno spettacolo: partiamo male da fare schifo, andiamo sotto di 16 poi, nel terzo quarto, allunghiamo la difesa ed iniziamo a recuperare una caterva di palloni, rivoltiamo il match, passiamo in vantaggio ed alla fine allunghiamo con un Cameron super protagonista da 41 punti e 12 assist! È un capolavoro, perché con questa rocambolesca vittoria mettiamo la classica pulce nell'orecchio ai Kings, che la sera dopo, allo Staples, si fanno prendere dalla paura di vincere e questa volta, per portare a casa la W, non abbiamo neanche bisogno di allungare la difesa! Suoniamo la quinta sinfonia e se era la continuità che cercavo, beh, eccomi servito!
Ma si può essere dubbiosi della propria squadra nonostante una striscia aperta di cinque vittorie? Evidentemente sì o, perlomeno, io lo ero perché nonostante le vittorie c'era qualcosa che non andava nelle rotazioni, notavo che in qualche modo stavo sbagliando qualcosa, i parziali subiti erano là a confermare la mia ipotesi e le rimonte forsennate nascondevano il problema. Ma quando, nella prima partita di un mini-tour ad est, contro i Wizards subiamo l'ennesimo parziale, questa volta senza rimonta, che ci costa il primo stop dopo 5 vittorie, mi convinco che la mia sensazione è corretta. Sbaglio qualcosa ed il problema si chiama "Ryan Kelly". Il prodotto di Duke è diventato fondamentale nelle mie rotazioni; non si tratta di farlo giocare trenta minuti si tratta di non riuscire a rinunciare ai suoi 10 minuti di qualità dalla panca, che sono fondamentali come quelli di Jeff Taylor e di Wesley Johnson. Ma sono tre per i due posti di ala (grande o piccola) e non riesco a soddisfare le mie esigenze, considerato anche che Bazemore sta un po' faticando nei suoi scampoli di partita. Andiamo a Miami e siamo di nuovo sotto, io lo so che c'è qualcosa che non va e mi sto scervellando ma non capisco come far giocare quei tre il giusto quando, improvvisamente, ecco la chiave: giocano assieme! Wes scala a guardia, Taylor AP e Kelly AG!!! Era elementare, semplice ma anche impossibile da vedere per me! Eh, ma ora cambia tutto, cambiano i miei Lakers, perché rimontiamo e vinciamo contro una Miami imbottita di giovani e con il peggior LBJ di sempre a livello realizzativo (viaggia a 16 di media, ce ne fa 18 con un pessimo 2 su 9 da tre in una gara tiratissima. Ma non è solo nella sfida agli Heat che è cambiata qualcosa, è tutto ad essere cambiato: in back to back abbiamo ragione di Orlando con una magia di Kobe allo scadere (ed una difesa di Butler sull'ultimo possesso che impedisce la replica agli avversari) e poi, di ritorno allo Staples, teniamo OKC (terza sfida stagionale, la quarta sarà ad aprile, chi fa i calendari?) a soli 69 punti e portiamo a casa la W numero 8 nelle ultime 10 gare giocate.
Non capivo dove sbagliavo, ora abbiamo trovato la chiave di volta. Stai attenta NBA!

giovedì 17 luglio 2014

SIM14-Regular Season 2015-16: Gara 8 e l'inizio del viaggio

Ormai è appurato: agli Dei del Basket piace scherzare e venir fuori con incroci clamorosi solo ed esclusivamente per "vedere di nascosto l'effetto che fa". Perché solo gli Dei del Basket possono pensare di farci incontrare all'esordio i Thunder, allo Staples, in quella che sembra a tutti gli effetti una gara 8 della serie degli scorsi playoff: le squadre hanno cambiato poco; ci sono precedenti; il clima che si respira allo Staples è elettrico, chiaramente eccitato dalla voglia di vendetta della gente di L.A., ancora scottata dalla debacle di gara 7. Si presentano con Tyson Chandler in quintetto i Thunder, noi invece abbiamo Butler in AP (per prepararlo a questa sfida l'abbiamo tenuto in una gabbia senza mangiare ed andavamo a stuzzicarlo travestiti da KD35) ed una novità tattica non indifferente: no pick and roll per Kobe, dal quale mi aspetto molto più gioco off-the-ball. La partita, inutile dirlo, è bellissima. Non sembra la prima di RS, sembra veramente "gara 8", con le due squadre che si affrontano a viso aperto, che lottano al massimo delle loro potenzialità, cercando di far capire all'avversario che tutto o niente (dipende dai punti di vista) è cambiato. Ma l'assenza di Westbrook, infortunatosi in amichevole ed in dubbio per la stagione (stop di 4-6 mesi per lui), pesa e noi usciamo alla lunga: non si passa allo Staples, vinciamo noi, grazie anche ad un Cameron che fa il suo esordio in stagione con 25 punti e 17 assist (il nostro top scorer è comunque Kobe con 31).
Abbiamo un solo giorno di riposo e poi ci vengono a far visita i Blazers. Visto il promettente inizio, contro una squadra rivale e di buon livello mi aspetto la replica della prestazione ottima vista contro OKC. Invece, scendiamo in campo molli, scarichi, con il linguaggio del corpo sbagliato e, clamorosamente, ci facciamo sorprendere da Portland che passa allo Staples 115-107. Poco male, un giorno di riposo e andiamo a Denver dove, ovviamente, mi aspetto una vittoria. I Nuggets sono un'eterna incompiuta ormai, ma ci servono 40 punti di un sontuoso Kobe Bryant per portare a casa la W a dir poco rocambolesca per 101-100. No così non va, siamo ancora alla ricerca dei nostri equilibri ed infatti nella trasferta di Dallas crolliamo sotto i colpi dei lanciatissimi Mavs del rookie Jabari Parker ed autori di una campagna acquisti davvero niente male. Siamo in back to back a Memphis ed arriviamo dunque nella città degli orsetti in condizioni non certamente esaltanti: serve una grande prestazione contro una squadra in ricostruzione e la grande prestazione arriva, perché giochiamo finalmente convinti e sicuri dei nostri mezzi, torniamo a divertirci ed i risultati si vedono. Grande W dunque che scaccia i cattivi pensieri e ci proietta alla seconda 2k-week di regular season con tutti i buoni propositi intatti.
Ecco, i buoni propositi ci sarebbero pure, ma se poi contro i T-Wolves, di nuovo allo Staples dopo tre trasferte, mandiamo in atto il più classico del "predicare bene ma razzolare male", non possiamo far altro che lamentarci con noi stessi per la terza sconfitta stagionale, la seconda in casa. Ok, è allarme rosso ad El Segundo, mi vedo costretto a convocare i ragazzi per una sessione di allenamento straordinaria perché evidentemente c'è qualcosa che non va o nelle nostre teste o nelle nostre gambe. Il risultato ottenuto da questa scelta è magnifico, perché finalmente riusciamo ad inanellare due vittorie in fila. La prima contro i Mavs, schiantati per 90-110 in una gara stra-dominata dal primo all'ultimo secondo e che conta come prima sconfitta stagionale per i Texani; la seconda contro OKC, in  quella che è stata ribattezzata "gara 9", in uno slancio di non-immaginazione dei giornalisti. Al di là di tutto, la gara contro OKC è un'iniezione di entusiasmo non indifferente, nonostante l'assenza di Westbrook, perché ci dà un minimo di continuità. Da segnalare in questa "gara 9", la tripla doppia di Cameron: 22 punti, 11 rimbalzi, 12 assist per il prodotto di Syracuse.
Non certo una "partenza sprint" quella nostra, ma le scelte radicali prese non sono facili da assimilare per la squadra. La speranza è che il lavoro di oggi paghi nel futuro!

sabato 12 luglio 2014

SIM14-Summer 2015: Arrivano i Monstars!

25, 26 e 55 non è un terno secco sulla ruota di Los Angeles, ma le scelte che abbiamo a disposizione la notte del SIM14-draft 2015. Eh già, l'attesissima draft class 2014 fa, con un 2k-year di ritardo, il suo sbarco nel SIM14-world e l'attesa per vedere questi super-rookies è sempre più alta! Chi andrà per primo? Wiggins? Parker? Embiid? E chi farà la steal del draft? I soliti Spurs?
Nel nostro piccolo, il piano è in realtà abbastanza chiaro. Con il ritiro di Nash e con una squadra abbastanza giovane, l'obiettivo principale è quello di prendere un play di riserva e poi cercare di mantenere flessibilità per cercare di accompagnare nel miglior modo possibile Bryant alla pensione. L'uomo dei nostri sogni è dunque Shabazz Napier, ovvero un giocatore già pronto e solido, playmaker, competitivo, ideale per sostituire un Nash che giocava meno di 10 minuti a partita. Il "Big Fish" abbiamo intenzione di cercarlo in free agency, ma le squadre che vincono non si fanno solo con i nomi altisonanti ma anche con i mestieranti che sanno farsi trovare al posto giusto al momento giusto e riteniamo che Napier abbia questa caratteristica. Ma, si sa, nella notte del draft può succedere tutto ed il contrario di tutto. Ed il contrario di tutto è che quando tocca a noi scegliere, alla 25, c'è un nome che non possiamo passare: Dante Exum, oggetto misterioso e contemporaneamente sogno proibito di 30 squadre NBA è ancora là, tra i giocatori non scelti. Come fai a non scommettere su Exum alla 25, ma se prendo Exum il play di riserva ce l'ho e Napier non serve. "Al cuor non si comanda" si dice, ma qui non c'è il lieto fine, non facciamo la scelta ad effetto, non andiamo controcorrente: prendiamo Exum (overall 75) alla 25!!! La stampa è spaccata, c'è chi dice che ventiquattro GM prima di noi piangeranno lacrime amare e chi invece dice che prendere un giocatore che non ha giocato neanche un secondo in USA e non è mai stato un professionista è una follia a prescindere. Vedremo...
Dopo la notte del draft arriva il momento più delicato, ovvero quello della free agency. Abbiamo praticamente la MLE da offrire sul mercato, perché lo spazio rimanente lo usiamo per rifirmare Taylor e Antetokounmpo (quest'ultimo quadriennale da 1,4 Mln a salire). Ci sono nomi importanti, Melo su tutti, ma noi la stella ce l'abbiamo in casa e la steal del draft siamo sicuri di averla fatta, al resto ci penserà la crescita dei ragazzi e del gruppo, cementificato da una stagione eccezionale. Serve solo un pezzo e lo troviamo: gli offriamo tutta la MLE e ci portiamo a casa per tre anni Jimmy Butler! Il resto della free agency non la controlliamo neanche, perché siamo già proiettati sul periodo degli scambi.
La squadra è solida, l'abbiamo già detto, ma con Exum e Butler siamo diventati in troppi tra gli esterni e poi Hill è sì un buon giocatore, ma non credo sia sufficiente per fare il terzo lungo. Dobbiamo sfoltire e fare il salto di qualità sotto canestro ed allora ci rivolgiamo ai Cavs: Fournier (peccato perché ci credevo in lui) + Hill per Spencer Hawes è la trade che ritengo possa chiudere il cerchio (ci sono anche delle scelte nel mezzo). Ritengo che siamo al completo, il nostro mercato è chiuso e ci tuffiamo subito nella preseason con questo roster:

PM: Cameron, Exum.
G: Bryant, Bazemore.
AP: Butler, Johnson, Taylor.
AG: Plumlee, Kelly, Antetokounmpo.
C: McGee, Hawes.

Saranno da titolo questi Lakers?

mercoledì 9 luglio 2014

SIM14-Playoff 2015: Western Conference Semi-Finals; Lakers@Thunder; Game 7

Presente, passato e futuro di una franchigia in 48 minuti. Si giocano questo i Thunder stasera, perché perdere nuovamente durante il percorso che porta alle finali potrebbe generare conseguenze catastrofiche per OKC. Dall'altro lato i Lakers, condannati a vincere dalla storia e senza alcuna velleità di vincere dai pronostici di inizio stagione. È il momento di scrivere le pagine degli almanacchi!
"Pressure can burst a pipe or pressure can make a diamond." diceva Robert Horry, ma se i tubi si dovessero rompere per la forte pressione causata dai diamanti? È eccezionale l'inizio di gara 7, con le due squadre che partono subito con il piede sull'acceleratore e regalano spettacolo. L'intensità è altissima, i ritmi frenetici, la pressione (appunto) palpabile ma il rocambolesco inizio sembra smentire qualsiasi luogo comune sulle "gare 7". Quando la centrifuga di emozioni però inizia a rallentare iniziano a spuntare i protagonisti: KD, Kobe, Cameron e Westbrook si danno battaglia ma si annullano a vicenda ed allora sono i sidekick a fare la differenza. L'impatto dei comprimari dei Thunder inizia a farsi sentire, mentre i gialloviola litigano spesso e volentieri con il ferro ed OKC riesce piano piano a costruire un piccolo solco che allontana gli ospiti. L.A. è in difficoltà, Kobe inizia ad avvertire la fatica, Cameron è impegnato da un pessimo cliente come Westbrook e se non fosse per l'ottimo impatto di Antetokounmpo la panchina ospite sarebbe totalmente improduttiva. OKC non riesce però ad affondare il colpo ed il -4 Lakers con cui si arriva alla pausa lunga mette non poco in apprensione i tifosi di casa.
La storia della serie ci dice che nel terzo quarto il livello si alza ed ecco che puntuale arriva la "mareggiata" di emozioni in uscita dagli spogliatoi. Il termine mareggiata non è casuale, perché blu e bianco sono sia i colori del mare agitato che quelli dei Thunder: i Lakers sono evidentemente scarichi e subiscono una serie di parziali ai quali rispondono come possono; le risposte degli ospiti non sono tuttavia sufficienti per rimanere a contatto e per la prima volta nella serie i Thunder scappano per davvero! Prima +10, poi +15, poi un clamoroso +22 che fa gridare alla partita finita. No, non stasera pensano i Lakers che guidati da Cameron e Antetokounmpo accorciano le distanze fino ad un "miracoloso" -10 ad inizio quarto periodo. Ci credono i Lakers, Kobe mette anche il -6 che profuma di inerzia ribaltata e partita ormai riaperta, ma Westbrook e Lamb mettono un paio di canestri fondamentali, KD35 allunga nuovamente con una serie impressionante e per i Lakers il sogno svanisce! L'ultimo minuto è solo di omaggio ai Thunder, che vincono gara 7, passano il turno e sognano la finale!
Finisce 106-117 Thunder. MVP Kevin Durant, 25 punti, 9 rimbalzi e 6 assit per lui. 24 punti per l'ottimo Lamb, 19+7 assist per un Westbrook superbo anche in difesa. 29 punti, 8 assist e 5 rimbalzi è il bottino di Cameron; Bryant ne firma 21+7 assist ma a fine partita è esausto; 14+10 per McGee. OKC vince la serie per 4-3!


How it ended
Nell'altra semifinale ad ovest gli Spurs fanno fuori con il secondo 4-0 Portland, ma poi perdono la finale di Conference a gara 7 contro i Thunder, ancora vincitori di una serie tiratissima.
Ad est, Miami ha bisogno di 7 gare per avere ragione dei Wizards, mentre i Pacers hanno ragione sui Pistons con un secco 4-1. Nella finale di Conference questa volta è Indiana a prevalere, con una splendida vittoria in gara 6 a Miami.
Le inedite finali vedono OKC vs Indiana. I Thunder vanno subito sotto, poi 1-1 ma nelle tre gare successive la stanchezza per le due serie lunghe presenta il conto: 4-1 Pacers che si laureano per la prima volta campioni NBA!! Paul George è l'MVP delle finali!
Ora inizia l'off-season ed occhio perché c'è la draft class 2014, con rookie "reali"! Arrivano i mostri!!!!

sabato 5 luglio 2014

SIM14-Playoff 2015: Western Conference Semi-Finals; Lakers vs Thunder; Game 5 & Game 6

Game 5
Un mezzogiorno di fuoco ambientato su un filo sospeso nel vuoto. Ecco cosa è diventata questa gara 5 per Lakers e Thunder, una sfida totalmente in bilico nella quale ci si gioca praticamente tutto. La storia dice che vincere gara 5 significa mettere una grossa ipoteca sulla serie, ma insegna anche che c'è diritto di replica per la squadra sconfitta. La palla inizia a pesare sempre di più, è arrivato il momento di uscire l'artiglieria pesante: Ibaka c'è, il suo ritorno può essere il fattore che cambia l'esito della serie!
Sentono la pressione i Thunder in avvio di gara e la pressione ha un nome ed un cognome: Adam Cameron. Per nulla intimorito dalla ritrovata presenza del congolese naturalizzato spagnolo, il rookie con la maglia #15 gialloviola parte sparato, attaccando il ferro e mettendo la solita grande intensità in campo che regala il primo strappo importante agli ospiti. Kobe lo segue e costringe Lamb a spendere dei falli prematuri ed allora ai padroni di casa serve tutta la classe di KD35 per rimanere in partita. Durant è tarantolato, si guadagna con il sudore della fronte ogni singolo punto che mette a referto, ma riesce spesso e volentieri a punire Johnson, il quale comunque non si dà mai per vinto e gioca una grande gara. Per uno strano processo di osmosi però, ad ogni magia di Durant la fiducia dei padroni di casa cresce e OKC improvvisamente cambia marcia: dopo una fase di assestamento Ibaka inizia a dare il suo solito supporto in difesa, Westbrook segna canestri importanti, la panchina dei padroni di casa ha impatto e solo un grande Kobe, coadiuvato in attacco ora da Wes Johnson, ora da Plumlee, ora dal sorprendente Fournier, permette ai Lakers di arrivare alla pausa lunga sotto solo di due (53-56).
Ormai però l'hanno capito tutti, il rientro dagli spogliatoi è tremendo perché il livello dell'intensità si alza notevolmente e le due squadre iniziano a darsele di santa ragione e questa gara cinque non smentisce le attese. Il ritrovato Lamb, Westbrook, Ibaka ed anche l'Adams che non ti aspetti corrono a dare man forte al #35 dei padroni di casa dando tutti un contributo; i Lakers non sono da meno, con Cameron che regala assist per i vari sidekick dei Lakers, tra i quali spiccano Hill, Johnson e Plumlee. L'equilibrio non molla però la presa sulla gara e nessuna delle due squadre riesce a dare il colpo di grazia all'avversaria, sebbene i Thunder siano costantemente davanti e nonostante i Lakers arranchino evidentemente nello stare a contatto con i padroni di casa. A suonare la carica per gli ospiti ci pensa Steve Nash, che fa giocate importanti ad inizio di quarto periodo, per poi passare la torcia a Kobe Bryant. Autore di una gara eccezionale per qualità e scelte di gioco, il Mamba prende per mano i suoi e sembra lanciare gli ospiti in una fuga che avrebbe del clamoroso se durasse fino alla fine. Ma la stanchezza inizia ad affiorare sulle gambe dei gialloviola, che subiscono una rimonta con successivo sorpasso da parte dei Thunder. Westbrook e KD scavano il solco, Ibaka e Adams lo riempiono con l'acqua prendendo dei rimbalzi difensivi fondamentali ed i miracolosi tiri da tre nel finale di Kobe verranno rimbalzati dalla freddezza dalla lunetta di Durant e compagni. La Chesapeake resta inviolata, a portarsi sul 3-2 sono i Thunder!
Finisce 100-102 Thunder! MVP Kevin Durant, 29+5+5 per lui. Westbrook sfiora la tripla doppia con 22 punti, 9 rimbalzi e 12 assist; 14+8 per il rientrante Ibaka. Kobe ne fa 35 con 5 assist, 18+13 assist per Cameron, ma ai Lakers finisce la benzina sul più bello! 


Game 6
Una stagione in quarantotto minuti. Vale tanto questa gara 6 per i Lakers, posti "on the brink of elimination" dai Thunder dopo la sconfitta in gara 5 e che per la prima volta in questa stagione si trovano ad inseguire in una serie. Devono vincere i padroni di casa per forzare una gara sette che, comunque, si giocherebbe a casa dei Thunder: lo sanno gli ospiti, sanno che mal che vada cascheranno in piedi, ma perché cadere quando si può spiccare il volo adesso per le finali di conference?
10-2 e non è la mano che ha reso celebre Doyle Brunson ma il risultato del match in favore dei Thunder dopo i primi tre minuti di gara. I Lakers hanno le polveri bagnate, sentono la pressione e non riescono a giocare, ma dopo il primo time-out si riprendono e lanciano un contro-parziale che permette il clamoroso sorpasso. Non c'è un attimo di tregua, Cameron spende il secondo fallo prematuramente e i Lakers subiscono un nuovo parziale che li fa sprofondare a -14. I Lakers sembrano essere contati in piedi ma trovano una guida in Kobe Bryant: il Mamba è un trattato di pallacanestro che cammina, segna, produce assist, tiene in difesa, prende rimbalzi e lancia la rimonta, trovando in Johnson, Bazemore e Taylor le risposte importanti che cambiano il corso degli eventi. I padroni di casa rimontano, restano attaccati alla gara e trovano un miracoloso -2 sulla tripla a fil di sirena di Taylor prima dell'intervallo.
Lo Staples è una bolgia, il rientro dagli spogliatoi è pirotecnico, i "duri" iniziano a giocare: Kobe, Durant, Cameron, Westbrook, Lamb, Johnson si scambiano ripetutamente i convenevoli ma nessuna delle due squadre riesce a prendere il sopravvento, nonostante i Thunder facciano la voce grossa a rimbalzo e nonostante le medie al tiro dei Lakers siano tutt'altro che irresistibili. Non ci si schioda dalla parità, non si riesce a spezzare l'equilibrio, ma il finale di terzo quarto in crescendo degli ospiti fa tremare non poco lo Staples Center, che si aggrappa alla speranza chiamata Kobe Bryant. La tensione si taglia a fette, ma l'impatto di Jordan Hill in apertura di quarto periodo è fondamentale, così come si riveleranno fondamentali un paio di giocate "clutch" di Antetokounmpo. OKC va in difficoltà, i Lakers sorpassano e vanno sul +8, ma Durant ha ancora un paio di cartucce da sparare ed impatta a quota 96 con circa 4 minuti sul cronometro. Sembra essere il colpo di grazia per i gialloviola, che invece si rialzano sorprendentemente, affondano il piede sull'acceleratore, allungano e piazzano il parziale che scuote dalle fondamenta gli ospiti. Di nuovo +8, poi il clamoroso +12 e per i Thunder non c'è più niente da fare. Esulta lo Staples e tutta L.A. perché ci sarà gara 7!
Finisce 104-118 Lakers! MVP Kobe Bryant, 34 punti, 10 assist e 4 rimbalzi per lui. 24 punti per Wesley Johnson, Cameron "solo" 14 punti e 8 assist, ma con 3 stoppate. Per i Thunder, 29 di Durant, 23 di Westbrook e 15+15 di Ibaka, ma non basta per evitare gara 7!